COMBATTIMENTO – Giorgio de Chirico

COMBATTIMENTO (1929)
Giorgio de Chirico (1888-1978)
Civica Galleria d’Arte Moderna, Milano
Tela cm 160 x 240

“Gladiatori ! Questa parola contiene un enigma”. Così esclama il protagonista di “Hebdomeros”, romanzo pubblicato da De Chirico nel 1929, dove sono affrontati per iscritto molti altri motivi svolti contemporaneamente in pittura. Un enigma quindi, il tema, cui furono tra l’altro dedicate una cinquantina di tele, come enigmatica è l’usuale ambientazione claustrofobica: il soffitto ribassato, le pareti interrotte da finestre aperte sull’ignoto e il pavimento simile a un palcoscenico, con le assi in leggera discesa ma in inesatta prospettiva, che rende legittimo l’interrogarsi sulla realtà o la finzione di quanto vi accade.
Risulta comunque certo il modo in cui le anatomie michelangiolesche aderiscono deformandosi a magrezze di insetto, o come gli sguardi scaleni divagano ipnotizzati fuori della tela, e come ancora le posizioni incongrue, quando non volutamente comiche, si sovrappongono a costruire una piramide di movimenti cristallizzati, resi perfino più astratti dalla violenza inutile dei pugnali levati, confusi tra lance disegnate e scudi di latta.

Su tutto poi un senso di noia statica, di malinconico dejà vu o di ironico storicismo, ravvisabile anche negli altri dipinti della stessa serie. Questi realizzati nel 1929 per Leonce Rosenberg, nel complesso non dovettero sembrare dissonanti con l’arredamento impero, e talvolta secondo impero, della sala loro dedicata nell’appartamento parigino del mercante Leonce Rosenberg, a un’epoca di tale effimero rigore, di grandiosità retorica e di trionfalismi d’apparato.

Come gli altri di analogo soggetto, questo Combattimento di gladiatori era stato pensato per la Maison Dorée del mercante Leonce Rosenberg, a decorare la quale furono chiamati anche Fernand Léger, Jean Matzinger, Francis Picabia, Alberto Savinio, Gino Severini e Max Ernst. Sistemato in un deposito insieme agli altri dipinti sopravvissuti ad una vendita all’asta del 1932, è entrato nella Civica Galleria d’Arte Moderna di Milano dopo avere fatto parte della Collezione Boschi.

 

De Chirico e André Breton

Mitizzato in un primo tempo da André Breton e da altri surrealisti conquistati dalla prima produzione metafisica, De Chirico fu ripudiato quando rese inequivocabile la sua virata verso il cosiddetto “polistilismo”, o periodo della “rivisitazione del museo” cui gli stessi Gladiatori appartengono. Condannata la nuova fase stilistica pare che Breton avesse fatto incetta di tutti i quadri metafisici di De Chirico reperibili sul mercato, accusandolo di spudorato cinismo teso solo alla prospettiva di facili guadagni. Breton giustificò dichiarando: “Malgrado lui stesso…noi custodiremo intatta l’insolita speranza che ci hanno regalato le sue prime tele. Le interrogheremo fintanto che saremo in vita, senza che l’imbarazzante persona del loro autore arrivi a distogliercene”.

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Giorgio de Chirico

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