LUSSO, CALMA E VOLUTTÀ – Henri Matisse

LUSSO, CALMA E VOLUTTÀ (1904-1905)
Henri Matisse (1869-1954)
Museo d’Orsay, Parigi
Tela cm 86 x 116

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La scena rappresenta una gita di bagnanti in riva al mare, davanti alla baia di Saint-Tropez; quattro figure sono sedute intorno alla tovaglia, tre sono in piedi. Il tema, apparentemente arcadico, è trattato invece con sorprendente modernità. I contorni esplodono sotto la folgorazione stellata del colore che si allontana definitivamente dall’imitazione della natura e diventa estremamente libero e puro come nelle successive opere di Matisse. La parabola del fauvismo stava per iniziare, ma prima era stata preceduta dalla rapida esperienza del pointillismo di cui questa opera è una rara testimonianza. Infatti con questa tela Matisse dimostra di avere abbracciato la tecnica e l’estetica di Signac, anche se, rispetto alle sue opere, preferisce esasperare i contrasti affidando la sua composizione ai colori complementari, accostando il rosso al verde o il rosa al blu.

A una attenta osservazione risulta evidente che l’artista non usa puntini, ma tratti piuttosto lunghi, piccoli rettangoli che in realtà ostacolano la percezione della fusione tra i colori. L’impeto coloristico fauve è già riconoscibile, mentre una intensa ricerca formale accompagna la scelta della disposizione e il ritmo delle linee verticali e oblique che si intersecano continuamente con la diagonale della spiaggia. Anche in seguito 1’interesse dell’artista si soffermerà sempre sulla resa del contenuto del quadro attraverso l’interna disposizione spaziale.

Di fronte a questa opera e alla genialità del suo autore vengono in mente le parole quasi profetiche scritte da Signac in “Da Eugene Delacroix al Neo-Impressionismo” (1898): “Se tra i neo-impressionisti non si manifesta già l’artista che col suo genio saprà imporre questa tecnica, essi almeno saranno serviti a semplificargli il compito. Questo colorista trionfatore non deve far altro che apparire: gli è stata preparata la tavolozza”.

L’opera fu dipinta da Matisse a Parigi nell’inverno tra il 1904 e il 1905, ma l’ideazione risale all’estate del 1904 quando l’artista era ospite di Signac a Saint-Tropez, accompagnato da Henri-Edmond Cross. Il titolo è quello di un poema di Baudelaire, per il quale Matisse illustrerà “I Fiori del Male“. Nel 1905 fu esposta al Salon des Indépendants, dove l’acquistò Signac che la conservò gelosamente per più di quaranta anni, esposta nella sala da pranzo della sua casa a Saint-Tropez, accanto a L’aria della sera (Parigi, Museo d’Orsay) di Cross. In seguito al successo e all’entusiasmo suscitato dal dipinto, moltissimi artisti aderirono alle teorie pointilliste recandosi a dipingere l’estate del 1905 nella stessa località.

 

Considerazioni di Matisse sulla propria arte

Per capire meglio il significato di questo dipinto è utile rileggere una parte di un articolo di Matisse pubblicato il 25 dicembre del 1908 sulla rivista “La Grande Revue”: “L’espressione per me non risiede nella passione che apparirà improvvisa su un volto o che si affermerà con un movimento violento. È in tutta la disposizione del mio quadro: il posto che occupano i corpi, i vuoti che sono intorno ad essi, tutto ciò ha la sua importanza. La composizione è l’arte di sistemare in modo decorativo i diversi elementi di cui la pittura dispone per esprimere i propri sentimenti. In un quadro ogni parte sarà visibile e avrà l’importanza sua propria, principale o secondaria. Quello che non è utile nel quadro è per ciò stesso nocivo. Un’opera comporta un’armonia d’insieme; qualsiasi particolare superfluo prenderebbe, nello spirito dello spettatore, il posto di un particolare essenziale”.

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