GLI ANIMALI NELL’ARTE IN FRIULI – (Italia)

“Le opere del quinto giorno” (La creazione degli animali) – Biblioteca Arcivescovile di Udine

Anche se raramente protagonisti assoluti di sculture, pitture o miniature di casa nostra, gli animali compaiono spesso nelle opere d’arte friulane, soprattutto con funzione simbolica (cristiana in primo luogo) o decorativa.

Ne segnalerò alcuni esempi, dai mosaici di Aquileia alle pitture del XVIII secolo, nelle particelle sparse che propongo più avanti.

Per cominciare, ecco un’incisione del 1493 con “Le opere del quinto giorno” (Là creazione degli animali) nell’incunabolo “Operi de hystoriis etatum mundi” stampato a Norimberga, conservato nella Biblioteca Arcivescovile di Udine, dove in un cerchio è stilizzato un albero sul quale si sono appollaiati vari uccelli, nelle acque del fiume sguizzano pesci e sulla terra ferma stazionano altri animali.
.

L’ARAGOSTA E LA MEDUSA  

L’aragosta e la medusa – Basilica di Aquileia
La capacità d’esecuzione e d’invenzione degli antichi artisti tocca talvolta punte altissime di qualità ed è sorprendente vedere con quanta abilità si sapesse tradurre nel marmo – o in pittura e in mosaico – l’oggetto rappresentato.
Momenti di piacevole ed accattivante naturalismo offrono i mosaici della Basilica di Aquileia (aula nord, circa 320 d.C.)…, ne sono un chiaro esempio l’aragosta e la medusa (come si può notare nella foto), vivacizzate da brillanti colori.
Nella basilica di Aquileia si possono ammirare moltissimi mosaici del sec. IV raffiguranti pesci e pescatori.
.

L’ASINO

Fuga in Egitto – Edicola presso la chiesa di San Vidotto (Camino Al Tagliamento UD)
È uno degli animali più frequentemente raffigurati dagli artisti, in quanto è presente in due dei momenti maggiormente significativi del Nuovo Testamento: la Nascita di Cristo e la Fuga in Egitto.
Solo raramente compare in scene di vita quotidiana (per lo più negli ex-voto).
Nelle immagini si vede l’asinello in un corposo dipinto del bergamasco Vincenzo Orelli nella parrocchiale di Varmo (La Fuga in Egitto, 1775) ed in una spiritosa interpretazione di un detto popolare dovuta a Jacum pitór (Spessa, circa 1930).
Ho incontrato sulla mia strada,  nei pressi della  la chiesa di San Vidotto (Camino Al Tagliamento UD), un’edicola con un affresco recente raffigurante la fuga in Egitto.
.

L’AQUILA

E’ il simbolo dell’Evangelista Giovanni e come tale la si ritrova in numerosi dipinti, soprattutto affreschi, nei quali viene raffigurato il Santo.
E’ facile incontrarla nella volta del coro di chiese e chiesette, da secoli ormai decorate con le figure degli Evangelisti.
L’ho incontrata in due effigi, a Ravosa (pittore Bernardis, 1936) ed a San Marco del Friuli (pittore Ettore Rigo, 1902).
.

IL BUE

Solco primigenio – Museo Archeologico di Aquileia
Tra i tanti buoi di cui si incontrano le immagini nelle pitture o nelle sculture friulane, meritano certamente di essere ricordati quelli che furono protagonisti di uno dei momenti più importanti della storia del Friuli, la fondazione – da parte dei Romani – della colonia di Aquileia avvenuta nel 181 a.C.
La rappresentazione della traccia del solco primigenio ci è rimasta in una lastra scolpita agli inizi del primo secolo dopo Cristo e conservata nel Museo Archeologico di Aquileia: vi si vedono sei personaggi – di cui cinque togati -, ed una coppia di buoi parati a festa, con bende e sonagli, che trascinano il vomere.
Buoi li ho trovati anche in un ex-voto del 1797 nella chiesa di Sant’Antonio abate a Nespoleto.
.

