PROSPETTIVA CON PORTICO – CANALETTO

PROSPETTIVA CON PORTICO (1765)
Giovanni Antonio Canal, detto il CANALETTO (1697-1768)
Olio su tela cm 131 x 93
Museo dell’Accademia, Venezia

L’artista ci offre una istantanea di vita quotidiana, a metà strada fra la realtà e la fantasia, che si svolge sotto il portico di un superbo palazzo in una calle di Venezia. All’ombra dell’alto porticato a due piani, visto di scorcio, sostenuto da esili ed  eleganti colonne con capitelli finemente decorati, sono dei commercianti dediti alle loro attività, come la donna seduta su uno sgabello e il bambino sistemato a ridosso della colonna che vende la sua povera mercanzia a un elegante uomo.
Ciò che succede sotto il portico è osservato con curiosità da un uomo che si affaccia dal parapetto, la cui diagonale si contrappone a quella della grandiosa scalinata; questa introduce al piano superiore una lunga galleria illuminata da ampie vetrate. Nel cortile è un uomo con una canna che suggerisce che al di sotto della scalinata scorre un corso d’acqua; davanti a lui la facciata color rosa di un altro palazzo, sormontata da un grande vaso con un agave. Al di là del cancello, la cui sovrapporta è in ferro battuto a bande incrociate, si intravede un elegante edificio illuminato dalla luce solare.
Si tratta di un ennesimo «capriccio» con il quale Canaletto, grazie all’estrema precisione prospettica e alla capacità descrittiva della realtà oggettiva, ribadisce la sua grande abilità tecnica.

L’opera, firmata e datata “Anton 1765”, venne donata dallo stesso Canaletto all’Accademia di Venezia come ringraziamento della sua nomina a membro della prestigiosa istituzione. In onore dell’artista l’opera fu esposta nel 1777 in piazza San Marco per la festa della Sensa, e Zanetti ne parla nella seconda edizione della sua opera sulla pittura veneziana pubblicata nel 1792.
In passato l’opera ha conosciuto una grande popolarità, tanto che ne esistono ben otto repliche e venne incisa nel 1779 da Joseph Wagner.

La Camera OttIca di Canaletto

Grazie ad un considerevole numero di testimonianze dell’epoca sappiamo che gli artisti dediti alla “veduta”, quindi anche Canaletto, si avvalevano della “Camera ottica” per meglio cogliere lo scorcio che volevano ritrarre.
Questo strumento è costituito da una scatola munita di una lente e di uno specchio che, come una macchina fotografica, proietta l’immagine su un vetro sul quale era sistemato un foglio dove tracciare il profilo della veduta individuata. Questo “Occhio artificiale”, come lo chiamava il veneziano Francesco Algarotti, permetteva all’artista di tracciare uno schizzo d’insieme con una precisa indicazione dei punti di fuga della prospettiva e la corretta sistemazione di ciascun elemento; infine l’artista portava a termine il lavoro nell’atelier.

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