PAUL SIMON (The Sound of Silence)

PAUL SIMON

Paul Frederic Simon (nato il 13 ottobre 1941 a Newark, New Jersey) è un musicista e cantautore americano. Insieme ad Art Garfunkel ha formato dal 1957 il duo Simon & Garfunkel, per il quale Simon ha scritto praticamente tutte le canzoni. La loro svolta commerciale arrivò nel 1965 con la canzone The Sound of Silence. Dopo la loro separazione nel 1970, Paul Simon iniziò una carriera da solista di successo. Il momento clou è stato l’album Graceland del 1986 , in cui ha combinato la musica africana con la musica pop occidentale. È stato il suo album di maggior successo commerciale, per il quale ha ricevuto due dei dodici Grammy Awards.

Nei mille e un “sogno rock” del pittore Guy Peellaert, Paul Simon e l’eterno amico Art Garfunkel appaiono in un treno della metropolitana affollato da vecchi dal volto disfatto, negri sonnacchiosi, donne avvilite e ubriachi. Nessuno parla: il “suono del silenzio” è realtà. Per quest’America, impotente spettatrice di una tragica commedia, Simon ha saputo creare la miglior colonna sonora. Eppure… Paul Frederic Simon, classe ’41, nato a Newark, New Jersey, figlio di ebrei ungheresi benestanti, cresce secondo gli inevitabili e tranquilli rituali della media borghesia americana. Certo non ha vagabondato in giro per gli States inseguendo i fantasmi di Kerouac o di Steinbeck, lanciato sulle orme “rabbiose” del Dylan eroico, tutt’al più il suo pedigree dice di un modesto hit, Hey School-girl, registrato nel 1957 in pieni “American Graffiti” col buon Art, sotto le mentite spoglie di Tom & Jerry: così finiscono all’ “ American Bandstand”, esordendo in gran pompa al Gerde’s Folk City, tempio del folk.
Ripresi i loro veri nomi, i due amici decidono di fondere i trilli degli Everly Brothers e l’arrabbiatura di Bob Dylan e Phil Ochs, nuovi idoli del Village, ma i puristi li rinnegano accusandoli di plagio (l’arrangiamento di Scarborough Fair rubato a Martin Carthy). Simon allora fugge per conto proprio in Inghilterra dove, nel ’84, si esibisce al festival folk di Edimburgo e, l’anno seguente, a Cambridge.
Rinnovato il deal con Garfunkel, il duo poco o nulla la per dissimulare il suo background socioculturale, anzi lascia che il disco di esordio, Wednesday Morning, 3 a.m. venga astutamente etichettato “nuovi suoni eccitanti nella tradizione folk”. Più tardi si parlerà anche di folk-rock bell’e buono, quando Sounds Of Silence verrà bissata in versione elettrica, ma la “protesta” folkista mostra la corda. Quasi contemporaneamente al Dylan di Another Side, Simon avverte l’esigenza di porre in costante e diretto rapporto-confronto con l’esperienza personale le informazioni derivanti da un’accurata radiografia della società. Davvero “politico” può dirsi allora soltanto quanto vissuto intimamente e filtrato attraverso la vita d’ogni giorno. Così Simon riesce a individuare il “problema americano”, contrapponendo-sovrapponendo la ridicola autoesaltazione di un “American Dream” (Big Bright Green Pleasure Machine) alla realtà di un popolo sempre più fagocitato da un sistema spersonalizzante ma pur sempre alla ricerca di se stesso (America). Anche la diagnosi più sommaria dispiega i colori della paura e l’incomunicabilità di base genera solo isolamenti: quello dell’artista (Homeward Bound), dell’intellettuale (Dangling Conversation), del suicida (A Most Peculiar Man). Fioccano i dischi e gli allori sino a Bookends che, nel ’69, vede Simon “come un topo in un labirinto”, con l’amara consapevolezza di dover accettare la realtà e sopravvivere.
Quando, l’anno dopo, sull’onda del fortunatissimo Bridge Over Troubled Water, la partnership con Garfunkel vien sciolta, Simon rivendica la sua autonomia di trentenne ” liberato”: frequenta psicanalisti e musicisti d’alto bordo meditando una svolta. Due albums, Paul Simon (’72) e There Goes Rhymin’ Simon ( ’73) segnano l’avvento di un raffinato eclettismo: con disinvoltura l’artista mette mano al reggae, al gospel, al folclore andino e al Dixieland, rigettando persino l’intellettualismo colto della prim’ora.
La metà degli anni ’70 aggiunge ben poco al suo score discografico: piccole confessioni d’intimismo ripiegato su se stesso come Still Crazy After All These Years e Greatest Hits, Etc. Medita un film e gli ci vorranno cinque anni e cinque milioni di dollari per realizzarlo.
Simon vi narra la malinconica “caduta” di un ex-idolo, Jonah Levin, sballottato dal music-business e da tormenti esistenziali. Autobiografismo? Non proprio, ribatte il Nostro, con 40 milioni di dischi venduti alle spalle e una dozzina di premi Grammy, ma la pellicola non basta a rialzare la . pressione degli irriducibili nostalgici della vecchia ditta Simon.& Garfunkel.
Nell’81 la notizia di una reunion si diffonde nell’etere e al Central Park di New York la favola bella si tramuta in realtà con una rimpatriata spettacolare. Disco e video furoreggiano in un’ondata di nostalgia, e il glorioso sodalizio pare voler “restare”. Con buona pace dei fans, dei discografici e, di Simon che s’è scordato d’aver un giorno affermato che “il ruolo di un artista non è certo quello di soddisfare i desideri e le nostalgie del pubblico”. Per i “suoni del silenzio” c’è sempre tempo.

Fonte video: YouTube –Simon & Garfunkel

DISCOGRAFIA

Simon & Garfunkel: Wednesday Morning, 3 a.m. (’64)
Sounds Of Silence (’65)
Parsley, Sage, Rosemary & Thyme (’67)
Bookends (’69)
Xolonna sonora dal film Il laureato ( ’69)
Bridge Over Troubled Water (’70)
Greatest, Hits (’72)
The Concert In Central Park (’82)
The Paul Simon Songbook (’65)
Paul Simon (’72)
There Goes Rhymin’ Simon ( ’73)
Live Rhymin’ (’74)
Still Crazy After All These Years (’75)
Greatest Hits, Etc. (’77)
One-Trick Pony (’80)

Guido Harari (Il Cairo, 28 dicembre 1952) è un fotografo e critico musicale italiano.

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