LA FILOSOFIA DEL RINASCIMENTO – Magia, astrologia e scienza della natura

LA FILOSOFIA DEL RINASCIMENTO
SCIENZA E FILOSOFIA DELLA NATURA

Magia, astrologia e scienza della natura

Come per il mondo umano, anche per il mondo fisico, si mira, per diverse vie, nel Rinascimento, a determinare la natura genuina delle cose. E per principii naturali – ricordiamo – s’intendono quelli accessibili all’esperienza e alla ragione, senz’alcun presupposto religioso o ricorso a forze soprannaturali.

Spunti di questa tendenza li abbiamo già rilevati innanzi. L’ultimo indirizzo filosofico della Scolastica, il nominalismo occamistico, esaltava – come sappiamo – la conoscenza intuitiva dell’individuale al di sopra dei concetti astratti. Inoltre l’aristotelismo della scuola di Padova, come abbiamo veduto, cercava nella stessa natura materiale i principii della intelligibilità delle cose. E infine pur l’indirizzo neoplatonico conteneva motivi – come la presenza di Dio nella natura e l’anima del mondo -, il cui sviluppo portava a una progressiva attenuazione del soprannaturalismo verso cui era orientato, e andava a ingrossare la corrente naturalistica.

Per queste vie e altre affini si veniva affermando l’idea dell’assoluta unità della natura e dell’ininterrotta continuità della serie di tutti i fenomeni. E nell’affermazione, per quanto inconsapevole e incompiuta, di tale idea si deve riconoscere l’alto valore dell’astrologia, così largamente diffusa nell’epoca del Rinascimento. Il mondo terrestre riceve ogni sua virtù dall’influenza del mondo celeste che in sè lo comprende. Così il dualismo tra terra e cielo è attenuato; e d’altra parte si da soddisfazione – sia pure in forma fantasiosa – a quell’esigenza dalla quale scaturirà la fisica moderna, l’esigenza di estendere la spiegazione causale a tutti gli avvenimenti. Si presume infatti di trovare nell’influenza degli astri la causa pur di quei fatti (i fatti fortuiti) che sembrano accadere per mero caso, ossia senza causa o almeno senza una causa prossima. E inoltre si ritiene al potere per questa via spiegare la natura con la natura, senza ricorrere a poteri soprannaturali, riconducendo all’azione degli astri i fatti riguardati come miracolosi, e perfino il succedersi delle religioni e il sorgere del cristianesimo.

Con ciò certamente l’uomo veniva ad essere assoggettato a una legge di ferrea necessità che tutto domina (1). Ma un’altra idea soccorreva, a ridare all’uomo il senso del suo potere sulla natura: l’idea – già da noi rilevata innanzi – che nell’uomo si compendia l’universo. Se l’uomo è il tutto e fuori di lui non ci sono che frammenti, nè deriva che egli possiede il potere d’assoggettare a sè le forze della natura.
Queste sono occulte, insegna dunque svelarle. Esse sono energia viventi, spiriti vitali, demoni; occorre dunque investigare la natura di essi, il loro modo di agire, le resistenze che incontrano, le reciproche simpatie e antipatie, le attrazioni e repulsioni; frugare instancabilmente dentro le cose per strappare loro il segreto della loro vita, la formula in cui questa si riassume, farsi quindi attivi collaboratori degli spiriti – di quelli buoni per produrre il bene, di quelli maligni per produrre il male. Ed ecco la magia , misto sorprendente di bizzarre fantasticherie e di esperienze e osservazioni preziose. Ecco gli sforzi dell’alchimia tendente alla ricerca della pietra filosofale che tutto valga a trasformare in oro, e gli sforzi della medicina tendente a cercare la panacea di tutti i mali mediante la scoperta della forza universale animatrice dell’universo. Scuola di ciarlataneria, certo: ma anche, nei più seri e fervidi apostoli, addestramento al contatto diretto con la natura, addestramento alla pratica e analisi sperimentale, approfondimento graduale di quell’idea di affinità o identità tra l’ordine dell’universo e la ragione umana, su cui è fondata tutta la scienza moderna. Il mito di Faust esprime questo momento della cultura della nostra Rinascenza (2).

Ma, oltre che dalle dottrine filosofiche dominanti l’indagine naturalistica era favorita nel Rinascimento dai bisogni generali della cultura e dalle condizioni sociali e politiche, particolarmente. italiane. Una attività industriale fervidissima; urgente la necessità di una produzione sempre più ricca e d’un più largo e svariato sfruttamento delle energie naturali in proporzione dell’ accrescersi delle popolazioni; diffuso il bisogno di sempre più rapidi mezzi di comunicazione; principi e re in gara nel proteggere e incoraggiare artisti e scienziati, che accrescessero ai loro Stati magnificenza con lo splendore delle arti e potenza con l’abilità di nuovi congegni e di macchine utilizzatrici di energie naturali in pace e in guerra. Tutti questi fattori imponevano sempre nuove questioni, insolubili per l’astrattismo della scienza scolastica dominante nelle Università, e suggerivano sempre nuove ricerche ed esperienze e calcoli (3).

