CURARSI CON IL FIENO GRECO – Trigonella foenum-graecum

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IL FIENO GRECO

Trigonella foenum-graecum L.

Famiglia delle Papilionacee

Fiori biancastri

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Mi rallegra sempre incontrare questo umile cugino del trifoglio e dell’erba medica, dai fiori giallo pallido, nelle macchie e nelle pietraie. Lo conosco come apportatore di felicità e viene utilizzato, assieme alla santoreggia, lo spondilio e la celidonia, nei filtri d’amore… Ma non crediamo, però, che questa sia la sua unica virtù (!): era già coltivato nell’Egitto dei Faraoni e serviva alle cerimonie religiose, ma ho un fondato sospetto che fosse utilizzato per altri fini. I greci ne avevano un’altissima opinione e se il prosaico Catone il Vecchio lo destinava al bestiame, i monaci del Medio Evo lo coltivarono per curare numerose malattie: disturbi del fegato, di reni, palpitazioni, intossicazioni del sangue, abbassamento della vista e febbri…

Vi sono due varietà di fieno greco (chiamato anche trigonella), una selvatica, comune nelle regioni mediterranee assolate e l’altra coltivata, che si trova nei posti più impensati perché ama evadere dai campi dove vogliamo rinchiuderla. Tutte e due sono toniche, ricostituenti e fortificanti ma non agiscono da “eccitanti”: al contrario, con la loro funzione calmante regolano, ordinano e quindi stimolano le funzioni dell’organismo.
Il fieno greco ridona l’appetito agli infermi spossati (le belle orientali ne facevano uso per dare alle forme le rotondità apprezzate dai loro uomini…), è ricco di elementi indispensabili (fosforo, ferro, zolfo, ecc.), favorisce la riproduzione delle cellule e dei globuli rossi e ridona le cariche di energia perduta. Inoltre, in virtù della mucillagine di cui è generosamente provvisto, “lubrifica” i complicati ingranaggi dell’organismo.
Non lo raccomando per delle indicazioni particolari ma come cura per tutte le malattie da debolezza (anemia, apatia) e in tutti gli stadi delle malattie infettive.
 

RACCOLTA

Se ne avete il tempo, raccogliete i frutti del fieno greco in campagna, ma credo che sia molto più semplice coltivarne un piccolo appezzamento nel vostro orto. Ama il terreno argilloso e calcareo e non vuole troppa acqua. Si può piantare sia in autunno che in primavera; raccoglietene i baccelli (che rassomigliano un poco a quelli dei piselli o a quelli dei fagioli) quando sono ben maturi. Lasciateli seccare su un pavimento pulito, poi batteteli e raccoglietene i semi che sono la parte attiva della pianta.
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Preparazione e impiego

SEMI MACINATI: due cucchiaini da caffè al giorno con del miele, del pan pepato, del cioccolato, ecc.
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DECOTTO di semi: mettetene una manciata, dopo averli macinati grossolanamente, in un litro d’acqua; lasciate sul fuoco per un buon quarto d’ora. (Da 2 a 3 tazze al giorno.)
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DECOTTO per uso esterno (clisteri, lozioni, ecc.): mettete 2 manciate di semi macinati in un litro d’acqua.
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BAGNI ALLE MANI E PEDILUVI: userete la stessa ricetta del decotto precedente.
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NOTA: I semi secchi del fieno greco sprigionano un odore piuttosto forte (in grado di allontanare le tarme, le cimici, i punteruoli del grano), che alcuni trovano piacevole e che per altri è disgustoso. Se siete di quelli che proprio non lo sopportano, mettete i vostri semi per due minuti nell’alcool bollente e asciugateli rapidamente in un panno. Questo procedimento li rende inodori.
Se intendete farne uso solamente per via interna, vi consiglio di non prolungare la cura per più di una settimana, per poi riprenderla dopo otto giorni di interruzione.
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Questa pianta contiene un principio attivo, la trigonellina, che a lungo andare potrebbe essere nociva.
 
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ERBE MEDICINALI – FITOTERAPIA

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ATTENZIONE: Tutte le notizie e curiosità contenute in questo pagina hanno esclusivamente scopo informativo e non intendono sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica.
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