PAOLO VERONESE – Vita e opere

Giustiniana Giustinian (1560-61)
Paolo Veronese (1528–1588)
Affresco in Villa Barbaro, Maser (TV)

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PAOLO VERONESE

La pittura di Paolo Caliari, detto il Veronese,  si identifica profondamente con l’anima della società veneziana del tempo, di cui interpreta l’altissima civiltà e la brillantezza dei costumi e della vita culturale, con la sua patina di luce intensa e scintillante, i suoi colori chiari e vivaci e le sue figure espanse e dilatate. L’animazione mondana e l’autentico progressismo che contraddistinguono la società veneta si esprimono con pienezza nella sua decorazione delle ville palladiane, improntate a una lucida visione della natura, intesa come ambiente dominato e controllato dall’uomo, territorio integrato sia dal punto di vista architettonico sia da quello della razionalizzazione agricola al vivo tessuto dell’insediamento umano. Veronese concepisce infatti la decorazione non in senso puramente ornamentale, bensì come vero e proprio completamento dell’immagine architettonica dell’edificio e istituzione di un collegamento con lo spazio esterno, con l’ariosa vastità della campagna aperta. La pittura ha infatti la funzione dì sfondare i limiti architettonici, cancellando la superficie delle pareti ed aprendo, attraverso la ripresa dal basso e i colori puri, una spazialità abbagliante e fantasiosa popolata di figure dalle vesti ricchissime e fastose e dalle pose enfatiche e teatrali. Questi personaggi hanno un fascino quasi mitologico, con la loro statura poderosa, e i gesti solenni e coreografici, sia pure alleggeriti dall’evidente dilatazione delle proporzioni che suggerisce un’impressione di vaporosità e sospensione nell’atmosfera. Infatti lo scorcio dal basso prediletto da Veronese appiattisce ed espande massimamente i contorni delle figure, spingendole quasi verso lo sguardo dello spettatore.
Da queste superfici i personaggi raffigurati sembrano quasi affacciarsi, sullo sfondo di colossali architetture dal nitido disegno decorativo e dall’accentuata tornitura plastica.
In Veronese la luce sembra quasi sovrapporsi al colore, dandosi come una velatura scintillante, uno strato brillante che ne esalta il chiarore e la vividezza; persino le ombre hanno una lieve coloritura e le figure si ingigantiscono per consentire la massima espansione delle zone colorate, mai però risolte in stesure omogenee, bensì movimentate da pieghe e arricciature che consentono una variata modulazione luminosa. L’effetto di luce in Veronese viene infatti accentuato dalla frequenza dal passaggio da una tinta all’altra.
Questi esiti sono evidenti negli Affreschi della Villa Maser, mentre nelle figurazioni per la Libreria Marciana, per la Sala del Consiglio dei Dieci, per quella dei Tre Capi e per la Sala del Collegio, prevale la chiave allegorica, che traspone le immagini su un piano di assoluta lucidità intellettuale.

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Ultima Cena (1585)
Paolo Veronese (1528–1588)
Olio su tela cm 220 x 523
Pinacoteca di Brera, Milano

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Immagine di copertina:
Probabile autoritratto di Paolo Veronese
Particolare delle Nozze di Cana
Museo del Louvre, Parigi

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