MARXISMO E RELIGIONE – Per la critica della filosofia del Diritto di Hegel – Karl Marx

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MARXISMO E RELIGIONE

Coscienza capovolta in un mondo capovolto

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Il passo che segue è tratto dallo scritto di Marx, “Per la critica della filosofia del diritto di Hegel. Introduzione”, pubblicato nel febbraio del 1844 negli Annali franco-tedeschi. Muovendosi ancora sul terreno della filosofia di Feuerbach, Marx arriva qui, per la prima volta pubblicamente, a porre l’esigenza di una trasformazione rivoluzionaria della società come missione storica del proletariato, per la realizzazione pratica di un umanesimo integrale. Il punto di partenza è !a critica filosofica della religione, propria dell’umanesimo di Feuerbach, ma il discorso è sviluppato in modo tale da spostare il centro di gravità sulla realtà dei rapporti sociali che la critica della religione ha lasciato allo scoperto.

Ho utilizzato la traduzione italiana del volume: K. MARX, Un carteggio del 1843 e altri scritti giovanili.

Per la Germania, la critica della religione nell’essenziale è compiuta, e la critica della religione è il presupposto di ogni critica.
L’esistenza profana dell’errore è compromessa dacché è stata confutata la sua celeste oratio pro aris et locis (Preghiera per la difesa degli altari e dei focolari, cioè discorso in difesa dei propri interessi.).
L’uomo il quale nella realtà fantastica del cielo, dove cercava un superuomo, non ha trovato che l’immagine riflessa di se stesso, non sarà più disposto a trovare soltanto l’immagine apparente di sè, soltanto il non-uomo, là dove cerca e deve cercare la sua vera realtà.

Il fondamento della critica irreligiosa è: l’uomo fa la religione, e non la religione l’uomo. Infatti, la religione è la coscienza di sè e il sentimento di sè dell’uomo che non ha ancora conquistato o ha già di nuovo perduto se stesso. Ma l’uomo non è un essere astratto, posto fuori del mondo. L’uomo è il mondo dell’uomo, Stato, società.
Questo Stato, questa società producono la religione, una coscienza capovolta del mondo, poichè essi sono un mondo capovolto.
La religione è la teoria generale di questo mondo, il suo compendio enciclopedico, la sua logica in forma popolare, il point d’honneur (il punto d’onore) spiritualistico, il suo entusiasmo, la sua sanzione morale, il suo solenne compimento, il suo universale fondamento di consolazione e di giustificazione. Essa è la realizzazione fantastica dell’essenza umana, poichè l’essenza umana non possiede una realtà vera.
La lotta contro la religione è dunque mediatamente la lotta contro quel mondo, del quale la religione è l’aroma spirituale.

La miseria religiosa è insieme l’espressione della miseria reale e la protesta contro la miseria reale. La religione è il sospiro della creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, così come è lo spirito di una condizione senza spirito.
Essa è l’oppio del popolo.
Eliminare la religione in quanto illusoria felicità del popolo vuol dire esigerne la felicità reale. L’esigenza di abbandonare le illusioni sulla sua condizione è l’esigenza di abbandonare una condizione, che ha bisogno di illusioni.
La critica della religione, dunque è, in genere, la critica della valle di lacrime, di cui la religione è l’aureola.

La critica ha strappato dalla catena i fiori immaginari, non perchè l’uomo porti la catena spoglia e sconfortante, ma affinchè egli getti via la catena e colga i fiori vivi.
La critica della religione disinganna l’uomo affinchè egli pensi, operi, configuri la sua realtà come un uomo disincantato e giunto alla ragione, affinchè egli si muova intorno a se stesso e perciò, intorno al suo sole reale.
La religione è soltanto il sole illusorio che si muove intorno all’uomo, fino a che questi non si muove intorno a se stesso.

È dunque compito della storia, una volta scomparso l’al di là della verità, quello di ristabilire la verità dell’al di qua.
È innanzi tutto compito della filosofia, la quale sta al servizio della storia, una volta smascherata la figura sacra dell’autoestraneazione umana ( * ), quello di smascherare l’autoestraneazione nelle sue figure profane.
La critica del cielo si trasforma così nella critica della terra, la critica della religione nella critica del diritto, la critica della teologia nella critica della politica.

( * ) Autoestraneazione umana è il processo attraverso il quale l’uomo “perde” se stesso facendosi altro, ed esteriorizza la propria essenza dando luogo ad una realtà o ad un oggetto ideale che viene subito come autonomo o trascendente. È sinonimo di alienazione.

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