TESTA DI FANCIULLA – LA SCAPILIATA – Leonardo da Vinci

TESTA DI FANCIULLA – LA SCAPILIATA (1508 circa)
Leonardo da Vinci
Galleria Nazionale – Parma
Tavola cm 24,7 × 21 Terra ombra, ambra inverdita e biacca
L’immagine raffigurata in questo dipinto incompiuto esprime l’idea che Leonardo ha della bellezza legata al concetto di grazia naturale.

Nei suoi scritti, Leonardo suggerisce di cogliere le proprietà generate dalle variazioni luminose che si manifestano sui volti. Le condizioni che mostra di prediligere e che più sembrano congeniali, per poter osservare le suggestive sfumature di luce cangiante, sono causate dai mutamenti atmosferici, cioè dalle trasformazioni del tempo e dai momenti della giornata in cui varia la luminosità del cielo. Ed è, infatti, rivolgendo lo sguardo direttamente alle persone incontrate “per le strade, sul fare della sera”, che Leonardo suggerisce di fare l’esperienza contemplando i volti immersi nelle sottili gradazioni di ombra e luce.
Così scrive:
“Pon mente per le strade, sul fare della sera, i volti d’omini e donne quando è cattivo tempo, quanta grazia e dolcezza si vede in loro”.
La meraviglia suscitata dalla visione di un volto si verifica, in pittura, ma anche nella realtà, di fronte al manifestarsi delle qualità di grazia e dolcezza; il contrasto si determina, allora, tra queste doti naturali e l’inutile ostentazione degli ornamenti artificiali, come fa osservare Leonardo:
“Non vedi tu infra le umane bellezze il viso bellissimo ferma li viandanti, e non gli loro ricchi ornamenti?”.
Ma l’indicazione, contenuta nelle sue annotazioni, che più corrisponde al tema della Scapiliata è quella che raccomanda di raffigurare le teste con i capelli mossi dal vento, La Scapiliata incarna questo particolare precetto di pittura:

“Fa tu adonque alle tue teste gli capegli scherzare insieme col finto vento intorno alli giovanili volti, e con diverse revolture graziosamente ornargli”.

Il gioco del libero intrecciarsi dei capelli corrisponde, nella teoria di Leonardo, alla rappresentazione dei flussi delle correnti d’acqua: le linee di forza dei vortici nel loro andamento spiraliforme sono disegnate come ciocche ondulate e arricciolate. Questa similitudine si stabilisce, nei manoscritti di Leonardo, in base alla logica fondamentale del suo pensiero che riconosce continue analogie tra le forme esistenti in natura.
Si capisce, quindi, la critica spontanea ed efficace con cui Leonardo mette in ridicolo chi, al contrario, oppone alla bellezza naturale una vana ricerca di aspetti artificiosi:
“…e questi tali han sempre per lor consigliero lo specchio et il pettine, et il vento è loro capital nemico sconciatore degli azzimati capegli”.
La prima notizia che si ha di quest’opera risale all’Ottocento, quando entrò a far parte delle raccolte dell’Accademia di Belle Arti di Parma: il riferimento alla tavoletta sottolinea L’eccezionalità dell’acquisizione definendola “un piccolo Leonardo da Vinci, rarissima cosa da trovarsi ai dì nostri”.
Nel Novecento, la testa di fanciulla è stata identificata con un autografo di Leonardo menzionato nell’inventario Gonzaga del 1625. È qui che, per descrivere la figura femminile in una sola parola, compare il termine di “scapiliata” che darà poi il nome all’opera: “un quadro dipintovi la testa di una donna scapigliata, bozzata con cornici di violino, opera di Leonardo da Vinci”.
Il dipinto monocromo è realizzato in terra ombra, ambra inverdita e preparazione a biacca su tavoletta di pioppo. Si riscontrano affinità stilistiche con il cartone della Sant’Anna a Londra, eseguito intorno agli stessi anni; e anche con la seconda versione della Vergine delle rocce, portata a termine nel 1508. In quest’ultimo caso vi è una stretta analogia con la tecnica impiegata da Leonardo per delineare l’abbozzo e ancora leggibile nelle parti non finite, come nella mano sinistra dell’angelo che sostiene il Bambino dove si riconoscono, infatti, le pennellate stese con la stessa velocità e libertà di quelle che caratterizzano La Scapiliata.
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