IL CANE

San Rocco e il cane
È l’amico per eccellenza dell’uomo e pertanto lo si trova spessissimo in quadri e sculture.
Accompagna solitamente il San Rocco, ma entra di diritto anche nelle scene di carattere familiare o in quelle sacre alle quali gli artisti hanno voluto dare un tono domestico.
Si possono vedere due settecenteschi paliotti d’altare, uno nella parrocchiale di Pozzecco con un cagnolino accanto all’apostolo inginocchiato in un’Ultima Cena…. , e un altro nella chiesa di San Vidotto: fresco e piacevole il particolare del cagnetto che sbuca di sotto la tovaglia durante la Cena di Emmaus.

LA CHIOCCIOLA

La chiocciola – Basilica di Aquileia
Coppa di chiocciole sul pavimento della Basilica di Aquileia

Come tutti gli animali che strisciano, è simbolo – per la religione cristiana – di oscurantismo, di mancanza di fede.

In tale veste appare talvolta (ad esempio nel fonte battesimale della parrocchiale di Ciconicco), ma più spesso viene “adoperata” come puro e semplice (e grazioso) elemento decorativo e naturalistico.
Così nel mosaico dell’aula nord (IV secolo d.C.) della Basilica di Aquileia, così nell’acquasantiera (XVI secolo) della chiesa di Flambruzzo.

LE CAVALLETTE

Non erano soltanto un flagello biblico, le cavallette: erano purtroppo di casa anche in Friuli e delle loro devastanti invasioni si hanno frequenti memorie (in una famosa lapide del 1477 nella chiesa parrocchiale di Tricesimo, ad esempio).’
Forse nel ricordo di tragedie passate, il pittore Pomponio Amalteo le adopera come motivo ornamentale in alcuni dei ritratti (nel nostro caso quelli del profeta Geremia e di San Matteo) con cui decora nel 1533 il soffitto a cassettoni della chiesa di San Giovanni Battista a Gemona.

IL CAVALLO

E’ l’animale maggiormente presente nelle opere d’arte del passato, sacre o profane che siano.
Vi entra di diritto come animale adoperato nei lavori domestici, come mezzo di locomozione, nelle scene di guerra, nei monumenti.
Diversissimo è, naturalmente, il modo di rappresentarlo…, ho incontrato due scene che ne sono un esempio.
Stilizzata, geometrizzante, acorporea la miniatura “La queste del Saint Graal”, sec. XIII, Biblioteca Arcivescovile di Udine)…, piena di forza, di movimento invece la pittura di Giovanni Antonio Pordenone “La caduta di San Paolo”, Duomo di Spilimbergo, 1524).

IL CERBIATTO

Anche il cerbiatto è un simbolo cristiano (il cervo che si abbevera alla fonte è l’anima che si abbevera di Dio) e come tale è facile trovarlo nei bassorilievi di epoca paleocristiana.
Particolarmente amato per la dolcezza del suo sguardo e per la grazia del portamento (infiniti richiami nella Bibbia, dai “Salmi” al “Cantico dei Cantici”), compare nelle opere d’arte rinascimentali – in miniatura soprattutto – in funzione “ornamentale”.
Due splendidi esempi si possono trovare nel “Libro d’ore” del 1479 conservato nella Biblioteca Arcivescovile di Udine.
.

IL DROMEDARIO E IL CAMMELLO

Rachele che nasconde gli idoli rubati – Tiepolo
Il mondo favoloso della Bibbia, che i sacerdoti facevano conoscere con la loro parola al devoto popolo friulano, spesso veniva visualizzato da artisti che avevano solo vaghe idee della fattura di bestie mai viste.
Così il pittore della chiesetta di San Leonardo a Variano affresca, nella prima metà del sec. XVI, un improbabile dromedario che porta in groppa una scimmietta che suona il flauto (era una delle maggiori attrazioni dei “circhi” di allora).
Bravissimo invece il Tiepolo che “fotografa” due cammelli nel noto affresco con “Rachele che nasconde gli idoli rubati” all’Arcivescovado di Udine (1727-1728).
.

IL FALCONE

Biblioteca Guarneriana di San Daniele del Friuli
Adoperato per la caccia, il falcone è raramente rintracciabile nell’arte friulana, che per lo più è di carattere sacro.
Uno degli esempi più freschi ed accattivanti è quello dell’affresco raffigurante la caccia con il falcone nella serie dei mesi, nella chiesetta di San Pietro in Magredis di Povoletto (sec. XV).
Piacevolissimo è anche l’esemplare miniato nel codice con le “Sentenze di Pietro Lombardo” della Biblioteca Guarneriana di San Daniele del Friuli (sec. XII).