Dagli stessi bisogni pratici della società del Rinascimento – da cui scaturiva la nuova meccanica – e inoltre dall’affinarsi dell’osservazione del cielo a cui l’astrologia aveva abituato le menti, sorse l’astronomia moderna. L’orizzonte geografico si allarga: la teoria eliocentrica trova nelle osservazioni e nel calcolo sempre nuove e più convincenti provo contro la teoria geocentrica tradizionale (4). Con questa non era soltanto una concezione astronomica che crollava: era la visione della realtà universale che veniva ad essere radicalmente trasformata: lo stesso fondamento del cristianesimo e della religione in genere – per cui tutto ciò che accade nell’universo, accade pel compimento del destino umano – parve per un momento che venissero minacciate. Tra cielo e terra non v’è più l’abisso che si credeva; l’universo è infinito: dove riporre allora il trono lontano e inaccessibile, su cui la fede tradizionale dei popoli e il pensiero degli antichi aveva collocato Dio?
I riflessi filosofici della rivoluzione scientifica, durante il Rinascimento, noi li rileveremo in due pensatori italiani: LEONARDO DA VINCI e BERNARDINO TELESIO.

(1) PICO DELLA MIRANDOLA, per esempio scrisse un’opera sistematica Contro l’Astrologia. Due ordini di argomenti egli adduce contro le pretese degli astrologi. notevoli l’uno e l’altro per rispetti diversi. Da un lato egli rimprovera all’astrologia di porre l’uomo, essere spirituale, alla dipendenza di corpi materiali come sono gli astri, e protesta insomma contro il materialismo inerente al naturalismo degli astrologi: essi abbassano la grandezza e dignità infinita dello spirito umano, attribuendo all’ influenza del cielo – di questo cielo sensibile e materiale – quel che di grande e di potente e di nuovo si compie nella storia umana: lo spirito si domina e si svolge con lo spirito e per virtù dello spirito. – Dall’altro lato Pico obietta all’astrologia che l’influenza degli astri sulle cose terrestri non può essere che causa remota e universale – ossia comune – degli eventi umani (che per esempio tutti i moti terrestri sono determinati e regolati ugualmente dal moto celeste); ma non ci indica le cause particolari e prossime in virtù delle quali l’efficacia di quella causa generale si viene differenziando (ad esempio: la differenza dei moti delle diverse cose che sono sulla terra); questo significa spiegare veramente le cose, e questo non si può ricavare che dall’esperienza delle singole sfere dei fenomeni, “ex propriis principiis”.

(2) La più larga influenza nella diffusione delle idee e pratiche magiche, specie nella loro applicazione alla medicina, l’ebbe lo svizzero TEOFRASTO DI HOHENHEIM, detto PARACELSO (1493-1541), le cui opere sono appunto un misto di ciarlataneria e di osservazioni e esperienze preziose. E con lui può esser citato per lo stesso riguardo il già ricordato CORNELIO AGRIPPA DI NETTESHEIM, di Colonia (1486-1535).
Tra gli italiani che contribuirono più potentemente al rinnovamento della scienza pur traverso le fantasticherie astrologiche e magiche, sono degnissimi di menzione il medico e matematico insigne GEROLAMO CARDANO di Pavia (1501-1576), per i suoi scritti De subtilitate, De rerum natura etc., e GIAMBATTISTA DELLA PORTA, di Napoli (1530-1615), autore di una Magia naturalis e fondatore a Napoli dell’Aceademìa dei Segreti, dove non potevano essere ammessi se non quelli che avessero scoperto qualche nuovo segreto di filosofia naturale.

(3) Per la soluzione dei nuovi problemi si ricorre anche all’ insegnamento degli antichi: ma tra questi è Archimede l’autore preferito, lo scienziato siracusano del III secolo a.C. E ciò che dai suoi scritti si vuole imparare è non soltanto un complesso di verità scientifiche da accrescere e sviluppare, ma anche e soprattutto il metodo atto a continuare all’infinito la sua scienza: metodo fondato sulle due colonne dell’esperienza e del calcolo.

(4) La cosmologia aristotelico-tolemaica dominante fino allora viene completamente rovesciata dall’opera di COPERNICO, De orbium coelestium revolutionibus (1543), in cui al geocentrismo è sostituita la teoria eliocentrica, mirabilmente confermata poi da KEPLERO (1571-1630) (vedi specialmente la sua Physica coelestis del 1609, seguita al Mysterium cosmographicum del 1597, in cui predominano idee vitalistiche, teologiche e pitagoree), con la determinazione della forma delle orbite dei pianeti e la scoperta delle leggi del loro movimento, e da GALILEI con le sue scoperte teleoscopiche dei satelliti di Giove e della legge della loro rivoluzione.


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