LA FORNARINA – Sebastiano del Piombo

LA FORNARINA (1512)
Sebastiano del Piombo (1485–1547)
Galleria degli Uffizi, Firenze
Olio su tela cm 66 x 53

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Dal fondo scuro emerge il busto di una donna che con malizioso sorriso guarda verso lo spettatore. Il colore scuro degli occhi è perfettamente in sintonia con quello dei capelli, lisci e raccolti sulla nuca, impreziositi da un delicato fermacapelli con piccole foglie.
A prima vista l’abito appare umile, ma l’aspetto elegante della donna e la pelliccia che scivola lungo la spalla sinistra lasciano intuire che forse si tratta di un’elegante modella, abbigliata con queste vesti per espressa volontà di Sebastiano del Piombo, che va letta come un’allegoria della Poesia. È probabile che la commissione del quadro sia nata in un clima di grande interesse per la letteratura, quando nei circoli culturali frequentati da artisti, letterati e dilettanti era di moda leggere i sonetti del Petrarca.
Il colore pastoso, dai toni spenti, risente dell’influenza di Giorgione e della formazione veneziana, mentre la monumentalità della figura e la rotondità dei volumi risentono certamente dell’esperienza romana.

Il dipinto, datato 1512, in basso a sinistra, poco sopra la manica, già nel 1586 è citato come opera di Raffaello fra quelle esposte nella Tribuna degli Uffizi; nel corso del Settecento l’attribuzione venne rivista e il lavoro assegnato a Giorgione. Alla fine dell’Ottocento il direttore degli Uffizi, Tommaso Puccini, certo che si trattasse di un’opera di Raffaello, identificò la donna con l’amante del pittore, Margherita Luti, figlia di Francesco, fornaio della contrada di Santa Dorotea a Roma, e per questo soprannominata La
fornarina, appellativo questo assegnato al nostro quadro fino a quando l’opera non è stata assegnata, a ragione, a Sebastiano del Piombo.

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