IL VISIONARIO – Friedrich Schiller

Scritto in seguito al processo a Cagliostro (1785), simbolizzato dalla figura del “siciliano”, Il visionario è l’unico romanzo del grande poeta e drammaturgo tedesco Friedrich Schiller (nato a Marbam am Neckar, nel ducato di Württemberg, nel 1759, e morto a Weimar nel 1805). Racconto “nero”, poliziesco, d’intrigo, in cui è presente una riflessione filosofica sulla moralità e il rapporto fra l’uomo e il mondo, questo romanzo fu tradotto in Inghilterra nel 1795 ed esercitò un potente influsso sul romanzo gotico inglese, in particolare sull’opera di Ann Radcliffe, (Holborn, 9 luglio 1764 – Holborn, 7 febbraio 1823), che è stata una scrittrice inglese, considerata pioniera della letteratura dell’orrore e in particolare del romanzo gotico.

La storia è ambientata a Venezia, nell’anno 17** in tempo di Carnevale. Il trentacinquenne Principe, è, in linea dinastica, il terzo erede al trono di Curlandia. Egli non è particolarmente interessato a questa successione, ma certo il pensiero insieme degli onori e delle responsabilità legate ad essa è il filo rosso che percorre in profondità tutta la vicenda. Il Principe, protestante, viene avviato da loschi figuri, appartenenti a una società segreta, verso una condotta dissoluta e corrotta e, persa la fede nel sovrannaturale, viene salvato solo a patto della sua conversione al cattolicesimo. Tra i misteriosi personaggi che si muovono attorno a lui, l’Armeno e il Siciliano, il dandy Marchese di Civitella, l’enigmatico Biondello e la passionale dama Greca.

Il visionario è soprattutto la storia della corruzione di un’anima, manovrata dall’esterno, intrapresa con obiettivi precisi e condotta con ponderazione ai danni del protagonista. Lo si potrebbe considerare un romanzo pedagogico alla rovescia, o un romanzo di formazione in chiave negativa. È ambientato in una Venezia presa dalla frenesia del carnevale, città licenziosa e corrotta, teatro di intrighi di ogni genere. Ed è proprio in questa cornice di feste e degradazioni (oltre tutto mai conosciuta dal vero da Schiller, il quale riuscì a ricostruirla soltanto con il contributo della sua fantasia), che l’autore ci fa raccontare da un cortigiano di nobile sentire la misteriosa storia di un principe tedesco il quale, essendo il terzo della sua casata, aveva ben poche probabilità di regnare. Il romanzo però è appena cominciato quando un enigmatico “armeno” gli dà notizia che nella lontana Germania è morto il primo dei suoi rivali.
Da questo momento scatta nel protagonista una lotta interiore fra le sue convinzioni morali e religiose e una smania irrefrenabile di potere e corruzione. Il principe si lancia nel vortice della vita mondana, gioca, accumula debiti, continua a spendere con prodigalità, si lega a compagnie dissolute, fino a perdersi dietro la passione furiosa per una bella ragazza greca.

Nel portare avanti questo romanzo Schiller non appare tanto affascinato dallo snodarsi di una storia apparentemente inverosimile e densa di fatti straordinari, quanto dal manifestarsi di una volontà diabolica che muove l’intera vicenda. E questa volontà, o se si preferisce questo potere occulto, non ha nulla di soprannaturale e di prodigioso. È invece essenzialmente umana, si prefigge fini concreti e allarmanti, serve una causa precisa, poggia su un’abilità psicologica davvero infernale, capace di individuare la debolezza della vittima prescelta e di manovrarla in vista dei suoi intenti.

Definito dal suo stesso autore un “contributo alla storia della corruzione e dei traviamenti dello spirito umano”, ne “Il visionario” assistiamo a una miscela di società segrete e strani personaggi, che si aggirano in un’atmosfera tenebrosa fatta di complotti, raggiri, rituali magici e spiritismo, tipica dei romanzi gotici. Un romanzo, rimasto incompiuto, colmo di suspense e colpi di scena, che si susseguono in una società, in cui finzione e realtà spesso si alternano e talvolta combaciano.

Ritratto di Friedrich von Schiller  (1759-1805)
Gerhard von Kügelgen – Goethe Museum – Francoforte sul Meno

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