DINAMO

DINAMO

Realizzata in Francia, nel 1830

Il fisico danese Hans Christian Oersted (1777-1851) scoprì fortuitamente, nel 1820, gli effetti della corrente elettrica su un ago magnetico. Nacque cosi un nuovo campo di studi, relativo all’elettromagnetismo. Il fisico francese André-Marie Arnpère (1775-1836) formulò la teoria della identità fra magnetismo ed elettricità.
Proseguendo in questi studi, il fisico americano Joseph Henry realizzò l’elettrocalamita, secondo il principio per cui una corrente elettrica, circolante in una spira di filo isolato, avvolto intorno a una barra di ferro dolce, trasforma quest’ultima in un magnete temporaneo. Lo scienziato inglese Michael Faraday (1791-1864) si convinse che era possibile produrre elettricità per mezzo del magnetismo.
Nel 1831, Faraday scopri le leggi della induzione elettromagnetica, secondo le quali le variazioni di un campo magnetico, o elettromagnetico, inducono in un conduttore presente nel campo una forza elettromotrice. La prima applicazione pratica di questa scoperta si ebbe nel telefono e nel telegrafo.
La dinamo conobbe invece uno sviluppo piú lento, trovando larga applicazione solo con la diffusione dell’illuminazione elettrica. L’idea di far ruotare una spira di filo metallico nel campo di un magnete era già nota, ma per concretizzarla bisognò superare diverse difficoltà tecniche.
Una dinamo è costituita da un campo magnetico e da un’armatura di fili, che taglia quel campo quando viene montata su un
albero rotante.
I primi generatori magneto-elettrici, azionati a mano, vennero costruiti tra il 1830 e il 1840, a opera del francese Hippolyte Pixii e dell’americano George Clarke. In Italia, nel 1859, Antonio Pacinotti ideò una macchina magneto-elettrica, nella quale introdusse una armatura ad anello e un nuovo tipo di avvolgimento fatto a spirale continua, chiuso su sé stesso. Della sua macchina Pacinotti dimostrò la reversibilità, la possibilità cioè di funzionare come motore elettrico, oltre che produrre elettricità. Sulla base di questi studi il belga Zénobe-Théophile Gramme (1826-1901) costruì una macchina ad anello, da cui ebbe origine la forma moderna della dinamo a “tamburo”.
Nel 1856, il tedesco Werner von Siemens realizzò una macchina magneto-elettrica, con una armatura a doppio T, mentre nel 1873, il tedesco F. von Hefner-Alteneck brevettò una modifica del tamburo, che assunse la forma attuale. A partire dal 1870, la dinamo di Gramme si diffuse in tutt’Europa e fu adottata per l’illuminazione elettrica con lampade ad arco alla Gare du Nord di Parigi (1875), e al Gaiety Theatre di Londra (1878).
Tra il 1880 e il 1890 la dinamo fu ulteriormente migliorata, e il celebre inventore americano Thomas Alva Edison (1847-1931) costruì la prima officina elettrica con sei dinamo, nel 1882. Queste dinamo, denominate “jumbo”, erano costituite da lunghi magneti, terminanti alla base con le espansioni polari. Erano azionate da macchine a vapore e alimentavano ciascuna 1.200 lampade di 16 candele.
Un anno dopo, nel 1883, a Milano, nella centrale elettrica di via Santa Radegonda, la prima installata in Italia e in Europa, furono montate le macchine a vapore che azionavano le dinamo di Edison. Servirono all’alimentazione delle lampadine installate nella Galleria Vittorio Emanuele.

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