PHIL OCHS – Vita e opere

PHIL OCHS

Philip David Ochs (19 dicembre 1940 – 9 aprile 1976) è stato un cantautore e cantante di protesta americano (o, come preferiva, un cantante d’attualità). Ochs era noto per il suo spirito acuto, l’umorismo sardonico, l’attivismo politico, i testi spesso allitterativi e la voce distintiva. Ha scritto centinaia di canzoni negli anni ’60 e ’70 e ha pubblicato otto album.

IL LINGUAGGIO DI PHIL OCHS

Premesso che sarebbe riduttivo considerare l’opera di Phil  Ochs, cantante versatile e incisivo nonché autore di melodie di grande suggestione, soltanto in base ai testi, dobbiamo riconoscere che questi hanno sempre svolto un ruolo fondamentale nell’evoluzione musicale dell’artista, risultando in ogni periodo di essa strettamente collegati alla sua visione del mondo e alla sua vita stessa. L’inventiva e l’intensità poetica conseguite da Ochs lo pongono, accanto a Bob Dylan, tra i grandi rinnovatori della musica americana degli anni ’60 del secolo scorso, anche se la sua influenza rimase limitata in paragone all’enorme risonanza internazionale ottenuta dall’amico-rivale.
Fin dalle prime prove con la composizione, quand’era studente all’università dell’Ohio, Phil rivelò mano sicura nell’affrontare, con ingenuo sdegno (Bay Of Pigs, dedicata al fallito tentativo d’invasione di Cuba, progettato dalla CIA) o con spirito satirico (The Ballad Of Billy Sol Estes), gli avvenimenti politici, giornalisticamente commentati sull’onda dell’attualità. Trasferitosi a New York, lo stimolo del continuo confronto con i circoli artistici e politici, oltre all’attenzione per i fatti del giorno, lo spingeva a un esercizio quotidiano alla scrittura: al Greenwich Village si diceva, tra il ’64 e il ’66, che nessuno potesse tenergli dietro, nemmeno Dylan, proprio per questa estrema aderenza alla realtà sociale. I primi tre dischi del cantante-compositore (per l’Elektra) e le sue partecipazioni alle antologie Broadside e Vanguard testimoniano di questa eccezionale capacità di assimilare ed interpretare le informazioni con grande tempestività e lucidità, sfruttando la propria preparazione culturale e politica: è il periodo delle “topical songs”, canzoni d’attualità dove le notizie vengono analizzate e ritrasmesse con taglio spregiudicatamente anticonformista.
Naturalmente, all’epoca, Ochs già si cimenta con temi di più ampio respiro, dalla patriottica Power And The Glory alle riflessioni sulla condizione umana (There But For Fortune) al descrittivismo di Hills Of West Virginia.
Sicuramente Phil rimase colpito dalla svolta di Dylan verso un linguaggio introverso e surreale (da Mr. Tambourine Man in poi) e, poi, verso il rock, ma il suo passaggio alla poesia liricamente astratta segnato da Changes appare conseguente a una maturazione personale, d’uomo e d’artista. Con l’irruenza caratteristica del personaggio, Ochs imposta sulla nuova ispirazione tutto il materiale del primo LP per la A&M, Pleasures Of The Harbor: l’affresco visionario di The Grucifixion, con l’incessante susseguirsi d’immagini vivide e tragiche, ne è l’esempio più rappresentativo, ma non l’unico; se la cronaca appare ancora, trasfigurata nel simbolismo, in Outside Of A Small Circle Of Friends, il brano che intitola il disco immette in un mondo poetico dove il marinaio al largo, nostalgico della terraferma e dei “piaceri del porto”, impersona la dicotomia tra soddisfazione personale e responsabilità sociale.

Tape From California ripropone parzialmente un taglio realistico (White Boots Marching In A Yellow Land; Joe Hill; The Harder They Fall), ma narrazione e introspezione si sovrappongono, e l’approccio filosofico predomina: Tape From California rivela che il marinaio è tornato a riva, che la macchina da scrivere è stata sostituita dal registratore a nastro, che “metà del mondo è folle, l’altra metà ha paura”, descrizione della realtà esterna ma anche metafora della condizione interiore dell’artista. Le otto strofe della lunghissima When In Rome trattano con grande potere evocativo di una cosmica lotta per il potere e al tempo stesso del conflitto che lacera l’anima dell’autore, con la morte, al termine, quale momento di liberazione.
In Rehearsals For Retirement, che Ochs considerava il suo canto del cigno, il lavoro definitivo, la disperazione impera. Scoraggiato dallo scacco subito a Chicago, considera chiuso il gioco: l’insania ha conquistato l’America, un cow-boy pazzo, re delle tenebre, ha scacciato il marinaio; il viaggio attraverso la follia, la violenza, l’oscurità (lato 1) conduce a una desolata riflessione sul proprio passato (My Life), poi, sul retro del disco, riprende con un testo memorabile dove l’antico talento giornalistico si sposa all’angoscioso apparato simbolico (The Scorpion Departs But Never Returns) e si conclude con un addio, un fragile lamento su se stesso (Rehearsals For Retirement).
Il crollo degli ideali, la sfiducia, il desiderio di annullarsi vengono descritti nel singolare poema che Ochs pubblica sulla copertina a mo’ di commento sul contenuto del disco.
Presentandosi come caricatura di Elvis Presley nell’illustrazione di Greatest Hits, Phil Ochs anticipa che il tema conduttore dell’LP è il naufragio, il fallimento: le nuove canzoni riassumono gli argomenti degli albums precedenti, seppur con minor vigore poetico. La fine dell’innocenza (Boy In Ohio), la disillusione verso il mondo dello spettacolo (Basket In The Pool), il declino della democrazia (Ten Cents A Coup), l’inaridirsi della creatività (No More Songs), la banalità della vita quotidiana (Bach, Beethoven, Mozart And Me); di Chords Of Fame e Jim Dean Of Indiana parliamo nella Guida all’ascolto.

Dopo Greatest Hits Ochs rinuncerà definitivamente a comporre, salvo per qualche tentativo occasionale, e in concerto riproporrà il suo vecchio repertorio, a volte adattandolo alle circostanze.  L’incapacità di scrivere canzoni riflette il crescente rifiuto della vita; e forse questo, in parte, deriva da quella.

.