GINGKO (Ginkgo biloba)

GINGKO

Ginkgo biloba

Superstite di un antico ordine, questo albero, che possiamo incontrare come elemento decorativo in un parco pubblico e come pianta da alberatura stradale, è un vero fossile vivente. Diversamente dalla Cycadaceae, e come molte Conifere, resiste alle basse temperature (fino a -20 °C). sopporta la siccità. sopravvive ai gas degli scappamenti: a questo suo buon carattere si può far risalire la ragione per cui questa pianta è sopravvissuta fino ai nostri giorni.

Nel 1712 un certo Kaemfer tornò dall’Estremo Oriente entusiasta della bellezza di alcuni alberi sacri che i monaci
buddisti coltivavano presso i monasteri: egli li chiamò Ginkgo, storpiando il nome cinese Yin-Kuo-tsu. Successivamente Linneo rese ufficiale tale errore, denominando allo stesso modo le piante che giunsero in Europa intorno al 1750.
Oggi si tende a risalire alla denominazione esatta Ginkyo, perché è stato dimostrato che la denominazione precedente è una errata trascrizione degli ideogrammi cinesi: tuttavia l’uso ha ormai consacrato il vecchio nome di questo bell’albero dalla crescita piuttosto lenta. È una specie dioica, cioè con individui che portano soltanto fiori maschili o soltanto fiori femminili: gli individui maschili, a forma slanciata, crescono di più di quelli femminili a chioma espansa. Le foglie a forma di ventaglio o meglio flabellate come si dice botanicamente perché nella forma ricordano i flabelli dei faraoni egizi, hanno sul margine una incisione più o meno profonda che le divide in due lobi.
Il fogliame dal colore verde tenero prende in autunno una smagliante tinta dorata; il legno all’interno è solcato da sottili canali resiniferi che ricordano la parentela di queste piante con le resinose più note. le Conifere. Tra impollinazione e fecondazione come in tutte le Gimnosperme. intercorre un lungo tempo. I frutti, carnosi e di un odore nauseabondo, sono fortemente irritanti: per semplice contatto possono provocare violente dermatiti e per ingestione disturbi all’apparato digerente. circolatorio e respiratorio. Le foglie, lavate e conservate in alcool, possono servire per medicare ulcere e bruciature. Allo stato fresco contengono numerose sostanze attive che agiscono come vasodilatatrici, utili nella cura della arteriosclerosi cerebrale e periferica. Questo medicamento, di innegabile utilità in geriatria, ha meritato al Ginkyo il nome certamente assai suggestivo di “albero della vita”.


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