LA SVOLTA DI SALERNO – Aurelio Lepre

Periodo indubbiamente cruciale della nostra storia contemporanea è quello che dal Congresso di Bari del 28 e 29 gennaio 1944 portò alla “svolta di Salerno”, operatasi nell’aprile, dopo, cioè, che il 2 di quel mese era arrivato dall’URSS in Italia il capo, in esilio, del Partito Comunista ”Ercoli ”, ossia Palmiro Togliatti, che fino a poc’anzi aveva parlato agli italiani da Mosca col nome di Mario Correnti. Fu, quella, la ”svolta” che gettò le basi di una politica nuova, di unità nazionale, la sola che, come i fatti dimostrarono, avrebbe potuto liberare l’Italia da tedeschi e complici italiani fascisti. Quel periodo che fondatamente abbiamo definito cruciale era noto sommariamente fino ieri, fin quando, cioè, uno storico di valore come Aurelio Lepre non ne ha visto l’importanza e non ne ha approfondito le fonti. Egli ha dovuto cominciare dall’esaminare gli aspetti della vita politica dell’Italia fino ad allora liberata, vita politica che tentava assai lentamente e faticosamente la ripresa, perchè “alle difficoltà dovute alla grave disgregazione economica e sociale in cui si trovava il…Mezzogiorno si aggiungevano le difficoltà interne dei partiti che stentavano a trovare un linguaggio chiaro ed una precisa linea politica”. Neanche il partito comunista che ”pure dal dicembre 1943 al maggio 1944 fu il più unito ed anche il più saldamente organizzato” si sottraeva a questa incertezza di orientamenti. Quanto al partito liberale esso puntava sull’autorità personale di Benedetto Croce, fondamentalmente ligio all’istituto monarchico e quanto alla democrazia cristiana essa non si poneva contro l’aspetto classista del fascismo ma si limitava a condannarlo sul piano morale. Meno, sostanzialmente, i liberali, che si limitavano a chiedere l’abdicazione di V.E., i partiti erano fondamentalmente d’accordo sulla pregiudiziale antimonarchica e sull’apposizione al governo monarchico Badoglio, sostenuto dagli alleati, ma non andavano più in là. A Bari, solo i Comunisti, per bocca di Velio Spano, puntarono sulle aspirazioni della classe lavoratrice e, quindi, su una fondamentale riforma delle strutture, conforme ai postulati  ideologici del comunismo. ”Ma non era certo possibile trasformare il Congresso di Bari in un’organo rivoluzionario e subito le sinistre si erano venute a trovare divise dagli altri partiti”. Prevalsero le posizioni più moderate e la situazione si venne a irrigidire in misura notevole; fu nominata una Giunta nella quale i democristiani non tardarono ad esprimere il loro netto dissenso dalle sinistre, comunisti socialisti, azionisti, minacciando così di fa degenerare l’unità di Bari in un fronte delle sinistre nel tempo stesso in cui queste si mostravano inconciliabili col governo Badoglio”.
La situazione non cambiò che con l’arrivo di Togliatti. Già prima di arrivare, il 2 aprile, in Italia aveva rilasciato in Algeri una significativa dichiarazione in cui si diceva che ”compito fondamentale”, e non solo dei comunisti ma di tutti gli italiani amanti della patria era quello di realizzare nel più breve tempo possibile la liberazione completa dell’Italia. La politica dei comunisti era perciò una politica di unità nazionale, nella lotta per la liberazione e la rinascita del paese; al re si chiedeva soltanto l’assicurazione che il problema costituzionale sarebbe stato risolto liberamente da tutta la nazione, subito dopo la guerra. Per ora andava salvaguardata ”a qualunque costo” l’unità del fronte antifascista.
Furono queste le premesse che portarono alla lotta guidata dai C.L.N., alla vittoria, alla Liberazione, al Referendum, alla Costituzione repubblicana. Approfondita la ricerca delle fonti, acuta la analisi delle stesse, limpido ed efficace il linguaggio. Questi sono i meriti che vanno largamente riconosciuti all’opera di Aurelio Lepre.

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