IL GALLO

Un gallo coloratissimo si trova in una delle pagine dello sfarzoso codice francese “Breviarum Viennense” del secolo XV conservato nella Biblioteca Guarneriana di San Daniele, ed è uno dei tanti animali miniati che contribuiscono a vivacizzare il volume.
Un altro gallo compare sulle mura di una città fortificata presa d’assedio, affrescata nella chiesa di San Leonardo a Variano (sec. XVI): pittura ingenua e tecnicamente rozza ma di grande forza narrativa.
.

IL GAMBERO

Ultima Cena  –  Chiesetta di San Martino ad Erto

Non è ben chiaro il perché, ma spesso sulle tavole imbandite delle Ultime Cene quattro-cinquecentesche compaiono, accanto a pesci ed agnelli, gamberi di fiume.

Così, per fare un esempio, in Santa Maria dei Battuti a Valeriano (sec. XIV) ed in Sant’Andrea a Griis (1534).
Così nella distrutta chiesetta di San Martino ad Erto, in cui una “Ultima Cena” di disarmante ingenuità (tale da ricordare certi momenti della pittura istriana del secondo Quattrocento), presentava numerosi vivacissimi gamberi sparsi sulla tovaglia. (Nel 1963 la chiesetta è stata rasa al suolo dal disastro del Vajont. Anche l’affresco dunque è scomparso nel dramma di quella terribile sera).

LA GIRAFFA

Scrive Giorgio Vasari (1568) che Giovanni da Udine “si dilettò sommamente di fare uccelli di tutte le sorti, di maniera che in poco tempo ne condusse un libro tanto vario e bello, che egli era lo spasso ed il trastullo di Raffaello”.
Libro purtroppo perduto che ci impedisce di conoscere fino in fondo l’abilità di disegnatore del grande friulano.
Un campionario interessante del suo mondo fantastico è tuttavia rintracciabile negli affreschi del soffitto di una stanza del Palazzo Arcivescovile di Udine in cui Giovanni, accanto ad una quantità e varietà notevole di volatili inserisce anche animali esotici, come una giraffa ed una scimmietta.
.

 IL LEONE

 Il leone di San Marco nel Palazzo Comunale di Venzone

Vedi qui file originale

E’ il simbolo dell’Evangelista Marco e come tale lo si vede nelle tante chiese friulane nelle quali sono raffigurati i quattro Evangelisti.
E’ però anche il segno del dominio, sulla nostra terra, della Serenissima Repubblica di Venezia.
Molti leoni in bassorilievo si trovano ancora scolpiti in case e palazzi del Friuli: altri, sono stati scalpellati dai Francesi dopo la Pace di Campoformido.
Si può ammirare il quattrocentesco leone di San Marco nel Palazzo Comunale di Venzone, a sinistra nella casa della Comunità di Fagagna (sec. XVI).

LA LEPRE

La miniatura veneta ed emiliana dei secoli XV e XVI si caratterizza per l’esuberante parte ornamentale che rende le pagine fastose per invenzioni e colori.
Nelle ricche cornici compaiono motivi floreali, mascheroni e – dentro a tondi, losanghe, rettangoli – raffigurazioni animali.
Anche il Friuli conserva codici di tal genere con cerbiatti, anatroccoli, cigni, lepri: queste ultime si trovano sia nel veneto “Libro d’ore” del 1479 della Biblioteca Arcivescovile di Udine, sia nell’Antifonario I dell’Archivio Pievanale di Spilimbergo dell’inizio del XVI secolo (miniature dell’udinese Giovanni de Cramariis).
.

IL MAIALE

Sant’Antonio abate
Accompagna spesso la figura di Sant’Antonio abate, protettore del bestiame, il cui culto è largamente diffuso in Friuli così come in tutte le altre regioni agricole… ed il “purcìt di Sant’Antoni” – che ricorda un’usanza ormai tramontata – ha nella nostra terra un ben preciso significato.
Vastissima l’iconografia: possiamo ammirare un maiale nel manoscritto dell’archivio Capitolare di Udine (sec. XIV-XV)…, poi un particolare miniaturizzato (1479) nei “Capitoli e statuti della Veneranda Fraterna degli Schiavoni di Udine” nella Biblioteca Comunale della città.

