SHOAH DEI BAMBINI – Al di là del bene e del male -OLOCAUSTO

 

SHOAH DEI BAMBINI

Nel suo racconto autobiografico Anni d’infanzia (La Giuntina, 1989) Jona Oberski narra. con un linguaggio straordinariamente sobrio, il suo rapporto con una realtà vissuta al di là del bene e del male.

Al di là del bene e del male

Trauma su trauma

La sera la mamma mi domandò che cosa avevo fatto durante il giorno. Le raccontai che ero stato insieme ai ragazzi più grandi. Mi domandò se mi prendevano così senz’altro con loro e io le spiegai che ora sì, mi prendevano con loro, perché avevo superato la prova. Ero stato all’osservatorio.
Lei mi domandò che cos’era, un osservatorio. Risposi che lo sapeva benissimo, che lì c’erano i cadaveri e che sapeva anche benissimo che mio padre era stato gettato sopra gli altri cadaveri e che non aveva neppure un lenzuolo e io avevo detto ai bambini che ne aveva sì uno, mentre avevo visto benissimo che non ne aveva.
Mi misi a strillare che lei era matta a lasciare che lo buttassero così sugli altri cadaveri senza lenzuolo e che non mi aveva neppure raccontato che era stato portato via dalla baracca dell’infermeria e che io volevo andare almeno a salutarlo un’ultima volta e che lei era stata cattiva e che era colpa sua se era lì così nudo sopra i cadaveri.
La mamma diceva soltanto: “no”, “non è vero”, ma io non l’ascoltavo e non la smettevo e le dicevo che non aveva bisogno di mentire con me, perché tanto avevo visto tutto con i miei occhi. Alla fine scoppiai in un pianto dirotto, terribile.
La mamma disse che non si chiamava osservatorio, ma obitorio.
Ma a me non me ne importava niente.
Lei disse che i corpi dei morti venivano portati lì perché all’infermeria avevano bisogno dei letti per gli altri ammalati. E ogni giorno venivano degli uomini che portavano via i corpi e li trasportavano in un posto appartato nel bosco, dove venivano seppelliti.
Ma quel giorno per combinazione non erano venuti. E disse anche che il papà era avvolto in un lenzuolo, ma che non potevo averlo visto, perché i fagotti erano tutti uguali e dopo di lui ne erano morti tanti altri che erano tutti nel mucchio. E lui era rimasto nel mucchio, sotto gli altri.

La mamma mi strinse a sé, mi carezzò e mi baciò. Poi cominciò anche lei a piangere e disse che anche per lei non era bello affatto.

.