COLAZIONE NELLO STUDIO – Édouard Manet

COLAZIONE NELLO STUDIO (1863)
Édouard Manet (1832-1883)
Neue Pinakothek, Monaco
Olio su tela cm 120 X 154

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Nel corso di una vacanza a Boulogne-sur-Mer, nell’estate del 1868, Manet tracciò un bozzetto, di cui non restano tracce, per quest’opera che poi realizzò a Parigi. In primo piano è il ritratto del giovane Léon Koella, chiuso nel suo elegante completo alla moda, colto mentre con disinvoltura si appoggia al tavolo che ancora ospita i resti di un pranzo appena consumato; dietro di lui, immerso nella penombra, è Auguste Rousselin (artista allievo di Gleyre e di Couture, conosciuto da Manet proprio nell’atelier di quest’ultimo) che seduto ancora a tavola fuma la pipa.
La donna, con una brocca d’acqua in mano, dolcemente girata verso lo spettatore, non e mai stata identificata: l’ipotesi più accreditata è che si tratti di una modella improvvisata, magari una cameriera. A sinistra sullo sfondo è una grande pianta dalle foglie lucide e in primo piano è una natura morta composta da un elmo e vecchie armi, oggetti questi prestati dal pittore Monginot a Manet appositamente per essere ritratti in questo dipinto. L’ambiente semibuio, in cui spiccano i particolari sul tavolo, il chiarore prezioso della tovaglia, la pennellata densa e carica, sono tutti elementi che denunciano il profondo rapporto di Manet con la pittura di Velázquez che aveva cominciato a studiare, insieme a quella di altri artisti spagnoli, negli anni Sessanta e approfondita con un viaggio in Spagna nel 1865; da questo rapporto nasce una serie di opere come Chitarrista spagnolo (1860, Metropolitan Museum of Art, New York), che allude al Giovane mendicante di Murillo e a Lola di Valenza (1862, Parigi, Musée d’Orsay) che appare come una versione moderna dei ritratti di Goya.

Dipinta nel 1868 a Parigi, l’anno successivo Manet la presentò al Salon, dove ricevette la critica di Castagnery. Attualmente l’opera è esposta alla Neue Pinakothek di Monaco dove dello stesso artista si trova anche Claude Monet in barca che dipinge del 1874.

 

Manet a Boulogne-sur-Mer

Castagnery scrisse dell’opera: “Fino ad oggi c’è stata in Manet più fantasia che osservazione, più bizzarria che potenza. Se si eccettuano le nature morte e le piante che tratta da maestro assoluto, la sua opera è povera. Da che dipende questa sterilità? Dal fatto che pur fondando la sua arte sulla natura, egli trascura di porsi come obiettivo l’interpretazione della vita. I suoi soggetti li prende a prestito dai poeti o li trova nella fantasia; non si cura di coglierli nel vivo del costume”.

Questo giudizio negativo non lasciò indifferente Manet che interpretò le parole del critico come uno stimolo per portare avanti una pittura libera da vincoli del passato e che fosse in grado di esprimere le sue impressioni più intime. Per ritrovare una creatività più autonoma, libera dall’influenza dell’arte “dei musei” Manet tornò a Boulogne nell’estate del 1869 e cominciò a registrare le sue impressioni su schizzi eseguiti all’aria aperta.

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AUTORITRATTO (1879 circa)
Édouard Manet (1832-1883)
Collezione privata, New York
Olio su tela cm 83 x 67

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