IL PALCO (La Loge) 1874 Pierre-Auguste Renoir (1841 – 1919) Courtauld Gallery, Londra Olio su tela cm 80 × 63,5 |
Nel 1873 Pierre-Auguste Renoir ha potuto affittare lo studio di rue Saint-Georges, lontano dalla rive gauche, pieno di luce l’estate e arredato quasi soltanto con cavalletti, qualche sedia di canna, bottiglie di colori. Non è allestito alla moda, ma frequentato da amici fedeli. Ciò che lo circonda è pur sempre squallido ed egli vive in povertà. Ma è il momento in cui, stimolato da una vera frenesia di lavoro, Renoir ritrae gli amici; le modelle sono le demi-mondaines raccolte nella Butte di Montmarrte. Dopo Lise, ormai maritata, si alternano la bionda e silenziosa Nini, e Margot, scarmigliata e ciarliera. Ogni luogo gli è congeniale, lo studio come il boulevard, il giardino e il teatro. Del ’74 sono le splendide invenzioni presentate alla prima mostra della Société anonyme, da Nadar, tra cui la danzatrice di Washington e Il palco, mirabile côte à côte, come s’è scritto, che si esprime tutto in pittura radente e delicata, da restare ineffabile; davvero, come scrive il Longhi, “forse il dipinto più felice dell’età moderna”.
L’opera raffigura una modella di Montmartre di nome Nini Gueule de raie e Edmond Renoir, fratello del pittore, mentre si dilettano su un palco dell’Opéra di Parigi, uno dei maggiori enti lirici del mondo.
Il colore si stende limpido, acquista un equilibrio raro nella luce a giorno rapita da un’imminenza dei sensi immediata sui colori della robe stupenda della donna – bianco e azzurro e nero – su bianco azzurro e nero dell’uomo. Ciò accade con una fermentazione più sottile nei ritratti di Victor Chocquet sessantenne, di cui Renoir divina più che non descriva il tipo ispirato, l’occhio e il volto di questo ‘apostolo’ dell’impressionismo, come scriveva Duret.
Questo dipinto, seppur realizzato in atelier, conserva la spontaneità delle opere fatte in plein air, presentandosi agli occhi dell’osservatore con un marcato effetto di immediatezza, a tal punto da sembrare quasi un’istantanea fotografica. Brani di particolare preziosità pittorica sono l’opulento vestito della donna, il suo incarnato candido (il cui nitore viene ripreso e variato nella rosa che le adorna i capelli bruni) e gli orecchini, resi con poche, ma decise, pennellate. Edmond è colto mentre spia furtivamente gli altri astanti con il binocolo (non si cura nemmeno di guardare lo spettacolo), mentre la donna rivolge il suo sguardo all’osservatore, come se fosse in attesa di qualcosa. È evidente, tuttavia, che i due (non nella realtà, ovviamente) sono uniti da un intenso legame affettivo: Renoir lo ribadisce ponendo una continuità cromatica tra la striscia nera della veste di lei e la giacca di lui
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Autoritratto di Pierre-Auguste Renoir(1876) Fogg Art Museum, Cambridge, Massachusetts
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