PIETÀ – Sebastiano del Piombo

 

olio su tavola, cm 260 x 225
Viterbo, Museo Civico

 

PIETÀ (1516-1517)
Sebastiano del Piombo (1485-1547)
Museo Civico, Viterbo
Tavola cm 260 x 225

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Il campo visivo è dominato dalla monumentale figura della Madonna, avvolta nei suoi poveri panni, china sul figlio morto, il cui corpo giace nudo, coperto solo dal perizoma, disteso sopra un lindo lenzuolo. La possente figura muscolosa è incisa da forti contrasti chiaroscurali che ne modellano il corpo. Lo sguardo disperato della Vergine è rivolto al cielo, diretto a stabilire un ultimo e straziante colloquio con Dio che l’ha costretta a sacrificare il suo unico figlio. Il corpo della donna avvitato su se stesso ripete l’articolata posa della Sibilla delfica di Michelangelo, affrescata nella volta della cappella Sistina. Ancora un riferimento agli affreschi michelangioleschi alla Cappella Sistina è la posizione delle gambe di Cristo, molto simile a quella assunta da Adamo nell’episodio della Creazione. Il cupo paesaggio che si apre alle spalle della Madonna è in sintonia con il dramma che si è consumato: il buio notturno è spezzato da inquietanti sprazzi di luce accecante che illuminano la città scorta in lontananza, della quale si distinguono i contorni di alcuni edifici.
Con la Pietà Sebastiano del Piombo rivela una straordinaria sensibilità, affine a quella dimostrata da Michelangelo, suo costante punto di riferimento, negli stessi anni (soprattutto negli affreschi della Sistina). L’inquietudine che traspare nella composizione e la scelta di uno dei soggetti più drammatici della vita di Cristo, indicano come l’artista vivesse in prima persona i dubbi che scuotevano gli artisti e gli intellettuali dell’epoca, fortemente condizionati dai nuovi principi della chiesa riformata che andavano diffondendosi in tutta Europa.

Monsignor Giovanni Botonti, commesso del chierico della corte papale, fu il committente di questa tavola e della Flagellazione di Cristo, altro capolavoro di Sebastiano del Piombo eseguito per la chiesa dell’Osservanza. In passato si è creduto che il cartone per la figura della Madonna fosse stato fornito da Michelangelo, ma il disegno non è stato rintracciato, quindi il problema è rimasto irrisolto. Sul retro della tavola sono tracciati alcuni disegni, fra i quali due studi per la testa della Madonna, certamente autografi anche se ancora una volta è stato fatto il nome di Michelangelo. Al Christ Church di Oxford si conserva un disegno a penna. Dopo 1’intervento ottocentesco curato dal famoso pittore neoclassico Vincenzo Camuccini, la pala è stata restaurata negli anni Ottanta del nostro secolo.

 

Una pagina di Argan dedicata alla Pietà di Sebastiano del Piombo

 

“Nella Pietà di Viterbo, il nucleo poetico è ancora la concezione mistico-misterica della natura di Giorgione e perfino di Giovanni Bellini: il sentimento di Dio che, morendo, soggiace alla legge di natura. Il trapasso è espresso nel paesaggio burrascoso, dove all’ultimo bagliore del tramonto succede, a piombo sulle figure, la luce fredda della luna: così come, nella figura della Madonna, al gesto disperato delle mani succede l’espressione ispirata, contemplante, del volto. Sebastiano, dunque, ha afferrato prestissimo l’aspetto lirico dell’arte di Michelangelo, e, potrebbe dirsi, ha dato della sua arte la prima interpretazione romantica. In realtà, però, ha voluto umanizzarla in un sentimento etico-religioso della storia”.

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