SURF

Soffermiamoci sul fenomeno surf degli anni Sessanta del secolo scorso, una musica nata per volontà ed ideologia da Dick Dale, “The King Of Surf Music”. Il surf dei primi anni ’60 ha avuto come protagonisti, oltre che i Beach Boys, Dick Dale and the Del-Tones, i Surfaris, Jan & Dean, i Challengers, gli Astronauts del Colorado, i Super Stocks di Gary Usher, Bruce and Terry, i Pyramids di Penetration, i Chantays di Pipeline, i Marketts di Surfers Stamps e gli Hondells di Little Honda. Non da meno furono i Trashmen di Surfin’ Bird del Minnesota, i Tradewinds di New York’s A Lonely Town, i Rivieras di California Sun, provenienti dal Michigan, a riprova di un fenomeno dilagante e su scala nazionale, non più isolato nella sola California. Un grande contributo venne dato anche dai Sentinels di John Barbata, da Jim Messina and the Jesters, da John Blakeley (poi negli Stoneground), da Dave Myers & The Surftones, oltre a numerosi produttori, autori ed iniziatori di vari gruppi surf quali Roger Christian, Gary Usher, Joe Saraceno e Jim Pewter. È importante non confondere o accomunare il surf strumentale, di cui Dick Dale fu il vero iniziatore nel 1960/61, con il surf vocale di cui i Beach Boys, più o meno negli stessi anni e fino al ’65, furono i maggiori esponenti.

Il 1959 registra purtroppo la fine del “rockabilly”. Dalle ceneri del rockabilly e del rock strumentale nasce il surf. Dick Dale ed altri gruppi degli anni seguenti s’ispirano allo stile di artisti strumentali in voga nei ’50, dando vita a quel sound in seguito universalmente noto come , “surf”. Ed è proprio al surf, quello praticato sulle spiagge della California, che Dale (anch’egli patito di questo sport) si ispira nell’elaborare questo nuovo genere musicale. Egli stesso fornisce una spiegazione tecnico/chitarristica nell’illustrare il surf come uno stile, ben preciso, di “heavy staccato picking”, inventato simulando la sensazione che si prova nello scivolare sulla cresta delle onde. Originario di Beirut, Libano, Dale crea questo sound con l’aiuto di Leo Fender, il quale gli costruisce strumenti ed amplificatori su misura. Il suo stile chitarristico, ben definito, si differenzia sostanzialmente dal rock strumentale nell’uso personale del “tremolo” e del “riverbero” da lui usati per smorzare i toni bassi della chitarra e per far sembrare infinita ogni nota. Con una batteria incalzante, un sassofono piuttosto inusuale a quei tempi, e vertiginose glissate sulla chitarra, si cerca di suscitare nella mente dell’ascoltatore il frangersi dei flutti, tra epiche cavalcate a bordo della mitica “tavoletta”.
Insieme ai Del-Tones incide una quindicina di long-playings, oggi irreperibili, di cui si consiglia il Greatest Hits (GNP Crescendo – GNPS 2095), un album contenente alcuni dei suoi motivi più celebri come Let’s Go Trippin’.., Miserlou.., Peter Gunn Theme… e Surf Beat. Il surf strumentale, molto vivace, non dissimula grandi influenze hawaiane, e dal canto loro i Beach Boys, date le matrici prevalentemente vocali, adottano i vecchi moduli del gospel bianco “a cappella” innestandoli sulle armonie tipiche del surf: solo dopo aver visto diverse volte dal vivo Dick Dale & The DeI-Tones, il quintetto californiano incide Surfin’ scrivendo Ia prima pagina di un libro ormai storico.

Anche Jimi Hendrix, il glorioso “voodoo rocker”, rimarrà folgorato dalla chitarra di Dick Dale durante certe sue esibizioni avvenute al “Rendez-vous” di Los Angeles nei primi anni ’60. Nel 1968, dopo aver consolidato la propria fama in cima alle classifiche inglesi con ben quattro “hits” in soli otto mesi, il grande Jimi dichiara con una punta di ironia e di cattiveria: “D’ora in poi dimenticatevi il surf”.
Naturalmente si sbaglia: la storia gli darà torto.

The Beach Boys

Nel 1977, in una prima fase sperimentale, e successivamente nel 1980, prende le mosse il “Surf Revival”, che va rivivendo una seconda giovinezza grazie al “ritorno” di mitici gruppi come Dick Dale & The Del-Tones, i Ventures, gli eterni Jan & Dean (nuovamente separati dopo una gradevole rimpatriata) e i Surfaris. In questi ultimi anni sono nate decine di nuove bands, quasi tutte prettamente strumentali. Degni di menzione anche i Surf Punks di Dennis Dragon, la faccia dissacratoria della “surf music”, Davis Allan and the Arrows, The Bel-Air Bandits, già con Jan & Dean, e infine i Toons, una sorta di Beach Boys versione ’80 con un pizzico di “doo-wow” stile anni ’50 provenienti da San Francisco. Se Dennis Dragon (ex “sessionman” coi Beach Boys) ed i suoi Surf Punks auspicarono e travolsero brutalmente il “Surf Revival Movement” nel lontano 1977 con la loro bizzarra ed oltraggiosa proposta musicale nata sull’onda del punk e della new-wave, responsabile di un tale provvidenziale “ritorno” è stato John Blair con i suoi Jon & The Nightriders. Californiano, Blair, con la “Discografia illustrata“ della ‘surf music’ 1959-1965”, un libro fondamentale per la ricerca e l’immagine del surf anni ’60, ha saputo creare una guida per gli amatori e i sostenitori di questo movimento, mettendo a disposizione la sua incredibile collezione di dischi. Jon & The Nightriders hanno realizzato sino ad allora due LP, oltre a vari singoli ed EP, uno dei quali Live At The Whiskey A Go-Go è stato pubblicato anche in Italia dalla Carosello. Blair rimane fedele alle origini e i suoi dischi rendono doveroso omaggio alle tradizionali melodie strumentali del surf più autentico. Altri illustri musicisti si sono cimentati di recente in questo campo: Chris Barrow e Gorky Carroll, due validissimi “rockers” con vari long-playings all’attivo, ottimi “surfers” e veri campioni sportivi. Ricordo infine il complesso dei Barracudas, una band nata sull’onda del surf vocale e ora più vicina alle atmosfere sixties care ai Byrds ed ai Flamin’“Gro-
ovies.

Analogie, influenze e citazioni surf ricorrono sovente e si possono ravvisare ad esempio nei Ramones, nei B-52’s, nei Clash (Charlie Don’t Surf) e in ultimo persino in Neil Young (Surfer Joe And Moe The Spleaze, da Reactor).