FRANCESCO BORROMINI

Incisione di Giovan Battista Piranesi raffigurante piazza Navona
La chiesa di Sant’Agnese in Agone è a destra

.

FRANCESCO BORROMINI

.

Francesco Borromini, nato a Bissone nel 1599, rappresenta, sul piano delle concrete realizzazioni architettoniche e dell’interpretazione del ruolo dell’artista, un complesso di valori assolutamente antitetici rispetto a quelli propugnati dal Bernini. Anzitutto Borromini privilegia gli aspetti concretamente realizzativi della tecnica, e infonde nei suoi procedimenti creativi il senso più profondo della sua tormentata religiosità, continuamente minata dall’incertezza circa il conseguimento della salvezza e dal timore di venir meno alla propria tensione spirituale. Borromini è profondamente influenzato dalle concezioni e dai sentimenti religiosi che pervadono l’area culturale lombarda, con il suo rigore e il suo interesse verso gli aspetti pratici della fede. Questa sofferta religiosità lo porta a diffidare del trionfante virtuosismo e della magniloquenza retorica dello stile del Bernini, con i suoi spazi amplificati e i suoi fitti riferimenti allegorici.
Risulta invece evidente dall’impianto del chiostro nel convento di San Carlo alle Quattro Fontane, la sua prima opera autonoma dopo un periodo di apprendistato svolto a Roma presso il Maderno, la predilezione per gli spazi contratti e deformati e per le sagomature incurvate su cui gli effetti di luce si sviluppano in una variegata modulazione.
Da sottolineare anche la perizia del disegno delle membrature e dei motivi decorativi finemente incisi, che quasi traspongono l’interpretazione spaziale dell’edificio nelle dimensioni ridotte di un oggetto prezioso di accuratissima fattura artigianale.
Cosi anche la struttura dell’interno della chiesa riprende questi moduli: la cupola ha forma ovale e sembra quasi premuta dalle tese curvature degli archi, mentre la dimensione delle colonne è massimamente accresciuta affinché la spazialità del vano risulti drasticamente soffocata e ingombra, anche mediante l’evidenziazione della funzione di raccordo delle membrature come elementi di forzatura dello spazio.
Analoga impostazione ha la facciata per l’oratorio dei Filippini: fortemente incurvata, caratterizzata da un fitto disegno di membrature (cornicioni, lesene, timpani) che creano un gioco di motivi pieni e vuoti, di sporgenze e rientranze, che, privi di reale funzione statica, servono piuttosto a modulare la luce e cesellare i piani. Da menzionare anche la fantasiosa novità del perimetro della chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza, sviluppato in ampie curvature lobate ripetute in altezza fino al vertice del- la costruzione, culminante nella lanterna e nel lanternino, apice di un’animazione ritmica che coinvolge l’equilibrio della costruzione in un andamento avvitato.

Da ricordare infine il restauro della basilica di San Giovanni in Laterano per il giubileo del 1650, che riveste gli interni con una decorazione minuta e scintillante che ne esalta la luminosità; la chiesa di Sant’Agnese a piazza Navona che integra la spazialità dell’edificio a quella della piazza, sviluppando un più ampio discorso urbanistico e ambientale; e, infine, la facciata per San Carlo alle Quattro Fontane, perfetta espressione della concezione antimonumentale e della estenuante cura del dettaglio che caratterizzano il gusto architettonico del Borromini.

.

VEDI ANCHE . . . 

L’ETÀ BAROCCA

I CARRACCI E L’ACCADEMIA

CARAVAGGIO – La riforma del Caravaggio ed i caravaggeschi

La vita di Michelangelo Merisi detto CARAVAGGIO

1 – CARAVAGGIO – Vita e opere

2 – CARAVAGGIO – Vita e opere

GIAN LORENZO BERNINI – Vita e opere

FRANCESCO BORROMINI – Vita e opere

CANALETTO – Vita e opere

Immagine di copertina:
Facciata dell’oratorio dei Filippini (1658)