RITRATTO DI ZOLA – Édouard Manet

RITRATTO DI ZOLA (1868)
Édouard Manet (1832-1883)
Olio su tela cm 146 x 114
Museo d’Orsay, Parigi

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In questo dipinto Manet ritrae l’amico Emile Zola colto nel proprio studio. Seduto su una poltroncina imbottita, posto di profilo con le gambe accavallate, in una posa del tutto naturale, lo scrittore, pensoso, ha nelle mani un libro aperto. Il contorno del volto pallido e delicato contrasta con la tappezzeria scura, impreziosita dagli oggetti sparsi disordinatamente sul tavolo, dal paravento giapponese e dai quadri. La figura è resa con pennellate piatte che risentono della pittura spagnola, stilisticamente vicina a Velázquez.
L’interesse di Manet per l’arte dello spagnolo è testimoniato anche dalla presenza di una sua incisione I beoni, appesa alla parete alle spalle di Zola, e visibile in parte perché nascosta da una copia di piccole dimensioni dell’Olympia di Manet a cui Zola aveva dedicato parole di grande apprezzamento. Inoltre la pennellata, che modula lievemente le tonalità, offre evidenti rimandi alla pittura giapponese alla quale l’artista fa preciso omaggio rappresentando il paravento di seta con i rami fioriti, realmente parte dell’arredamento dello studio dello scrittore francese, e la stampa di Utamaro. Esposta al Salon del 1868, l’opera insieme agli altri dipinti presentati da Manet, per decisione della commissione fu collocata in una posizione molto svantaggiosa che penalizzava la sua totale comprensione.
Nonostante ciò, essa piacque molto al pubblico anche se, come al solito, parte della critica la giudicò con cinismo e si espresse con toni duri.
Odilon Redon scrisse su “La Gironde” che Manet aveva il limite di “fermarsi alla riproduzione letterale della realtà, di sacrificare l’uomo e il suo pensiero alla pennellata esperta”; Paul Mantz si scandalizzò perché l’attenzione del pittore si era maggiormente concentrata sulla raffigurazione delle stampe giapponesi che sul ritratto.

Appartenuto a Emile Zola, il quadro fu donato nel 1918 dalla moglie dello scrittore al Louvre con riserva di usufrutto. Passato nel 1925 definitivamente allo Stato è oggi conservato al Museo d’Orsay. La sua prima apparizione pubblica risale al Salon del 1868.

Dettaglio del Ritratto di Émile Zola

Attualità di alcuni giudizi critici su Édouard Manet

Nel 1867 Emile Zola scrisse una monografia biografica e critica su Manet da cui sono stati tratti questi significativi brani: “… mi metto davanti ai quadri di Manet come davanti a fatti umani che desidero commentare e spiegare. Quello che mi colpisce come prima cosa è la delicatissima esattezza dei valori tonali Quello che mi colpisce in seguito è una conseguenza necessaria dell’osservazione esatta della legge dei valori. L’artista posto di fronte a un soggetto qualunque si lascia guidare dagli occhi che percepiscono tale oggetto in tinte larghe che si regolano a vicenda L’intera personalità dell’artista consiste nel modo in cui è organizzato il suo occhio: che vede biondo e per masse. Ciò che mi colpisce in terzo luogo è una grazia un po’ secca, ma affascinante. Intendiamoci, non parlo della grazia rosa e bianca che hanno le teste delle bambole di porcellana; parlo di una grazia penetrante e autenticamente umana … Questo audace di cui tanti si sono fatti beffe usa procedimenti molto prudenti e le sue opere hanno un aspetto particolare, non lo devono che al modo tutto personale in cui egli vede gli oggetti”.

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