Le otto fasi de La canzone di Orlando in una sola immagine |
LEGGENDE DEL CICLO CAROLINGIO
L’imperatore Carlo Magno, subito dopo la sua morte, avvenuta nell’814, passò dalla storia nella leggenda. Era stato un sovrano saggio e nei ricordi dei posteri, a mano a mano che il suo tempo glorioso s’allontanava e la vita si inselvatichiva nella lotta dei feudi, parve un santo: era stato un prode condottiero e fu raffigurato come un eroe della fede e come un martire; era stato, insomma, un uomo superiore aI comune e parve un essere soprannaturale.
I cantastorie delle corti e delle piazze lo raffigurarono dotato di un vigore prodigioso, da giovane, tale da vincere tutte le forze terrene nemiche di Cristo e da instaurare un’età aurea di prosperità e di pace, dotato di una venerabile maestà, da vecchio, come simbolo della regalità e dell’ordine.
E intorno alla sua figura crebbe tutta una fioritura di leggende di guerra, che son rimaste care all’immaginazione del popolo sino ai giorni nostri, nella raccolta – per esempio – dei Reali di Francia e in quella di Guerino il Meschino. Ma ancor più vivamente si accese la fantasia popolare intorno alle gesta dei suoi cavalieri o conti paladini (= comites del Palatium imperiale), fra i quali primeggia Orlando.
LA CANZONE DI ORLANDO
Nell’anno 778 re Carlo combatteva in Spagna contro i Saraceni e stringeva d’assedio la città di Saragozza; ma una ribellione di Sassoni, sul Reno, lo costrinse a ripiegare in Francia.
La retroguardia del suo esercito fu attaccata e distrutta il 15 d’agosto, mentre varcava i Pirenei, da una banda di predoni baschi. Morirono in quella giornata alcuni personaggi eminenti, fra cui il conte Orlando, prefetto o governatore della Bretagna.
Da questo piccolo fatto storico nacque una delle più belle leggende eroiche e un vescovo ne trasse, ai primi del secolo XII, il poema La canzone d’Orlando, che è uno dei primi monumenti della letteratura francese.
Ecco il riassunto della Canzone.
Re Carlo combatte da sette anni in spagna contro i Mori; gli resiste soltanto ormai Saragozza, difesa da re Marsilio, col quale Gano di Maganza, cognato di Carlo e patrigno d’Orlando, ordisce un tradimento che permetterà ai Saraceni di sorprendere l’esercito cristiano fra le gole dei monti Pirenei.
La retroguardia dell’esercito cristiano, infatti, comandata da Orlando e forte di 20 mila uomini, viene assalita nella stretta di Roncisvalle da 400 mila Saraceni. Il numero prevale sul valore; Orlando, che per orgoglio non ha voluto fin da principio chiamare aiuto, si decide alfine a suonare il suo famoso corno, detto l’Olifante. Troppo tardi! L’esercito di Carlo, subito accorso, trova Orlando e i suoi tutti morti.
Dio fa ritardare quella sera il tramonto del sole, affinché re Carlo possa raggiungere gli Infedeli, sgominarli e inseguirli sino al fiume Ebro; e i Cristiani entreranno poi in Saragozza, il traditore Gano verrà giustiziato, re Marsilio morrà.
Ma l’eroe Orlando è caduto; e la sua fidanzata, Alda la bella, muore di dolore all’annuncio della notizia luttuosa.
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Battaglia di Rocisvalle nel 778. La morte di Orlando
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