I MUSICANTI DI BREMA – Fiaba dei Fratelli Grimm

I MUSICANTI DI BREMA

Fratelli Grimm, Roberto Piumini, Nicoletta Costa

Introduzione

I musicanti di Brema (in tedesco Die Bremer Stadtmusikanten) è una fiaba tedesca narrata dai fratelli Jacob e Wilhelm Grimm.

È notissima la fiaba dei quattro animali che, per sfuggire ad una sorte avversa, si allontanano dai loro padroni e decidono di formare una singolare orchestra di suonatori ambulanti. La città di Brema, in Germania, li ha voluti ricordare con una graziosa scultura in bronzo di Gerhard Marcks, posta a fianco del portone occidentale del vecchio Municipio.

Recensione



Un uomo aveva un asino che per parecchi anni aveva, di buona voglia, portato i sacchi al mulino, ma ormai s’era fatto vecchio e debole, sicché diventava di giorno in giorno meno buono al lavoro. Il padrone già pensava di risparmiar la spesa della biada levandolo dal mondo, sicché l’asino, fiutato il vento cattivo, un bel giorno scappò e si mise in via per andare a Brema.
“Laggiù – pensava – potrò far parte della musica cittadina”.
Dopo un po’di strada trovò un cane da caccia che ansava come uno che ha fatto una gran corsa.
– Ehi là, mastro Addenta! – domandò l’asino. – Com’è che sei così ansante?
– Son vecchio – rispose il cane – e m’indebolisco un giorno più dell’altro, tanto che non posso più neppure andare a caccia, e siccome il mio padrone mi voleva ammazzate, sono scappato via; ma ora come farò a guadagnarmi il pane?
– Senti – disse l’asino – io vado a Brema per iscrivermi nella banda civica. Vieni con me e soneremo insieme: io il mandolino e tu il tamburo.
II cane fu contento e andarono avanti insieme. Non erano andati molto che incontrarono un gatto che se ne stava a sedere mogio mogio lungo la via, con un muso da funerale.
– Ohé, Baffilustri! – disse l’asino. – Che t’è successo che sei così di malumore?
– E potrei esser di buon umore con la disgrazia che mi aspetta? – rispose il gatto. – Siccome sto invecchiando e i denti mi si spuntano e sto a far le fusa sulla stufa a piuttosto di andare a caccia dei topi, la mia padrona mi voleva affogare. Io son riuscito a scappar via, ma ora dove me ne devo andare?
– Vieni a Brema con noi: tu t’intendi di musica notturna, potrai ben fare il bandista.
Al gatto piacque la proposta e andò con quegli altri due. Presto i tre fuggiaschi arrivarono a un castello e lì, davanti al portone, un galletto cantava a perdifiato.
– O Testarossa – disse l’asino – tu strilli da levar di cervello. O che hai?
– Annunzio il tempo buono, – rispose il gallo, – perché oggi è il giorno che la Madonna ha lavato le camicine al Bambino Gesù e le vuole asciugare; domani è domenica, ci saranno degli invitati, e la padrona, senza pietà, ha detto alla cuoca che domani mi metta in pentola e stasera mi tiri il collo. Per questo oggi grido con tutta l’anima per l’ultima volta.
– O senti, Testarossa – gli disse allora l’asino – vuoi venir con noi, invece? Noi si va a Brema: e tu del resto, qualcosa meglio della morte lo troverai dappertutto. Tu hai una bella voce, e quando saremo tutt’insieme faremo un’orchestra stupenda.
Il gallo si persuase e se ne andarono tutti e quattro.
In una giornata però non potevano arrivare alla città, e verso sera si trovarono in un bosco dove pensarono di passar la notte. L’asino e il cane si sdraiarono sotto un grand’albero, il gatto e il gallo andarono sui rami, ma il gallo, per esser più sicuro, volò proprio in vetta in vetta.
Prima di addormentarsi, il gallo si guardò intorno da tutte le parti e gli sembrò di vedere un lumicino lontano lontano, sicché gridò ai suoi compagni che in quei pressi ci doveva essere una casa, giacché si vedeva luce. Allora l’asino disse:
– Alziamoci dunque e andiamo laggiù, perché questo qui non è un gran bell’alloggio davvero!
Il cane per conto suo pensò che qualche osso con un po’ di carne attaccata gli avrebbe fatto proprio comodo, sicché si misero tutti in via nella direzione della luce. E la luce diventò sempre più grande e più chiara, finchè arrivarono davanti ad una casa di briganti molto ben illuminata.
L’asino, essendo il più grande, s’avvicinò alla finestra e guardò dentro.
– Che cosa vedi tu, nobile destriero? – domandò il gallo.
– Che cosa vedo? Una tavola apparecchiata e imbandita con ogni ben di Dio e, torno torno a sedere, ci son dei briganti che se la godono.
Davvero! Se ci fossimo noi invece di loro!
Le bestie tennero consiglio sul modo di scacciar i briganti da quella casa e, alla fine, il mezzo lo trovarono.
L’asino si mise alla finestra con le due zampe davanti; il cane montò sulla schiena dell’asino; il gatto s’arrampico sul cane, e il gallo volò su tutti e si mise sulla testa del gatto. Appena fatto questo, a un dato segnale, i quattro musicanti cominciarono la loro musica: l’asino ragliò, il cane abbaiò, il gatto miagolò e il gallo cantò; poi si precipitarono nella stanza con tale impeto da far trillare tutti i vetri della finestra. A quel frastuono i briganti balzarono in piedi spaventati credendo che fossero entrati gli spettri in casa e scapparono via per la foresta come avessero le ali.
Allora i quattro amici si misero a tavola a far onore a quel. ch’era rimasto: e mangiarono con tanta avidità come se avessero dovuto imbottirsi lo stomaco per un mese. Poi spensero i lumi e cercarono un posto per dormire, ognuno secondo la sua natura. L’asino si sdraiò sul concime, il cane dietro la porta, il gatto sul fornello, accanto alla cenere calda, e il galletto si appollaiò sopra una trave: e stanchi com’erano del lungo cammino presto tutti s’addormentarono.
Dopo mezzanotte, i briganti videro che nella casa non c’era più luce e tutto pareva tranquillo, sicché il loro capo disse:
– Abbiamo fatto male a lasciarci prendere dalla paura.
E ordinò ad uno di andar ad ispezionare la casa.
Quello andò e trovò tutto tranquillo: s’avviò allora in cucina per accender un lume e subito vide gli occhi del gatto così lucenti che gli sembrarono due carboni accesi, ma quando ci accostò un fiammifero per accenderlo, il gatto non volle saper di discorsi, gli si avventò al viso e lo coprì di graffi. Lui allora, pieno di paura, scappò e voleva svignarsela dalla porta di dietro, ma il cane ch’era lì sdraiato gli saltò addosso e gli addentò una gamba. Quando poi passò nel cortile sopra il concime, l’asino gli lasciò andare un bel calcio con la zampa di dietro, mentre il gallo, svegliato di soprassalto, gridava dall’alto della trave:- Chicchirichì!!
Il brigante andò via a rotta di collo, corse dal suo capo e raccontò:
– In casa c’è’ una strega maledetta che mi ha dato una fiatata sulla faccia e poi mi ha sgraffiato con le sue lunghe dita; accanto alla porta c’è un uomo con un coltellaccio che mi ha fatto un buco in una gamba; nel cortile c’è sdraiato un coso nero che m’ha picchiato con una mazza di legno, e sul tetto c’è il giudice che urla:
– “Portatelo qui il brigante! Portatelo qui! Portatelo qui!”. – Io naturalmente sono scappato via di corsa.
D’allora in poi i briganti non si fidarono più di tornare nella casa e i quattro bandisti di Brema ci si trovarono tanto bene che non vollero muoversi più.


