APOLLO E DAFNE – Giambattista Tiepolo

 

APOLLO E DAFNE (1743-1744)
Giambattista Tiepolo (1696-1770)
Museo del Louvre, Parigi
Olio su tela cm 96 cm 79

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L’opera raffigura in primo piano Apollo che rincorre Dafne la quale, pur di sfuggirgli, si tramuta in albero, metamorfosi che comincia dalle mani. La sua folle corsa pare voglia risolversi in una caduta, evitata da un amorino pronto a sorreggerla. Le due figure sono bloccate dal vecchio in primo piano, colto di spalle, appoggiato a un recipiente di rame e con in mano un lungo remo che indica la sua professione di traghettatore.
La composizione è costruita con grande razionalità, nonostante la voglia di Tiepolo di narrare il fatto con passionale enfasi. Gli sguardi smarriti dei due giovani evocano stupore e incredulità per quello che sta loro accadendo, ed è possibile leggere chiaramente il lieve senso di melanconia che avvolge la storia. I colori sono limpidi, come ad esempio l’abbagliante ocra del drappo intorno ai fianchi di Dafne che riflette la luce proveniente da una non bene identificata fonte. I chiaroscuri vengono usati sapientemente, andando a incidere con determinazione sui corpi dei protagonisti.
Il dipinto appartiene al periodo della maturità artistica di Tiepolo, compreso fra il 1740 e il 1750. E il tempo durante il quale l’artista e maggiormente impegnato nelle grandi decorazioni pittoriche, illustrando con grande serenità temi desunti dall’antico. La predilezione per una pittura dai contenuti più colti si deve all’influenza che il letterato Algarotti, dilettante pittore e «conoscitore di varie maniere» ebbe sul Tiepolo. Questo dipinto si rivela come esemplare della reinterpretazione della poetica mitologica da parte di Tiepolo, che in questa sua veste si rivela come il miglior cantore dell’antico del suo tempo.

Nonostante i dubbi della critica, Apollo e Dafne, databile intorno al 1743-1744, è stata dichiarata autografa dallo studioso Morassi. Il dipinto è stato replicato in una incisione eseguita dallo Zocchi nel 1786, quando si trovava nella collezione dei marchesi Gerini a Firenze.
Attualmente il quadro è conservato nel Museo del Louvre, a Parigi.

 

La ricchezza del suo genio

 

P.J. Mariette nel suo Abecedario, edito intorno al 1774, parla del Tiepolo in questi termini: “Non aveva che sedici anni e si esercitava già nel disegno. Creava fin da allora composizioni in cui brillava la ricchezza del suo genio; ma è vero che questa eccessiva facilità ha nociuto alla correttezza e che gli si può rimproverare di aver trascurato tali doti abbandonandosi troppo alla foga della propria immaginazione… Il suo colorito è falso, per quanto seducente. Non seppe fare teste graziose. Ecco i difetti che sono messi in evidenza dalle qualità d’un genio ricco e fecondo”.

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