QUESTA SERA SI RECITA A SOGGETTO – Luigi Pirandello

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QUESTA SERA SI RECITA A SOGGETTO

Luigi Pirandello

Composto nel 1928-1929
Prima assoluta 25 gennaio 1930
Teatro di Königsberg
Prima rappresentazione italiana 14 aprile 1930
Teatro di Torino a Torino

Nell’avvertenza alla commedia un fac-simile del manifesto dello spettacolo senza il nome dell’autore.

Come i Sei personaggi in cerca d’autore hanno per oggetto i contrasti fra Personaggi ed Attori e Ciascuno a suo modo i rapporti tra Spettatori ed Attori, Questa sera si recita a soggetto, terza commedia della Trilogia del teatro nel teatro rappresenta i contrasti fra Attori e Regista, con il coinvolgimento del pubblico.

La volontà del regista di prevalere sul testo dell’autore si realizza con una serie di espedienti scenici. Fin dall’inizio, dalla platea, dalla galleria, dalle poltrone alcuni spettatori reclamano per la lite che si sente in palcoscenico, dietro il sipario chiuso; e poi continuano a dialogare col regista, il dottor Hinkfuss, a sipario aperto.
Nell’intermezzo gli attori scendono fra gli spettatori, nel ridotto del teatro.

La ragione del contendere tra attori e regista è nella maniera in cui deve essere rappresentata la novella di Pirandello Leonora addio! (fa parte della raccolta Il viaggio di Novelle per un anno) messa in scena come spettacolo a soggetto, e cioè senza copione prestabilito. Il regista Hinkfuss traduce la novella in quadri e scene di smaccato gusto spettacolare, tutto esteriore, che smorza i sentimenti facendo perdere al testo, che ha per tema una, passione travolgente come la gelosia, tutto il suo intimo vigore. Da parte loro gli Attori rifiutano di assoggettarsi a lui che fa di essi personaggi quasi senza anima, in balia del regista e reclamano il primato della spontaneità, della passione e del talento individuale sul freddo giuoco scenico e la necessità di un testo scritto da seguire.
Il contrasto si arricchisce di trovate ad effetto e sviluppa una fitta polemica sulla regia del Novecento in cui sono i semi di un profondo rinnovamento. Il dramma può procedere solo quando gli attori possono recitare liberamente, facendosi interpreti appassionati della drammatica trama.

La gelosia di Nico Verri per la moglie Mommina, di cui non riesce a dimenticare un passato piuttosto scabroso, esplode violenta, nel vano tentativo di cancellare quel passato; la chiude in casa e le impedisce di truccarsi e addirittura di pettinarsi. Nella povera Mommina perseguitata tornano i dolci ricordi della giovinezza, quando una delle sorelle giunge in paese per recitare Il Trovatore.
Mommina nell’opera riconosce la favola della sua giovinezza e racconta le due storie alle bambine; men tre sta cantando “Leonora, addio” cade a terra morta. La partecipazione dell’attrice che impersona Mommina è talmente intensa e violenta che ne rimane tramortita, sopraffatta dalla sua interpretazione. Il regista si precipita a dire che l’inatteso colpo di scena dimostra giusta la sua concezione dello spettacolo soltanto spettacolare.

La pietà di Pirandello che raggiunge una dei punti più alti, si va disperdendo nell’insistente vociare degli attori e del pubblico anch’esso ammesso alla recita, lungo lo sviluppo della commedia sul palcoscenico, in sala, nel loggione. Ma l’impressione di questa identificazione dell’attrice col personaggio, della partecipazione di tutti gli attori alla trama come fosse vita vissuta, non si cancella e fa da contrappunto alla freddezza tecnica del regista, ponendo peraltro in evidenza che non può esistere vero teatro senza un copione scritto, al quale gli attori devono fare riferimento.

Si proclama, in sostanza, il primato dell’opera d’arte, e cioè del testo dell’autore, sugli effetti scenici; il regista ha l’importante compito di far rivivere di volta in volta il testo sulle scene; ma si deve guardare da due insidie: far violenza all’opera d’arte in nome della sua creatività scenica e sopraffare gli attori coartandone la spontaneità e il talento.

La novella Leonora addio!, utilizzata come argomento della recita il soggetto, risale al 1910. La stesura della com media si fa risalire alla fine del 1928: inizio 1929. La prima rappresentazione ebbe luogo a Konigsberg il 25 gennaio 1930; poi a Torino il 14 aprile dello stesso anno.
(ITALO BORZI – Otricoli 1922 – Roma 2009)

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