IL TEATRO GRECO – LA COMMEDIA

IL TEATRO GRECO

LA COMMEDIA

La commedia nacque verso il VI secolo a.C. dall’unione della parte corale dei canti, celebrativi legati ai temi della fecondità con parti recitate ricavate da forme teatrali popolari già esistenti in precedenza (farsa megarese e farsa fliacica). Nucleo originario di questa rappresentazione è la parabasi, momento in cui il coro si rivolge agli spettatori, alla quale si aggiungono il prologo e la paródos (canto che accompagna l’entrata del coro), presi dalla tragedia. La commedia attica viene divisa di solito in tre periodi: commedia antica, commedia di mezzo e commedia nuova. Caratteristiche della commedia antica furono l’importanza del coro ed i temi di attualità politica e culturale. Il principale autore di questo tipo di commedia è Aristofane (445-388 a.C. circa).
Nelle 11 commedie intere che ci sono pervenute (Gli Acamesi, 425; I Cavalieri, 424; Le Nuvole, 423; Le Vespe, 422; La Pace, 421; Gli Uccelli, 414; Lisistrata e Le Donne alla Festa di Demetra, 411; Le Rane, 405; Le Donne al Parlamento, 392; Pluto, 388), la parabasi divide in due parti la commedia: nella prima viene esposto l’antefatto, nella seconda, dopo l’intermezzo in cui il coro parla direttamente agli spettatori, si succedono rapide
scene nelle quali viene esposta la conclusione. Argomento di queste commedie sono i problemi della vita pubblica del tempo.
Non resta alcun esempio della commedia di mezzo, sembra comunque che in questo periodo di transizione il coro perse il suo ruolo centrale.
La commedia nuova spostò i suoi interessi dalla vita sociale a quella dell’individuo, di cui iniziò ad analizzare i vizi e le debolezze. I personaggi acquistarono una dimensione caricaturale e diventarono tipi che incarnavano un difetto della natura umana (l’avaro, il bisbetico ecc…).

Lo schema della commedia nuova è molto importante per lo sviluppo della commedia europea: è la storia d’amore fra una fanciulla e un giovane ostacolati dai genitori di quest’ultimo perché di solito la ragazza appartiene ad una classe sociale inferiore.
Dopo varie peripezie che vedranno i servitori (a cui è affidata la parte comica) aiutare gli innamorati, la fanciulla verrà riconosciuta degna di sposare il giovane. Questo schema si ritrova nelle opere di Menandro (342-291 a.C.), che si distinguono per la delicata analisi dei personaggi, che perdono la fissità del tipo, gli intrighi complicati e l’uso di un linguaggio semplice, vicino a quello quotidiano. Le situazioni delle commedie di Menandro vennero riprese dai principali commediografi romani Plauto e Terenzio e dai commediografi del Rinascimento italiano, nonché dai comici della Commedia dell’Arte.
Con la progressiva decadenza della civiltà greca, anche la commedia decadde e si affermarono spettacoli di natura popolare, già esistenti in precedenza, che conobbero grande successo in questo periodo. Fra questi il più importante fu il Mimo; che in origine era uno spettacolo a metà fra la danza e la farsa, che aveva come protagonista un buffone.

Se la funzione essenziale della tragedia è quella di far pensare gli spettatori, la funzione essenziale della commedia è, sicuramente, quella di divertirli. La commedia può essere molto sofisticata o molto semplice e la sua comicità, calorosa e umana o brillante e spietata, in ogni caso è dovuta all’esasperazione delle caratteristiche di un personaggio o di una situazione.
Si possono distinguere vari tipi di commedia:
la commedia umoristica, che ha come scopo rivelare; e capire la natura umana attraverso l’osservazione del comportamento dei personaggi; rientra in questo tipo la commedia di carattere dove l’interesse comico è incentrato su un personaggio principale;
la commedia di costume, in cui il divertimento nasce dalla rappresentazione della società contemporanea di cui l’autore analizza i difetti, i costumi, la morale, le idee; molto spesso la critica sociale è pungente e si trasforma in satira;
la commedia sentimentale, che cerca di accattivarsi le simpatie dello spettatore sollecitandone anche la commozione;
la farsa, che fa ridere esagerando gli effetti usati nelle altre commedie; non ha profondità psicologica e la caratterizzazione dei personaggi non è molto importante rispetto alla rapida successione di situazioni divertenti, spesso ai limiti dell’assurdo;
la commedia burlesca, che prende in giro le altre forme teatrali parodiandone i personaggi e il linguaggio.
Come risulta da questa breve esposizione dei vari tipi di commedia, questo genere teatrale si concentra soprattutto sull’analisi dei comportamenti sociali, e può essere serio quanto la tragedia ed invitare ugualmente il pubblico a riflettere nonostante il convenzionale lieto fine.

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