L’OCA

Non mi è stato facile reperire questo animale nell’arte del passato.
Se ne trova tuttavia un esempio in una gustosa e un po’ misteriosa scenetta disegnata nell’ultimo foglio del manoscritto “Sermones cattolici”, conservato nella Biblioteca Comunale di Udine e risalente alla fine del secolo XIII.
Vi si vede un popolano (“Martinus amicus vini”) che offre al patriarca Raimondo della Torre due oche dicendo… “Toite queste oche”…, ed il patriarca risponde… “Ben es ocha”! (Una volta si pagava un debito con gli animali domestici).
.

L’ORSO

Volta dell’Oratorio della Purità di Udine 
Abitava comunemente le montagne del nostro Friuli, nei secoli passati.
Ciò non ostante non lo si trova presente nelle opere d’arte se non in casi rarissimi.
Un bell’esempio è quello dell’affresco monocromo che Giandomenico Tiepolo condusse nello “Oratorio della Purità” di Udine (1759), con la raffigurazione dell’episodio biblico “Eliseo ed i fanciulli aggrediti dagli orsi”.

IL PAVONE

I mosaici romani e paleocristiani di Aquileia testimoniano non solo della incredibile capacità tecnica di quegli antichi artisti, ma anche del loro spiccato senso del naturalismo.
Molte le raffigurazioni di variopinti pavoni: tra esse una ritrovata in una casa di età imperiale, elegante nella visione centrale, e un’altra, databile al 390 circa, già nell’abside della Basilica della Beligna ed ora nel Museo di Monastero.
.

LE PECORE

Giacobbe e le verghe – Sezza di Zuglio
Quello del pastore è un mestiere ormai quasi del tutto scomparso in Friuli, ma fino alla fine del secolo scorso la pastorizia si praticava addirittura nella periferia udinese ed era cosa normale che greggi di pecore punteggiassero il paesaggio friulano, Per tale motivo, frequenti sono – nei dipinti – le raffigurazioni di pecore e pastori.
Ne ho incontrato un paio di esempi in un particolare della celebre “Natività” di Giovanni Antonio Pordenone in Santa Maria dei Battuti di Valeriano ed in un dipinto di Nicola Grassi nella chiesa di Sezza di Zuglio (“Giacobbe e le verghe”, circa 1732).
.

LA SCIMMIA

Museo Arcivescovile di Udine
“Che strana gente c’è nel mondo – disse un contadino -. E vide una scimmia”.
È un proverbio fiammingo del XV secolo, tradotto in pittura da quel grande artista che fu Peter Bruegel, ed indica quale fosse lo stupore che accompagnava un tempo (ma anche pochi anni fa, prima che la massificazione dell’immagine rendesse edotti tutti di tutto) la vista di una scimmia.
La quale veniva portata in giro per le città per suscitare interesse e riso e permettere al suo proprietario di poter campare.
Ovviamente scarse sono le immagini di scimmie nell’arte del Friuli.
Senza dimenticare quella che Giovanni da Udine mette in gabbia negli affreschi all’Arcivescovile di Udine (metà del XVI secolo) e che ha un’espressione di infinita malinconia, voglio qui ricordare due scimmiette miniate negli Antifonari dell’Archivio Capitolare di Udine, entrambe della fine del XIV secolo.
La prima, a sinistra, magra e scheletrica, è vista di profilo e sta accanto agli stemmi del committente del codice n° 30…, la seconda – tipico esempio della miniatura emiliana del Trecento, scanzonata e dissacrante – è vista in piedi mentre solleva con le mani due salmoni. Appartiene al codice n° 23.
.

IL SERPENTE

Cappella Manin a Passariano –  Francesco Fontebasso.
Serpente-demonio, serpente tentatore.
I dipinti nei quali si tratta il tema del peccato originale (non numerosi in Friuli) vedono spesso il serpente “umanizzato”.
Ho potuto ammirare due piacevoli esempi in un affresco del 1534 nella chiesa di Sant’Andrea a Griis, dovuto forse a Gaspare ed Arsenio Negro, ed in un quadrone conservato nella sagrestia della Cappella Manin a Passariano, attribuito al pittore settecentesco veneziano Francesco Fontebasso.
.

