LETTERATURA DEL DOPOGUERRA
IL NEOREALISMO
La letteratura degli anni Quaranta del Novecento fu il frutto di due linee di tendenza: da un lato essa espresse l’avversione al fascismo, alla guerra e all’occupazione nazista, dall’altro portò a compimento quel tentativo di rappresentare obiettivamente la realtà dell’Italia non ufficiale, già emerso nel corso degli anni Trenta. Nacque cosi la letteratura del Neorealismo che, come spiega il nome stesso, si prefiggeva come scopo la riscoperta del mondo vero e nuovo, sorto dalle ceneri della guerra.
Due furono i temi dominanti affrontati dal Neorealismo: la Resistenza e il Meridione. Il primo emerse in numerosi racconti e romanzi, tutti ricchi di testimonianze delle esperienze vissute, percorsi dall’entusiasmo per la riacquistata libertà d’espressione e dalla consapevolezza di aver dato un contributo importante a una lotta storica. Sentimenti e rappresentazione storica si fondono in opere come Uomini e no di Elio Vittorini (1945), Il sentiero dei nidi di ragno, romanzo d’esordio di Italo Calvino (1947) e La casa in collina di Cesare Pavese (1948).
Negli anni Cinquanta, nel clima dei primi governi repubblicani del dopoguerra, il tema della guerra e della lotta di liberazione venne ripreso da Beppe Fenoglio in I ventitré giorni della città di Alba (1952), romanzo che però, contrariamente ad altri, da una parte volle ribadire il valore storico della guerra partigiana, ma dall’altra mise anche in luce l’impreparazione e l’opportunismo di molti partigiani.
Accanto alla Resistenza, l’altro tema che si compenetrò con la realtà postbellica descritta dai neorealisti fu il Meridione, quella parte della Penisola su cui maggiormente gravavano i problemi lasciati irrisolti dal fascismo. Nelle opere degli scrittori emerse una sentita partecipazione per la miseria economica e culturale delle popolazioni meridionali, ma per la maggior parte esse si limitarono a esserne documento o pura testimonianza. Tra i romanzi più alti, che seppero uscire da un rigido documentarismo, occorre ricordare Conversazione in Sicilia di Vittorini (1941), Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi (1945) e Le terre del sacramento di Francesco Jovine (1950).
Il Neorealismo riuscì a trovare un’altissima espressione nel cinema grazie ai lavori di grandi maestri quali Luchino Visconti (Ossessione, 1942; La terra trema, 1948), Roberto Rossellini (Roma città aperta, 1945) e Vittorio De Sica (Sciuscià, 1946; Ladri di biciclette, 1948).
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