LA FUCINA DI VULCANO – Diego Velázquez

LA FUCINA DI VULCANO (1630)
Diego Rodríguez de Silva y Velázquez (1599-1660)
MUSEO DEL PRADO, MADRID
Tela cm 223 x 290

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Il dipinto raffigura l’episodio mitologico dell’apparizione di Apollo che, interrompendo bruscamente il lavoro della fucina, rivela a Vulcano l’adulterio commesso da sua moglie Venere con Marte. La mitologia non rappresenta per Velázquez un mondo eroico e soprannaturale; pur rimanendo presenti, soprattutto nella figura di Apollo, riferimenti alla bellezza classica, questi sono in evidente contrasto con la dura realtà del lavoro dei fabbri e con l’espressione dei volti: quello irritato ed estremamente vitale di Vulcano alla rivelazione del tradimento di Venere, o quello del secondo garzone a destra che, con la bocca aperta, sembra pendere dalle labbra di Apollo. La luce modella le figure in maniera straordinaria; l’illuminazione che proviene dall’alto, da una fonte esterna alla scena, accentua la profondità dello spazio e conferisce una vivida presenza ai personaggi, che si staccano da uno sfondo piatto.
Velázquez ha saputo rendere egregiamente l’ambiente della fucina, il calore del fuoco, il lavoro preciso, l’espressione realistica dei volti e degli atteggiamenti. La figura compassata di Apollo, al contrario, sembra insolita e anche la sua aura pare artificiale; risulta evidente che per il pittore gli dèi sono esseri umani e la mitologia viene così interpretata con una sottile ironia.

Il dipinto, che fu acquistato nel 1634 da don Jeronimo de Villaneuva per conto di Filippo IV, compare nell’inventario del 1701 del Palazzo del Buen Retiro ed è segnalato in quello del Palacio Nuevo di Madrid tra il 1772 e il 1784. Dal 1819 l’opera fa parte della collezione del Museo del Prado.

 

Il viaggio in Italia

 

Nel 1629 Velázquez ottenne da Filippo IV di Spagna il permesso per compiere il suo primo viaggio in Italia. Il pittore sbarcò a Genova in luglio e visitò Milano, Venezia, Ferrara, Bologna, Firenze e Roma, dove soggiorno per un anno risiedendo a Villa Medici. Durante la permanenza nella capitale dipinse La fucina di Vulcano, Giacobbe riceve la tunica di Giuseppe e Rissa di soldati. Successivamente si recò a Napoli dove si incontrò con il compatriota José de Ribera e con l’infante Doña Maria, la futura regina di Ungheria, della quale esegui un ritratto. Grazie all’influente sostegno del suo sovrano, Velázquez fu introdotto nelle principali corti italiane e poté visitare gallerie e collezioni private. La facilità con la quale aveva accesso alle diverse sedi ed i suoi contatti con i personaggi più influenti dell’epoca fecero nascere il sospetto che egli fosse “in missione segreta” per conto di Filippo IV.
Qualunque sia stata la verità, resta indubbio che questo primo viaggio in Italia segnò una tappa importante nell’arte del pittore. La conoscenza delle opere dei grandi Maestri, dei pittori veneziani del XVI secolo, di Raffaello, di Michelangelo, ma anche del classicismo dei Carracci, influenzò profondamente il suo modo di dipingere lo spazio in profondità con l’ausilio di toni più vivi e gli permise di acquisire l’importante novità dello studio del1’anatomia e della luce. Anche per l’arte italiana, soprattutto per quella napoletana, la presenza di Velázquez si rivelò molto proficua e contribuì a consolidare la pittura naturalista.

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