IL LEONE

Leone di San Marco – Maniago
Ancora immagini del leone legate alla figura dell’Evangelista Marco.
Lo si può osservare negli affreschi di Ettore Rigo nella parrocchiale di San Marco del Friuli (1902) e di Sebastiano Santi (XIX secolo) nella chiesa di Paderno.
A destra, particolare di un grande affresco di Rocco Pitacco (metà sec. XIX) nella parrocchiale di Talmassons con San Marco che siede sul trono di Aquileia.
Un affresco del 1570 raffigurante il leone di San Marco lo possiamo ammirare su una facciata di un edificio a Maniago.

LA TARTARUGA E IL GALLO

La tartaruga e il gallo – Basilica di Aquileia
La tartaruga si trova sempre, salvo rarissime eccezioni, unita al gallo in una scena di lotta che viene interpretata come la lotta della luce (il gallo) contro le tenebre (la tartaruga) e quindi della fede contro il paganesimo.
Molti esemplari a mosaico li possiamo gustare nella basilica di Aquileia, uno in particolare nell’aula nord (c. 320 d.C.), e un altro nell’aula sud (c. 380 d.C.):
.

GLI UCCELLI 1

Mosaico nella basilica di Aquileia
Anche se il culto di San Francesco non è diffuso in Friuli, fin dal XIII secolo (con la conseguente erezione di chiese in Udine e Cividale, Spilimbergo e Portogruaro), non molte sono le raffigurazioni pittoriche relative alla vita del Santo.
Il noto episodio della “Predica agli uccelli” é tuttavia presente in un codice duecentesco dell’archivio della Chiesa Metropolitana di Gorizia, un “Passionarium” di fattura aquileiese…, al foglio 275 un ingenuo ma suggestivo disegno introduce il capitoletto dedicato alla “Vita Beati Francisci”.
.

GLI UCCELLI 2

Chiesa di Rivis – Sedegliano
Frequentissime, nei fregi della coppa dei fonti battesimali e delle acquasantiere del periodo rinascimentali, le raffigurazioni animali.
Il più delle volte si tratta di uccelli scolpiti mentre beccottano delle bacche.
Ho visto due ammirevoli esempi nell’acquasantiera della chiesa di Flambruzzo (sec. XVI, a sinistra) e nel fonte battesimale della parrocchiale di Rivis (sec. XVII, a destra).
Le sculture, alquanto rozze, sono di certo dovute a scalpellini locali.

LA VOLPE

È il simbolo dell’astuzia sottile e come tale è una delle bestie preferite dai narratori medioevali.
Protagonista incontrastata di tanti e tanti racconti, in Friuli è presente in un poemetto “Rainaldo e Lisingrino” (la volpe e il lupo) inserito in un codice miscellaneo della Biblioteca Arcivescovile di Udine.
Opera veneta del XIV secolo, le miniature (scarsamente colorate e con una forte linea di contorno che evidenzia l’elemento grafico più che quello plastico) sono di tono schiettamente popolaresco.
A sinistra, il re leone e la volpe Rainaldo…, a destra, un contadino mostra ad un altro la volpe su un albero.
.

LE TORTORELLE

Tortorelle – Lucio Candido – Cappella di Villa de’ Claricini a Bottenicco di Moimacco
Vennero portate da Giuseppe e Maria al tempio il giorno in cui Gesù fu circonciso.
Nell’arte cristiana sono dunque spesso presenti essendo numerosissime le raffigurazioni relative all’episodio della Circoncisione.
Nel “Missale Romanum” ms. 12 dell’Archivio Capitolare di Udine ho potuto ammirare un’iniziale miniata (sec. XV) …, e in un altro particolare di un dipinto di Lucio Candido (circa 1700) nella Cappella di Villa de’ Claricini a Bottenicco di Moimacco: è la copia di un quadro del Pordenone.
.

ANIMALI CURIOSI

Giorgio Liberale da Udine (1527 – c. 1579)
Uno dei libri maggiormente diffusi nei secoli scorsi fu il celebre, e più volte ristampato, “I discorsi di M. Pietro Andrea Matthioli sanese medico cesareo et del serenissimo Principe Ferdinando Archiduca d’Austria ecc. nelli sei libri di Pedacio Dioscoride Anarzabeo della materia medicinale”, stampato “in Venetia, appresso Vincenzo Valgrisii, MDLXVIII”.
Autori delle bellissime incisioni di piante ed animali furono l’udinese Giorgio Liberale ed il tedesco M. Wolgfang Maierpeck.