Stretta la foglia e larga la via: dite la vostra che ho detto la mia.




I quattro suonatori di Brema – Gerhard Marcks 
Presso il portone occidentale del vecchio Municipio di  Brema


Ecco i quattro simpatici musicanti protagonisti della nota fiaba dei fratelli Grimm riportata sopra – disposti “a piramide” e raffigurati nell’atto di effettuare il loro strano concerto: lo scultore, che ama la schematizzazione delle forme, ha saputo rappresentarli nei loro caratteri essenziali con vivacità ed umorismo: a me sembra di sentire un sonoro raglio, un potente latrato, un minaccioso miagolio, dominati da un allegro e squillante chicchirichììì…..


L’osservazione della realtà, come delle opere d’arte, si compie attraverso i sensi, che portano le impressioni al cervello per tradurle in idee e sentimenti.




Gerhard Marcks (Berlino, 18 febbraio 1889 – Darmstadt, 13 novembre 1981), è stato professore nelle scuole di Belle Arti a Weimar, Amburgo e Colonia. Autorevole rappresentante dell’espressionismo tedesco del dopoguerra, si è imposto per aggraziate figure giovanili e per divertenti sculture di animali, trattate con aperto umorismo, anche se con scarso senso plastico. Durante la prima guerra mondiale ha servito l’esercito tedesco, ciò gli ha causato dei problemi di salute a lungo periodo. Quando Walter Gropius fondò la Bauhaus nel 1919 fu chiamato come insegnante. Durante il periodo nazista fu collocato tra gli artisti degenerati.
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