LA VITA È MERAVIGLIOSA – FRANK CAPRA

LA VITA È MERAVIGLIOSA
FRANK CAPRA

Titolo originale – It’s a Wonderful Life
Paese di produzione – Stati Uniti d’America
Anno 1946
Dati tecnici – Bianco/Nero
Genere – Drammatico, sentimentale, fantastico, commedia
Regia – Frank Capra
Soggetto – Philip Van Doren Stern
Sceneggiatura – Frances Goodrich, Albert Hackett, Frank Capra, Jo Swerling, Michael Wilson
Produttore – Frank Capra
Fotografia – Joseph F. Biroc, Joseph Walker, Victor Milner
Montaggio – William Hornbeck
Effetti speciali – Russell Shearman, Russell A. Cully
Musiche – Dimitri Tiomkin
Scenografia – Jack Okey, Emile Kuri
Costumi – Edward Stevenson
Trucco – Gordon Bau

Interpreti e personaggi

James Stewart: George Bailey
Donna Reed: Mary Hatch
Lionel Barrymore: Henry F. Potter
Thomas Mitchell: William Bailey
Henry Travers: Clarence Odbody
Beulah Bondi: signora Bailey
Frank Faylen: Ernie Bishop
Ward Bond: agente Bert
Gloria Grahame: Violet Bick
H.B. Warner: Emil Gower
Todd Karns: Harry Bailey
Karolyn Grimes: Zuzu Bailey
Samuel S. Hinds: Peter Bailey
Mary Treen: Tilly
Frank Albertson: Sam Wainwright
Virginia Patton: Ruth Dakin
Adriana Caselotti: Cantante

Doppiatori italiani

Gualtiero De Angelis: George Bailey
Lydia Simoneschi: Mary Hatch Bailey
Olinto Cristina: Henry F. Potter
Mario Besesti: William Bailey
Corrado Racca: Clarence Odbody
Giovanna Scotto: signora Bailey
Alberto Sordi: Ernie Bishop
Mario Pisu: agente Bert
Micaela Giustiniani:[1] Violet Bick
Lauro Gazzolo: Emil Gower
Adolfo Geri: Harry Bailey
Sandro Ruffini: Peter Bailey
Carlo Romano: Sam Wainwright
Luigi Pavese: Nick il barista

Fonte video: YouTube – Great Jupiter Pictures

Sono personalmente felice di aver visto La vita è meravigliosa, uno dei film più grandi e conosciuti di tutti i tempi. Viene spontaneo chiedersi a cosa è dovuto il successo straordinario di un film che racconta la storia di un uomo d’affari di provincia disperato e deciso a farla finita con la vita per aver perso una somma di denaro per lui ragguardevole. Probabilmente perché, man mano che la storia si snoda, appare sempre più chiaro che si tratta di una storia di Speranza, Amore ed Amicizia. Il film fu prodotto e diretto da Frank Capra, quello che considero il più grande dei registi di tutti i tempi.

A dire il vero la prima volta che il film apparve sugli schermi, subito dopo la seconda guerra mondiale, il pubblico non sembrò mostrare molto interesse nei confronti di quella magnifica storia. Forse l’atmosfera di quei tempi impediva alla gente di entusiasmarsi per un film che poneva il più importante dei quesiti: vale la pena di vivere? Per Frank fu un duro colpo constatare che la gente non accorreva a vedere il suo film: “Ho messo tutto me stesso in La vita è meravigliosa” diceva.

Per capire perché questo film è cosi grande, dovete conoscere la storia personale di Frank Capra. Ciò che rende indimenticabili i suoi film è infatti quanto Capra vi ha messo di suo e della sua vita fantastica, del suo ottimismo indistruttibile e della convinzione che, nel mondo del suo amato Lincoln “andrà tutto bene, nonostante tutto”.

Il primo grande successo – Frank nacque nel 1897 a Bisacquino, in Sicilia, e compì sei anni su una nave carica di emigranti diretti in America. Dopo una traversata di 13 giorni suo padre lo portò sul ponte e gli indicò la Statua della Libertà nel porto di New York. “Guardala” gridò “quella è la luce della libertà”. Frank non dimenticò mai quel momento e che cosa significò per la sua famiglia.

