DUE DONNE TAHITIANE SULLA SPIAGGIA – Paul Gauguin

DUE DONNE TAHITIANE SULLA SPIAGGIA (1891)
Paul Gauguin (1843-1903)
Pittore francese
Museo d’Orsay – Parigi
Tela cm. 69 x 91

Di primo acchito l’insieme della composizione proclama la libertà che l’artista si prende di fronte alla realtà.
Infatti Paul Gauguin raffigura in quest’opera una doppia immagine di Teha’amana (la prima vahiné con la quale si lega), vista simultaneamente di fronte e di profilo.
L’improbabile colore verde del mare ci spinge  a dubitare della veridicità di questa spiaggia, indicata nel titolo del dipinto.
Le superfici piatte e i contorni sinuosi sono messi in evidenza dalla vivacità dei colori che contrastano con l’espressione assorta dei volti.

Scrive Gauguin…
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“Se il colore è esso stesso un mistero per i nostri sensi, conviene che  se ne faccia un uso altrettanto misterioso”.
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Ciò è evidente in questa opera, dove l’audace accordo dei colori puri crea un’atmosfera irreale e fuori del tempo in cui si ritrova anche la sorda armonia ottenuta dall’accostamento dei toni molto vicini tra loro.
Egli scrive…
“Tutto mi acceca, mi abbaglia in questo paesaggio”…
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La sua potenza poetica è ormai votata ai soggetti tahitiani che egli, con tratto sicuro, immortala nella loro particolare bellezza.
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Firmata e datata al 1891, quest’opera, particolarmente famosa, fu realizzata durante il primo soggiorno del pittore a Tahiti (soggiorno che si protrae dal giugno 1891 all’estate 1893) ed esprime tutta la sua attrazione per questo mondo lontano, che lo purifica da tutte le influenze occidentali.
In questo stesso periodo l’artista esegue una seconda versione di questo dipinto, PARAU API (Les nouvelles du jour), attualmente conservata al Museo di Dresda

GAUGUIN E IL SIMBOLISMO

Il SIMBOLISMO, che trova nell’opera di Gauguin una delle più alte espressioni, si manifesta come una vigorosa protesta contro lo spirito razionale e positivista imperante nella cultura e società parigina alla fine degli anni 1880.
Si tratta infatti di una reazione all’atmosfera  generale che i simbolisti giudicano troppo borghese e senza spessore.
Gli impressionisti hanno esplorato il mondo della realtà, i simbolisti preferiscono quello dell’immaginazione e dell’interiorità.
“Sognare prima di affrontare un dipinto” potrebbe essere il loro motto.
In Gauguin le forme sono semplificate, quasi primitive; rispondono ad un pressante desiderio di ritrovare un universo arcaico che si situa agli antipodi delle società cosiddette civilizzate…
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“Per raffigurare una natura delle più varie e il suo disordine, e il sole tropicale che l’avvolge, devo accordare alle mie figure un’atmosfera adatta.
E non ci può essere che questa vita libera, scoperta e intima al tempo stesso, nelle foreste e lungo i ruscelli, con le donne e le loro parole mormorate continuamente in questa immensa casa che è la Natura, nell’infinita ricchezza di Tahiti: i colori favolosi ovunque e quest’aria di fuoco, e tuttavia l’immobilità del suo silenzio”…
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Tutta l’opera di Paul Gauguin è un’approfondita e meditata ricerca della natura e dell’uomo come indica il titolo di una grande tela dell’ultimo periodo… DONDE VENIAMO, CHI SIAMO, DOVE ANDIAMO?.
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Paul Gauguin, Ritratto dell’artista con il Cristo giallo (1889); olio su tela, 30×46 cm, museo d’Orsay, Parigi