2 – ELIO VITTORINI – Vita opere

ELIO VITTORINI

Elio Vittorini (Siracusa, 23 luglio 1908 – Milano, 12 febbraio 1966) è stato uno scrittore, traduttore, critico letterario e curatore editoriale italiano.

Vittorini è l’esponente più illustre di quella generazione di scrittori che, formatisi durante il clima fascista, avvertirono ben presto il disagio di quell’ideologia angusta, provinciale e repressiva, e s’impegnarono a dare un proprio contributo alla rinascita di un’Italia democratica.

Figlio di un ferroviere, nacque a Siracusa nel 1908 e trascorse l’infanzia abitando nei piccoli centri del cuore della Sicilia. Costretto a interrompere gli studi, si recò in Friuli, ove riuscì a trovare lavoro. Autodidatta, iniziò a collaborare presso La Stampa di Torino e quindi si stabilì a Firenze, ove entrò in contatto con i redattori della rivista Solaria. Su quest’ultima cominciò a pubblicare i primi romanzi a puntate, tra i quali il più importante è Il garofano rosso (1933-34), che segnò il suo distacco definitivo dall’ideologia fascista. Segui un’opera di notevole maturità: Conversazione in Sicilia (1941). Nel 1938 Vittorini si era trasferito a Milano, dove rimase per il resto della sua vita. A causa delle sue posizioni politiche fu incarcerato per alcuni mesi. Partecipò alla Resistenza militando nelle file del PCI e a quest’esperienza si ispirò per il romanzo Uomini e no (1945). Negli anni successivi lo scrittore fu un grande operatore culturale, dapprima dirigendo la rivista Il Politecnico, poi lavorando presso le case editrici Einaudi e Mondadori. Morì a Milano nel 1966.

Portavoce del clima culturale “impegnato” che fiorì nel decennio 1940-50, Vittorini fu uno dei maggiori scrittori neorealisti. Infatti tutta la sua opera è percorsa da una grande attenzione per la realtà e per i suoi problemi: passa da un atteggiamento critico verso il fascismo (Il garofano rosso) all’aperto antifascismo di Conversazione in Sicilia, dalla denuncia delle atrocità nazifasciste alla rievocazione della lotta partigiana in Uomini e no. Tutta la sua produzione, compreso il Diario in pubblico (1957), è sorretta da una fortissima tensione morale; tuttavia Vittorini non ha mai fatto una scelta ideologica apertamente socialista, pur conservando un saldo spirito democratico. La sua aspirazione al rinnovamento è più generica: vuole denunciare l’uomo offeso, senza distinzione di classe sociale o di ideale, auspicando un mondo e una società diversi. Grande traduttore degli autori americani, mutuò da essi la tendenza a trasferire la realtà su un piano favoloso e simbolico, dando alle sue pagine un tono poetico inconfondibile. Infatti Vittorini molto spesso utilizza le parole nel loro significato molteplice, puntando sulla ricchezza di richiami e di suggestioni dei vocaboli. Occorre infine ricordare che lo scrittore non ha potuto non essere influenzato dalla cultura degli anni Trenta che ruotava intorno alla rivista Solaria e al movimento poetico dell’ermetismo, che proponevano un’attenzione nuova verso le parole e i loro significati, alla ricerca dei valori lirici sottintesi.

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