Così i Capra si stabilirono a Los Angeles, con papà che raccoglieva frutta per vivere e mamma a lavorare in una fabbrica. Nessuno dei due sapeva leggere né scrivere, ma decisero che l’istruzione sarebbe stata la chiave del successo dei Capra in America. Fu un avvenimento importante per tutta la famiglia quando Frank, arrivato da soli tre mesi nella sua nuova patria, fu scelto per rappresentare la sua scuola nel giurare fedeltà alla bandiera…
in inglese! Quel giorno Frank scoprì quello che sarebbe stato uno dei temi più importanti dei suoi film: “Una nazione unica e indivisibile sotto la protezione di Dio, dove c’è libertà e giustizia per tutti”.

Frank faceva qualche lavoretto prima e dopo la scuola e nonostante ciò ottenne voti abbastanza buoni da essere ammesso al California Institute of Technology dove si guadagnò il degree in ingegneria chimica. Fece anche il cameriere e nei ritagli di tempo imparò a suonare la chitarra. Nel 1918, l’anno della laurea, l’America stava combattendo la prima guerra mondiale. In quel periodo esisteva una forte domanda di ingegneri e avrebbe potuto essere esentato dal servizio militare. Invece si arruolò nell’esercito per insegnare matematica agli ufficiali di artiglieria a San Francisco.

Quando la guerra finì, Frank era malato e senza lavoro. Così con la chitarra in spalla si mise a girare l’America saltando da un treno merci all’altro e a guadagnarsi il pane cantando. Nel dicembre del 1921 fu costretto a lasciare la sua stanza in un albergo di San Francisco perché non poteva pagarsi il conto di 18 dollari. Un’organizzazione di distillatori abusivi offri 20.000 dollari al giovane ingegnere per progettare distillatori. Frank rifiutò senza pensarci due volte. Poi vide un annuncio: una compagnia cinematografica cercava un regista con esperienza. “Vengo da Hollywood” menti Frank. Ottenne il lavoro e più tardi, vergognandosi, avrebbe chiesto scusa per aver raccontato una frottola.
Nei dieci anni che seguirono girò 22 film. Il primo grande successo a Hollywood nel 1934 fu una storia semplice: una ragazza ricca e viziata impara ad apprezzare la gente comune. Accadde una notte vinse cinque Oscar, un record che rimase imbattuto per ben 41 anni!

Le vere ricchezze – A 40 anni, dopo aver vinto il secondo Oscar come miglior regista con il suo È arrivata la felicità era il re di Hollywood. Frank però non si era montato la testa. Quando non girava sul set se ne stava a casa con la moglie Lucille ed i suoi tre bambini. Erano cosi felici che Frank inventò una sua preghiera della sera: “Signore, aiutaci ad essere buoni e generosi, fa che regni la pace nella nostra ed in tutte le altre famiglie”.

I film di Frank Capra lasciavano in me un’impressione meravigliosa. Ne L’eterna illusione James Stewart faceva la parte di un giovane ricco che vuole sposare una ragazza povera. Jean Arthur era la sua fidanzata e suo padre Martin Vanderhof fu impersonato da quell’eccezionale attore che era Lionel Barrymore. Lionel era l’incarnazione del disprezzo di Frank per le persone che pongono denaro ed onori al di sopra dell’amore e della disponibilità verso il prossimo. Quel film rifletteva due delle più ferme convinzioni di Frank: “Ama il prossimo tuo” e “Gli umili erediteranno il regno dei cieli”. Senza scendere nella predica, il film insegnava che le vere ricchezze della vita sono la famiglia, la patria e Dio.

Frank aveva assistito alla conquista dell’Europa da parte del fascismo e temeva che potesse estendersi anche all’America. “Sono un sentimentale quando si tratta di patriottismo” aveva scritto una volta Frank. Nel 1941 si arruolò nell’esercito con l’incarico di girare documentari. Nacque cosi la serie Why We Fight (Perché combattiamo) che diventò parte integrante nell’addestramento militare di tutte le forze armate. Per questa serie il generale George Marshall in persona lo decorò con la medaglia al Valor Militare. Si racconta che dopo la cerimonia Frank andò a chiudersi a chiave in una toilette e pianse come un bambino.

La storia di una vita –  Quando Frank tornò dalla guerra, la RKO gli sottopose una breve storia di Philip Van Doren Stern dal titolo Il dono più grande. “Ecco!” esclamò Frank dopo averla letta “questa è la storia che ho rincorso per tutta la vita”. Andò a cercare James Stewart e cominciò a raccontargliela: “Dunque, ti trovi in una piccola città” gli disse “le cose ti vanno male e cominci a pensare che preferiresti non essere mai nato. Decidi di suicidarti gettandoti da un ponte e un angelo di nome Clarence viene giù dal cielo. Solo che, vedi, Clarence non si è ancora guadagnato le ali. Però scende lo stesso per salvarti e si butta in acqua. Finisce che Clarence non sa nuotare e sei tu a salvare lui”.

