OSSIAN – FRANÇOIS GÈRARD

OSSIAN (1801)
François Gérard (1770-1837
Malmaison di Parigi
Tela cm 184,5 x 194,5

François Pascal Simon Gérard (Roma, 4 maggio 1770 – Parigi, 11 gennaio 1837) è stato un  pittore francese, figlio di un impiegato dell’Ambasciata di Francia e madre italiana. Visse a Roma fino a dodici anni, e l’amore per l’arte italiana  influenzò i suoi dipinti. Intorno al 1782 la famiglia si trasferì a Parigi, dove François studiò nello studio dello scultore Augustin Pajou. All’età di sedici anni, Gérard entrò nello studio di Jacques-Louis David e divenne ben presto uno dei suoi allievi preferiti, specializzato in ritratti.
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Questa tela è una ripetizione con varianti di quella commissionata da Napoleone a Gérard per il Salone Doré del Castello di Malmaison. L’opera originale, offerta a Bernadotte, andò perduta, come racconta nel 1856 il nipote dell’artista Henri, nel viaggio verso la Svezia.
La tela da questi citata era nella collezione del principe Eugenio di Beauharnais e corrisponde all’opera oggi conservata a Malmaison, acquistata dallo Stato nel 1967.
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Seduto su una pietra, avvolto in un manto color ruggine, Ossian è talmente assorto e rapito dalla musica che sta intonando sulla sua lira dorata per cantare le gesta dei compagni d’armi e dei figli perduti.
La testa si reclina malinconicamente nel doloroso pensiero, ma le mani si muovono con foga aggredendo le corde dello strumento come artigli di un uccello rapace proteso verso la preda.
Uno spasimo tempestoso scompiglia i capelli del vecchio, triste e cieco che avverte e canta la solitudine della propria esistenza, ricordando coloro che lo hanno lasciato.
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Al suono dell’arpa, fra nuvole di schiuma gelata, si materializzano le evanescenti figure di cristallo degli eroi evocati dal poeta.
Rischiarata dalla luna, compare davanti a Ossian la cara ombra del padre Fingal, con un elmo alato sul capo e assiso su una formazione nebulosa abitata anche da altre figure, come il fantasma della bella Roscrana, madre del poeta, appoggiata sul ginocchio del marito.
Dietro di loro, immerso in una chiarità irreale di tori azzurrini e verdini, fa capolino un gruppo di guerrieri accorsi ad ascoltare la melodia del compagno di tante battaglie incapace di dimenticarli. Anche il bardo Ullin, calvo ma con una lunga barba sul mento, ha risposto all’invocazione sonora e protende un braccio verso l’amico cantore, non resistendo al desiderio di riabbracciarlo anche per dimostrargli la compartecipazione al suo cordoglio.
Davanti a lui, proprio sopra la testa di Ossian, suo figlio Oscar, ucciso a tradimento, si abbandona fra le braccia della propria moglie Malvina, mentre sopra di loro due giovani donne accompagnano sulla lira il pianto dell’infelice aedo ed altre spargono fiori.
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La Lora scorre rapida fra i due gruppi di figure immersi nella gelida luce lunare che lascia appena intravedere uno sfondo paesistico dove si erge un palazzo turrito.
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L’assenza dell’Ossian di Gérard al Salon e il suo contenuto poetico

Nel 1801 sul Journal de la Décade, in un articolo relativo al Salon un critico si rammarica per la mancanza dell’Ossian, oggi noto grazie alla replica di Malmaison, che Gérard non aveva presentato perché non ancora terminato:
“Sebbene il quadro d’Ossian di Gérard non appartenga all’esposizione pubblica perché non si è veduto al Salon, esso appartiene alla gloria della scuola per non farlo conoscere. Non c’è un’azione o un carattere di Ossian che il pittore abbia trascurato, ma l’intero sistema della poesia, della mitologia del bardo gallico.
Quanto è originale e toccante questa mitologia! E lascia credere che la morte non spezza il legame dell’amore e dell’amicizia. Che si è circondati e intesi dagli altri che ci sono più cari… dopo la morte quelli che sono stati coraggiosi e virtuosi andranno ad abitare i palazzi del cielo dei loro antenati”.
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