CURARSI CON IL DENTE DI LEONE – TARASSACO

IL DENTE DI LEONE

In primavera il dente di leone abbellisce i prati ricoprendoli  di un manto dorato; in autunno si trasforma in una nebbiolina di frutti a palloncino (soffioni) che il vento scompone in un turbinio lieve trasportandoli lontano verso l’orizzonte.

Tutti conoscono questo affascinante e invadente cugino della cicoria e della margherita per averne mangiato le foglie (dentate come le fauci di un leone), per averne raccolto i fiori giallo dorati, per averne succhiato il lattice amaro o per averne soffiato i semi ai quattro venti.
È superfluo descrivere la robusta radice, grossa come un dito, che penetra profondamente nella terra onde estrarne meglio i succhi vitali.
Non è il caso di dilungarsi sulla peculiare forma delle foglie, né sulla rigidità degli steli incoronati dai fiori d’oro; nemmeno sul suo ambiente preferito: il dente di leone, originario dell’Europa e dell’Asia Settentrionale, si è diffuso in tutto il mondo.
Gli sono stati affibbiati innumerevoli nomi volgari: pisciacane, piscialletto, soffione, tarassaco ed altri. Questa specie era ignota agli antichi greci e romani, il che giustifica l’ipotesi che sia stata portata nel corso delle invasioni barbariche.
Solo nel 1500 la medicina ha riconosciuto le virtù diuretiche che lo hanno reso famoso e da cui deriva il nome volgare di piscialletto.
In insalata, mangiatene a sazietà, non vi farà che del bene; tenete presente però che, anche se tutta la pianta è attiva, lo è particolarmente la radice. Tostata, come quella della cicoria, da un discreto surrogato del caffè (fin che siete ancora in vita, mangiate la radice del dente di leone per non doverlo fare, secondo il detto popolare, da sotto terra, cioè da morti!).
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Le giovani gemme, sotto aceto, preparate come i capperi, Ii possono sostituire molto bene. In certe regioni i fiori vengono usati per fare una specie di vino abbastanza gradevole.
Tenete il dente di leone in particolare considerazione per le preparazioni medicinali; prima di tutto per le sue proprietà e poi per il fatto che abbonda dappertutto e fiorisce durante quasi tutto l’arco dell’anno.
Avete una farmacia d’oro nel vostro prato.
Il dente di leone svolge un’azione molteplice e perfettamente coordinata su tutti gli organi. Prima di tutto favorisce la digestione, agisce sul funzionamento dello stomaco, stimola le secrezioni del fegato, del pancreas e dell’intestino.
Si affideranno alle virtù del dente di leone tutti coloro che soffrono di itterizia, coliche epatiche, insufficienza epatica (con gli annessi disturbi: dermatosi, eczemi, irritazioni della pelle, ecc.), quanti sono vittime di un intestino pigro, gli stitici, gli individui soggetti a coliche e persino i diabetici. II dente di leone, inoltre, è tonico, depurativo, lassativo, stimolante e antiscorbutico.
È anche diuretico e, per uso esterno, cura benissimo le infiammazioni, le ulcerazioni e le malattie della pelle.

Raccolta

Cogliete le foglie giovani del dente di leone in primavera, per farne delle insalate; in questa stagione sono tenere e hanno un sapore particolarmente gradevole. Le grandi foglie estive, come pure i fiori, vi saranno invece utili per le vostre preparazioni. Vi raccomando in modo particolare di estirpare la radice della pianta, anche se questo vi costerà un certo sforzo fisico essendo le radici sorprendentemente ancorate al suolo.
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Preparazione e impiego

INFUSO o DECOTTO di radici, di foglie o di miscela: misurate una buona manciata di pianta fresca per litro d’acqua. (3 tazze al giorno.)
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CAFFÈ di radici tostate: raccogliete delle belle radici in autunno; pulitele accuratamente e tostatele al forno dopo averle tagliate a fettine; macinatele e preparatele come il caffè, sia sole, sia come aggiunta al vostro caffè del mattino,
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SUCCO di pianta fresca (digestivo, depurativo, diuretico): 2 o 3 cucchiaini da caffè al giorno per i bambini; 2 o 3 cucchiai da minestra per gli adulti,.
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BAGNI ALLE MANI E PEDILUVI: misurate una buona manciata di pianta intera fresca per litro d”acqua. (Artritismo e ronzio alle orecchie.)
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VINO (contro la febbre): fate macerare due belle radici fresche in 1/2 litro di vino bianco, per 3 giorni. (Un bicchierino, in caso di attacco febbrile, da ripetere un’ora più tardi.)
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CATAPLASMI di foglie e di fiori tritati: contro le ulcere e le malattie della pelle.
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ATTENZIONE: Tutte le notizie e curiosità contenute in questo pagina hanno esclusivamente scopo informativo e non intendono sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica.
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