SHOAH DEI BAMBINI – Nascere con la stella – L’ideologia del diverso – OLOCAUSTO

SHOAH DEI BAMBINI

“Hurbinek, che aveva tre anni e forse era nato in Auschwitz e non aveva mai visto un albero; Hurbinek, che aveva combattuto come un uomo, fino all’ultimo respiro, per conquistarsi l’entrata nel mondo degli uomini, da cui una potenza bestiale lo aveva bandito.” (Primo Levi)

Debórah Dwork, nel suo libro Nascere con la stella. I bambini ebrei nell’Europa nazista (Marsilio, 1994) focalizza con estrema lucidità la sostanza del genocidio.

L’ideologia del diverso

Molte asserzioni stereotipe cui viene fatto comunemente ricorso in relazione al giudeocidio si spogliano di pretese validità per rivelare la loro vera natura: null’altro che ipocrisie di comodo. Affermazioni come “gli ebrei stavano tra di loro”, “gli ebrei non si assimilavano alla cultura generale”, “gli ebrei erano un’evidente presenza di sinistra”, “gli ebrei ostentavano la loro ricchezza”, “gli ebrei erano in proporzione eccessiva nelle attività bancarie, nelle professioni e nelle arti” non sono che pretesti mascherati per giustificare e in qualche modo trovare una motivazione al genocidio.

Ma la persecuzione dei giovani elimina in blocco queste assurdità.
Se anche quei pretesti avessero avuto senso – e non lo avevano – restano assurdi e incongrui per legittimare il maltrattamento contro dei giovani.

Quando la vittima era un bambino, chi lo vedeva portar via dalle SS, dalla polizia francese o dai gendarmi ungheresi, non poteva certo dire a se stesso per spiegare su basi razionali ciò cui aveva assistito, “mi domando cosa ha fatto per provocare le autorità”, poiché è evidente che un neonato o un bambino di tre o sei anni non potrebbe in alcun modo averlo fatto.

Eliminate tutte le giustificazioni, le razionalizzazioni e i luoghi comuni rimane la fondamentale essenza del genocidio: l’ideologia del diverso.
Attraverso l’esperienza dei giovani, il fenomeno della persecuzione si disseziona e lascia a nudo l’universale sostanza del sistema concettuale che conduce a percepire l’altro come alieno. Un’ideologia applicabile non solo all’Europa degli anni 1933-1945 ma più in generale al particolare modo con cui gli esseri umani si tormentano e calpestano l’un l’altro.
La storia dei giovani ebrei nell’Europa nazista ci racconta, dalla loro prospettiva, come essi diventarono stranieri nei loro stessi paesi, come venne negato loro aspetto, sottratto ogni diritto e, infine, assegnata la sorte di essere uccisi.
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