IL DANNUNZIANESIMO

IL DANNUNZIANESIMO

La personalità e l’opera di Gabriele D’Annunzio non sono interessanti solo per la storia della letteratura italiana – il che sarebbe ovvio – ma hanno anche una straordinaria importanza per la influenza larghissima che ebbero sulla società italiana, cioè sulle idee, sui comportamenti, sui gusti di un periodo che va dagli ultimi decenni dell’Ottocento all’avvento del fascismo. È logico e comprensibile che un poeta influisca, con la sua opera, sul suo pubblico e sui suoi contemporanei, ma si tratta però di stabilire la larghezza, l’entità di questo pubblico. Poeti come Carducci o PascoliMontale hanno certamente esercitato influenza e suggestioni ma in un settore per così dire limitato, su un pubblico costituito da specialisti, da intellettuali, da persone colte che hanno familiarità con la produzione poetica. ‘

L’influenza di D’Annunzio si esercitò su settori di gran lunga più larghi, e per varie ragioni. Anzitutto egli non fu solo poeta, ma romanziere e drammaturgo: è evidente che un romanzo trova più lettori che un’opera di poesia, e una rappresentazione teatrale esercita, per la messa in scena e per il fascino degli attori, suggestioni più immediate che una lirica. Quindi il mezzo, il canale di comunicazione scelto da D’Annunzio gli assicura già un più largo pubblico: e lui di questo è consapevole e la sua è una scelta cosciente.

Ma, – e questa è la seconda ragione della sua influenza – di che cosa parlano questi romanzi e questi drammi? Pur nella varietà dei personaggi e degli intrecci, si possono individuare temi, personaggi e situazioni costanti. I protagonisti sono generalmente personalità di eccezione ben decise a realizzare, al di la delle comuni norme, la loro volontà di affermazione e di potenza e a vivere una vita che si distingua da quella comune e “volgare” per le eccezionali esperienze, per la raffinatezza morbosa che unisce violenza e lussuria, per il “bel gesto” nel quale confluiscono ardimento, disprezzo del comune modo di vivere, gusto _dell’insolito, affermazione spregiudicata delle proprie caratteristiche di “superuomini”.

Orientamenti e gusti del genere erano già largamente diffusi nella cultura e nella letteratura europee, ma D’Annunzio li divulga con le sue opere in Italia e accentua la componente antidemocratica che in essi era implicita. Vale a dire: l’esaltazione di una simile tipologia umana significava rifiutare i principi democratici ed egualitari, teorizzare il dominio di questi uomini d’eccezione, invitare una oligarchia nuova a riprendere le redini per domar le moltitudini» come testualmente dice il protagonista del romanzo “Le Vergini delle rocce“.

Questa concezione della vita e della politica, suggestivamente presentate inoltre con le capacità artistiche e gli artifici formali di cui D’Annurzio era maestro, influenzarono non solo larghissimi strati di intellettuali, ma anche di impiegati, di piccolo-borghesi che, insoddisfatti della grigia mediocrità della vita giornaliera, sognarono sulle pagine di D’Annunzio, amori raffinati, donne fatali, dimore di sofisticata raffinatezza, bei gesti attraverso i quali realizzarsi come “superuomini”. D’Annunzio alimentava così un groviglio di sentimenti e di idee che avrebbe trovato sfogo poi nell’interventismo (la guerra vista come occasione di gesti eccezionali, di ardimento e di violenza) e negli scontri del primo dopoguerra.
Inoltre – e siamo alla terza ragione che spiega la vastità dell’influenza di questo autore – D’Annunzio aggiungeva al fascino dell’arte quello dei suoi comportamenti: amori tempestosi con donne non comuni e imprese ardimentose, vita fastosa e atteggiamenti scandalistici che egli sapeva abilmente pubblicizzare come oggi fanno i press-agent dei divi; la relazione con la famosa attrice Eleonora Duse, la propaganda per l’intervento, il volo su Vienna, l’impresa di Fiume ne sono alcuni esempi. Nei quali vita privata e atteggiamento politico si fondevano con la letteratura, l’azione diventava “bel gesto”, “opera d’arte”. E così l’esaltazione dell’individualismo aristocratico minava le fondamenta dei principi democratici.

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