ORLANDO INNAMORATO – MATTEO MARIA BOIARDO

ORLANDO INNAMORATO

MATTEO MARIA BOIARDO

Matteo Maria Boiardo (1441-1494) fu uomo coltissimo e poeta cavalleresco tra i più famosi della tradizione italiana. Conte di Scandiano, feudo della sua famiglia (dove nacque), visse quasi sempre a Ferrara, alla Corte degli Estensi, che gli affidarono varie cariche. La sua opera più importante è il poema l’Orlando Innamorato, iniziato nel 1476 e interrotto dal poeta, addolorato per la discesa in Italia di Carlo VIII (1494), alla 26ma stanza del 9° canto della terza parte.
Scrisse anche versi latini giovanili, in lode degli Estensi: dieci Egloghe, gentile imitazione di quelle virgiliane, e un Canzoniere, il migliore del Quattrocento, di intonazione piuttosto petrarchesca (ma con movimenti freschi e spontanei, gioiosi e gentili), in lode di Antonia Caprara, da lui amata e andata sposa ad altri. Poeta cavalleresco, ha della cavalleria un culto quasi nostalgico, che si esprime nei ritmi agili della sua narrazione, in una gioiosa rievocazione di energiche e primitive passioni. Lo stile, succoso e popolareggiante, risente della mancanza di lima, per cui il poema fu letto piuttosto nel rifacimento stilistico del Berni.

ORLANDO INNAMORATO

Galafrone, re del Catai, manda a Parigi la bella figlia Angelica, accompagnata dal fratello Argalìa, perché faccia perdere la testa ai paladini. Infatti tutti ne rimangono innamorati, e allorché, essendo stato Argalìa ucciso da Ferraù, la donna torna in Oriente, i due cugini Orlando e Rinaldo la seguono abbandonando Carlo Magno. E qui entra in azione l’elemento magico: Rinaldo beve a una fontana che fa dimenticare l’amore e odia Angelica; mentre questa beve a una fontana che produce l’effetto opposto, e s’innamora di Rinaldo che le resiste. Angelica è chiusa nel castello di Albraccà dal re africano Agricane; per lei combattono Galafrone, Orlando, il re circasso Sacripante, e la donna guerriera Marfisa: cavalieri cristiani e saraceni prendono tutti le armi per lei. Agricane è ucciso, e Angelica, accompagnata da Orlando, che sempre la rispetta, corre a cercare Rinaldo. Ma la donna beve ora alla fonte dell’odio, e Rinaldo a quella dell’amore, sicché ella prende a odiare il giovane che s’innamora fortemente di lei. I due cugini, ingelositi, si azzuffano: Carlo allora, per evitare le conseguenze di questa discordia, che scoppia proprio mentre Agramante minaccia Parigi, consegna la fanciulla al vecchio Namo di Baviera e decreta che ella sarà data a quello fra i due che dimostrerà maggior valore nella guerra. Ma le sorti volgono male per i Cristiani: Carlo è vinto e si chiude in Parigi assediata da Agramante. Angelica approfitta della confusione e si dà alla fuga.

Qui s’interrompe il racconto del Boiardo, e proprio da questo punto prenderà le mosse la narrazione di Ludovico Ariosto.

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