Giorgio Zorzi, detto GIORGIONE – Vita e opere

Autoritratto come David (1509 circa), Braunschweig, Herzog Anton Ulrich Museum

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Giorgio Barbarelli o Zorzi da Vedelago o da Castelfranco, detto Giorgione (Vedelago o Castelfranco Veneto 1477 – Venezia 1510) è il primo grande pittore veneziano del Cinquecento e dell’Alto Rinascimento. È noto per l’inafferrabile qualità poetica del suo lavoro, sebbene solo circa sei dipinti sopravvissuti gli siano saldamente attribuiti. L’incertezza che circonda l’identità e il significato della sua opera ha reso Giorgione una delle figure più misteriose dell’arte europea. Insieme al suo più giovane contemporaneo Tiziano, fondò la scuola veneziana della pittura rinascimentale italiana, caratterizzata dall’uso del colore e dell’umore. La scuola è tradizionalmente contrapposta alla pittura fiorentina, che si basava su uno stile a disegno più lineare.

Come misteriosa è la sua pittura, così misteriosa è rimasta la vita di Giorgione. Secondo quanto ci racconta il Vasari (1568) nelle sue Vite, l’artista è nato a Castelfranco Veneto intorno al 1477-1478 da una famiglia umilissima e tuttora ignota. Certo il suo nome era Giorgio (Zorzo in veneziano), mutato poi alla metà del Cinquecento in Giorgione, alludendo alle “fattezze della persona” e alla “grandezza dell’animo”.
Scarse sono le date che segnano la biografia dell’artista. Sul retro di Laura (Vienna, Kunsthistorisches Museum) è leggibile l’anno 1506. Il 14 agosto dell’anno dopo il Senato veneto gli ordinò un “tellero” (cioè un grande dipinto su tela) da porsi nella sala delle udienze, oggi scomparso. Nel 1508 Giorgione lavorò agli affreschi del Fondaco dei Tedeschi, dando inizio alla “maniera moderna”, come la chiama lo stesso Vasari. Al Fondaco si impegnò anche Tiziano che vide in Giorgione il suo maestro ideale.
In questi anni si datano le opere a cavalletto più famose del pittore di Castelfranco: la Tempesta e il Ritratto di vecchia alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, i Tre filosofi al Kunsthistorisches Museum di Vienna. Sono opere che hanno creato un mito ambiguo e affascinante, il mito di un artista che pur in una breve vita ha bruciato le tappe dell’arte della sua regione, rispecchiando il fervore della cultura complessa e raffinata di Venezia all’inizio del secolo. Il 25 ottobre 1510 la marchesa di Mantova, Isabella d’Este, comunica a Taddeo Albano di aver saputo che Giorgione era morto. L’Albano risponde il mese successivo, confermando la notizia che “detto Zorzo era morto diversi giorni prima, di peste”.

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PALA DI CASTELFRANCO (1504-1505)
GIORGIONE (1477 circa – 1510)
Duomo di Castelfranco Veneto (Treviso)
Tavola cm 200 x 152

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