LE AVANGUARDIE DELLA PITTURA

Opera rivoluzionaria in cui il ricordo delle sculture negre  si accoppia al gusto geometrico del cubismo, 
Les demoiselles d’Avignon rivelano il disprezzo di Pablo Picasso per la bellezza classica

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LE AVANGUARDIE DELLA PITTURA

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L’Espressionismo segna una tappa fondamentale nella complessa evoluzione del linguaggio dell’arte contemporanea e un punto di non ritorno. Ormai l’espressione artistica cessa di identificarsi con la rappresentazione della realtà esterna, e diviene piuttosto un atto creativo, un gesto intensamente significativo, che dà corpo alla dimensione soggettiva dell’autore, scardinando ogni convenzione precostituita.
Questa forza travolgente dell’arte, che fa saltare tutti i meccanismi di regolamentazione del rapporto tra l’individuo e l’ambiente che lo circonda, esplica la sua azione corrosiva anche nei confronti della cultura tradizionale e dell’assetto sociale, puntando il dito contro l’automatismo del comportamento dell’uomo moderno e la ristrettezza dei suoi schemi di interpretazione della realtà.
L’Espressionismo dunque pone in primo piano il tema scottante del rapporto arte-società, che, accanto alla spregiudicata sperimentazione formale, sarà uno dei motivi conduttori della grande esperienza creativa e critica condotta dalle avanguardie.
In tutto il ricco panorama delle avanguardie novecentesche, infatti, la ricerca più che mai libera sul piano della invenzione formale e l’analisi rigorosa dei valori strutturali del linguaggio artistico, non sono mai disgiunti da una riflessione approfondita sulla funzione sociale dell’arte e da un intento radicalmente critico e ferocemente derisorio nei confronti dell’ordine costituito.
In sostanza si batta della denuncia dell’arretratezza e degli squilibri della società, nonché delle grandi storture della storia: la guerra, la repressione, l’intolleranza, il razzismo.
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Paesaggio con torre (1908)
Vasilij Kandinskij (1866–1944)
Centre Pompidou, Parigi
Olio su cartone cm 74 x 98
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Ormai il consolidamento e il perfezionamento tecnologico del sistema capitalistico cominciano a prefigurare il destino inesorabile dell’uomo contemporaneo: il suo asservimento ad un meccanismo di gigantesche proporzioni che lo trascende e che gli impone ritmi di lavoro e regole di vita che gli sono estranee e di cui non può afferrare la logica.
L’alienazione, l’impossibilità di compiere un’esperienza autentica e partecipata della realtà divengono i temibili spettri che cominciano ad incombere sulla condizione dell’individuo, calato nella realtà soffocante del sistema di produzione moderno.
E per questo che nessuna delle avanguardie, sia pure nell’estrema diversità dei presupposti teorici e degli esiti espressivi di ciascuna, rinuncerà ad una ricerca accanita delle sorgenti vere della creatività dell’uomo, cercando di accostarsi quanto più possibile alla dimensione nascente della sua soggettività e al patrimonio, ormai remoto e nascosto, della sua esperienza vergine.
Denominatore comune delle avanguardie è dunque una profonda consapevolezza storica, una sintonia con le richieste essenziali e con le problematiche più tormentose dell’uomo moderno e un severo atteggiamento critico rivolto impietosamente verso il quadro politico-sociale. Questo impegno dà luogo ad una clamorosa “rottura formale”, in grado di rivelare aspetti nuovi della realtà, schiudendo inimmaginati orizzonti e liberando la coscienza dell’uomo.
Le avanguardie sono infatti tutte animate da un serio intento conoscitivo, connesso alla funzione analitico-costruttiva dell’arte, e. nel contempo, da un ambizioso progetto morale di liberazione dell’uomo, che, dal piano teorico, mira a convertire la propria incidenza anche su
quello più concreto dell’attivismo politico e dell’impegno civile.
Anche qui non mancano però le posizioni contrastanti: alla positività del Cubismo e di certe correnti dell’astrattismo, fa riscontro la teorizzazione della totale negatività e assurdità dell’arte nel Dadaismo e, in certa misura, anche nel Surrealismo, che, pure, mantengono sempre in posizione centrale la questione focale del rapporto individuo-società.
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Mahana no Atua – Giorno di dio (1894)
Paul Gauguin (1848–1903)
Art Institute of Chicago
Olio su tela cm 66 x 87
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