La stazione di Chiusaforte nel 1917, quando era in esercizio.
CHIUSAFORTE
L’antico e più vero nome di questa località storica é La Chiusa: come evidente indicazione di una strozzatura della vallata al cui fondo passava la strada da Aquileia per il Norico. E come tale ha avuto, fin dai tempi pin antichi, una sua inevitabile e insostituibile funzione di guardia, di controllo e di tributi da pagare. Anche se questa “fortificazione-presidio” non impedì diverse incursioni provenienti dal Nord. La Chiusa mantenne fino all’epoca italiana una sua configurazione ricca di riferimenti storici: il controllo della Chiusa era troppo importante perchè non intervenissero Patriarchi e Signori, con reciproche cupidigie su una “muta” che poteva rendere tremila ducati d’oro all’anno. Ogni potente, piccolo o grande che fosse, ci teneva a questo passaggio: nel 1336 il grande Bertrando tagliò corto con tutti e trasferì la “muta” a Venzone.
Chiusaforte, proprio per questa sua posizione geografica, fu teatro di lotte tra patriarchi e imperatori e veneziani, vi arrivarono anche i Turchi, non bastassero le lunghe mani dell’Austria.
Chiusaforte assistette all’eroica resistenza di Antonio Bidinuccio e Anastasia di Prampero contro il Duca di Brunswich. Qualche anno dopo La Chiusa subì una devastazione traumatica da cui usci a fatica. E non bastava certo la buona amministrazione della giustizia da parte dell’Abbazia di Moggio a dare respiro e tranquillità a questo spazio tanto calpestato. L’Austria, dopo l’avventura napoleonica, allargò la Pontebbana e l’Italia abolì finalmente tutti i legami feudali e i pascoli comuni: cominciò l‘emigrazione stagionale e permanente.
La Chiusa cambiò nome nel 1867 e divenne Chiusaforte. Ebbe particolari e gravi ferite nel secondo conflitto mondiale, riaprendo una storia antica di passaggi militari, di truppe in fuga o alla conquista: come sempre, stagioni amare e dolorose.
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Fonte immagine di copertina – Wikipedia – Johann Jaritz
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