TASSE SULLE PENSIONI

DIFENDERE IL POTERE D’ACQUISTO
MENO TASSE SULLE PENSIONI!

IN NESSUN ALTRO TRA I PRINCIPALI PAESI UE LA PRESSIONE FISCALE COME QUELLA ITALIANA.
MOLTO PENALIZZATA LA FASCIA SOTTO I 1.500 EURO

Partiamo dai numeri, tanto per essere chiari. E per l’esattezza da quei 1.50O euro mensili di pensione sotto ai quali, giova ricordarlo, si colloca quasi un pensionato su due anche nel ricco Friuli Venezia Giulia.
Ebbene, se la nostra pensione è di 1.500 euro lordi, che moltiplicata per tredici mensilità fanno 19.500 euro, versiamo oltre 3.300 euro di tasse (addizionali regionali e comunali escluse). E i nostri 1.500 euro lordi diventano poco più di 1.200 netti, da far bastare per affitti, spese condominiali, bollette, la spesa. Solo chi si ferma a 8.500 euro lordi di reddito, cioè meno di 700 euro al mese di pensione, non paga tasse. Tasse già salate anche per le pensioni da mille euro, sulle quali lasciamo al fisco quasi 1.400 euro in un anno.

I PEGGIORI Dl EUROPA

Questi i conti che fanno del fisco italiano il più penalizzante per i pensionati: in qualsiasi altro Paese si vada, Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, le tasse sugli assegni pensionistici sono sensibilmente più basse. Da noi, infatti, il fisco si riprende con la mano sinistra quasi il 20% di quello che l’Inps paga con la mano destra. Decisamente troppo, specie se a pagare le conseguenze di tutto questo sono anche pensionati con redditi che a malapena garantiscono la sussistenza.
Ecco perché si chiede al Governo misure immediate per sostenere il potere d’acquisto delle pensioni. Minacciate non soltanto dalla pressione fiscale, ma anche dall’aumento dei prezzi, che quest’anno stanno facendo segnare rincari medi del 8%.

CHI EVADE E CHI NO

I dati sul gettito fiscale in Italia dicono che l’85% delle tasse proviene dai lavoratori dipendenti e dai pensionati. Sulle loro spalle ricade quindi la stragrande maggioranza del carico fiscale. Nel restante 15% c’è tutto il mondo del lavoro autonomo e dei redditi da capitale.
La ripartizione non sarebbe così squilibrata se il fisco riuscisse a recuperare almeno una parte di quei 130 miliardi di tasse e di contributi erosi dal nero e dal sommerso: redditi non dichiarati e che non contribuiscono a finanziare case, ospedali, strade, case popolari, servizi pubblici. È inaccettabile che un livello di tasse così altro per lavoratori e pensionati vada di bari basso con una molte così enorme di tasse e contributi sottratti all’erario e agli enti previdenziali.

INFLAZIONE, IL DANNO E LA BEFFA

Ad aggiungere la beffa al danno, il perverso effetto dell’inflazione sulle tasse. Un effetto che si chiama drenaggio fiscale: quando le pensioni aumentano per compensare l’inflazione, rischiamo di pagare tasse più altre perché salgono le aliquote fiscali. Ma il potere d’acquisto delle pensioni è fermo. Una tassa sull’inflazione che va restituita ai pensionati.

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