RESURREZIONE DI LAZZARO – Sebastiano del Piombo

RESURREZIONE DI LAZZARO (1517-1519)
Sebastiano del Piombo (1485–1547)
Olio su tavola trasportata su tela cm 381 x 289,6
National Gallery, Londra

Il tema del dipinto attinge dal testo evangelico di San Giovanni, che narra la resurrezione di Lazzaro. L’attenzione si concentra su Cristo in atto di puntare il dito verso il giovane che, quasi libero dalle bende è seduto sulla sua tomba. La muscolatura del miracolato rivela un’altra grande forza, interiore, sostenuta dalla sua fede in Dio.
Le analogie fra la figura di Lazzaro e quelle affrescate da Michelangelo nella volta della Cappella Sistina, proverebbero che fu l’artista fiorentino a fornire a Sebastiano del Piombo i cartoni per la composizione.
La pala fu commissionata a Sebastiano da Giulio de’ Medici in sostituzione di quella già richiesta a Raffaello, e da questi mai compiuta. Raffaello, indispettito dalla disdetta, a prova della sua supremazia rispetto al rivale, esegui la Trasfigurazione (Roma, Pinacoteca Vaticana). A causa della sua improvvisa morte, la pala venne poi portata a termine dalla bottega.

I due capolavori di Raffaello e di Sebastiano del Piombo presentano una complessa e drammatica composizione, assolutamente innovativa in quegli anni e risentono della tensione morale degli affreschi della Cappella Sistina.

La pala d’altare, firmata dall’artista, venne commissionata a Sebastiano del Piombo, tra il 1517 e il 1519, da Giulio de’ Medici, destinata alla cattedrale francese di Narbonne. Nel 1824 fu acquistata dalla National Gallery di Londra.

Il soggiorno romano

Nei 1512 Sebastiano del Piombo abbandonò Venezia alla volta di Roma, dove era stato chiamato da Agostino Chigi. Nella città papale, l’artista fu l’unico a godere delle simpatie di Michelangelo, tanto da sostituirlo negli anni che il fiorentino trascorse lontano da Roma.
Il forte valore morale e la spiccata tendenza alla monumentalità, ereditati da Michelangelo, caratterizzano molte sue opere, come ad esempio La Pietà (1516) di Viterbo, dove l’attenzione dell’artista si concentra esclusivamente nella rappresentazione del dramma.
Dopo la morte di Raffaello nel 1520 e la partenza di Giulio Romano per Mantova nel 1524, Sebastiano del Piombo divenne il ritrattista prediletto del clero romano: la sua migliore prova di questa attività è il Ritratto di papa Clemente VII (Napoli, Galleria Nazionale di Capodimonte).
L’artista ebbe un ruolo di maggiore rilievo dopo i tragici fatti del «sacco» compiuto dai Lanzichenecchi assoldati da Carlo V, a seguito del quale molti pittori abbandonarono Roma. La Chiesa fu duramente colpita dal saccheggio e nelle sue successive commissioni puntò su rigorosi messaggi moraleggianti: Sebastiano del Piombo, in questo processo di rinnovamento, si rivelò il miglior interprete delle nuove esigenze
della Chiesa cattolica.

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