A questo punto Frank si fermò di colpo: “Cos’è? Questa storia non si presenta molto bene, non ti convince?”… “Senti” rispose Stewart “tagliamo corto, se vuoi fare questo film in cui devo tentare di suicidarmi e poi viene l’angelo senza ali… io sono il tuo
uomo!” Frank non aveva mai lavorato ad una storia cosi importante per lui. Volle cambiare il titolo in La vita è meravigliosa e cominciarono a girare nella primavera del 1946.

Lo ricordo cosi – Ogni volta che Frank pensava di aver commesso un errore faceva il diavolo a quattro per rimediarlo. Il giorno che girarono la scena in cui George Bailey, il protagonista del film, cioè James Stewart, pensando di aver perso 8.000 dollari entra nel Martini’s Bar e chiede aiuto al Signore: “Padre nostro che sei nei cieli” dovevo dire “non sono uno che prega molto, ma se ci sei e mi stai ascoltando, indicami la strada giusta”. Mentre diceva queste parole fu sopraffatto dalla commozione e si misi a piangere. Frank non sapeva che avrebbe pianto e d’altronde non lo sapeva neanche Stewart.

Più tardi Frank gli disse: “Questa volta ho sbagliato, James. La cinepresa era troppo lontana quando ti sei messo a piangere. Pensi di poter ripetere la scena?” Ma la commozione di Stewart era stata spontanea e non credeva che sarebbe riuscito a rifarla. Frank non ne parlò più, ma rimase alzato tutta la notte ingrandendo ciascuna inquadratura – qualcosa come 60 metri di pellicola – con una stampante ottica.
E così nel film si vede quel primo piano in cui Stewart piange ma non si tratta di una ripresa ravvicinata, bensì di un montaggio da certosino di diverse inquadrature ingrandite.

Una delle scene più memorabili del film è quella in cui parenti e amici riuniti intorno all’albero di Natale aiutano Bailey a racimolare i soldi mancanti. Quando finirono di girare, Frank espresse la speranza che “questo film sapesse dire a tutti quelli che non possono permettersi di studiare, o perdono il lavoro o hanno dei problemi: voi siete il sale della terra. Nessun uomo è povero se ha un amico. Chi ne ha tre è miliardario”.

Ma, come ho detto, la guerra era appena finita e la gente non accettò questa storia. Voleva solo commedie di una comicità immediata, western e roba simile. Ci volle molto tempo prima che il pubblico si “normalizzasse”. Cosi La vita è meravigliosa non vinse l’Oscar e non fece grandi incassi nel 1946/47, e ciò significò la chiusura della Liberty Films, la società indipendente che Frank aveva fondato. Fu uno dei periodi più neri nella vita di Frank.

In seguito fece solo altri cinque lungometraggi ed una serie educativa per la televisione. Intanto La vita è meravigliosa in America – e non solo lì – cominciò ad essere trasmesso ogni anno a Natale alla televisione. Era ormai diventata un’abitudine riunirsi tra amici la vigilia per decorare l’albero e vedere quel film. Frank ed Stewart cominciarono a ricevere le lettere più straordinarie sull’effetto che il film produceva sulla gente: “Non so se quanto sto per dirle significa qualcosa per lei” cominciava la maggior parte delle lettere “ma il suo film è stato per me motivo di grande ispirazione”.

La moglie di James Stewart, Gloria, aveva saputo che un gruppo di amici aveva regalato la video cassetta del film ad un tale che aveva tentato di suicidarsi trovando cosi un modo per dirgli: “Non farlo, sei importante per noi”.

Molti di quelli che scrivevano ricordavano la scena in cui Clarence, l’angelo, dice a George: “Strano, vero? La vita di ciascuno di noi tocca quella di molte altre persone e quando uno non c’è più lascia tutt’attorno un vuoto spaventoso”. Il giornalista Don Feder del Boston Herald scrisse: “In un mondo sempre più impersonale, questo è un messaggio di cui si sente tanto il bisogno: ciascuno di noi conta qualcosa”.

Frank Capra morì serenamente nel sonno il 3 settembre del 1991 nella sua casa a La Quinta, in California. Aveva 94 anni.

Frank Capra e James Stewart

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