SS. TRINITÀ – Masaccio

SS. TRINITÀ (1427-1428 circa)
Masaccio (1401-1428)
Affresco cm 667 x 317
CHIESA DI S. MARIA NOVELLA, FIRENZE

La Santissima Trinità, con la Vergine Maria, San Giovanni e i donatori, situato sulla parete sinistra della navata della chiesa di Santa Maria Novella, è già ricordato nelle fonti più antiche (Albertini, Billi, Anonimo Magliabechiano, Vasari). La rappresentazione si svolge all’interno di una imponente riquadratura architettonica di gusto classico con volta a lacunari, archi a tutto sesto, colonne ioniche e lesene scanalate con capitelli corinzi. Questa architettura dipinta, dall’effetto fortemente illusionistico, è realizzata con una perfetta padronanza dei mezzi prospettici: si veda l’ardito scorcio della volta a botte. Per questi motivi si è talora pensato ad un intervento diretto di Filippo Brunelleschi, o persino a qualche suggerimento di Leon Battista Alberti. Per la prima volta nella storia della pittura occidentale le figure dei committenti assumono un così grande rilievo: esse infatti sono eseguite con notevole realismo e nella medesima scala dei personaggi sacri, costituendo così il tramite fra l’osservatore e la scena rappresentata. Masaccio vuole provocare nello spettatore l’illusione di una vera e propria cappella che si apre nella parete della chiesa, e realizza questo suo intento sia con un grande virtuosismo nello scorcio prospettico, sia con l’adozione di una “misura umana”, in perfetta consonanza con la contemporanea filosofia umanistica.
Già il Vasari elogiava la “volta a mezza botte tirata in prospettiva, e spartita in quadri pieni di rosoni che diminuiscono e scortano così bene, che pare sia bucato quel muro”. Nella Trinità Masaccio unisce in una sola opera le tre arti del Disegno, cioè scultura, pittura e architettura; ed è proprio questa unione che conferisce all’affresco un valore emblematico, quasi un “manifesto” della rinascita artistica del primo Quattrocento;
La datazione dell’opera è controversa e oscilla fra il 1425 e il 1428; forse fu eseguita negli anni 1427-28, subito prima della partenza di Masaccio per Roma.

Non conosciamo con precisione il committente dell’affresco. Sono state avanzate solo alcune ipotesi: frate Lorenzo Cardoni, priore di Santa Maria Novella dal 1423 al 1426, o Domenico Lenzi, la cui sepoltura era un tempo vicino al dipinto e recava la data 1426. Adesso si pensa che abbia avuto un ruolo fondamentale nella committenza frate Alessio Strozzi, teologo, uomo colto ed appassionato d’arte, amico del Ghiberti o del Brunelleschi. Lo Strozzi potrebbe avere commissionato l’affresco a Masaccio per il tramite dello stesso Brunelleschi e potrebbe inoltre avere consigliato il tema iconografico.

Scomparsa e riscoperta della Trinità

Alla metà del Cinquecento le due figure dei committenti ai lati della Trinità erano parzialmente nascoste da un ornamento dorato. Dal 1570 in poi l’affresco fu del tutto coperto da un altare in pietra e da un dipinto vasariano. Queste sovrastrutture per fortuna non danneggiarono irreparabilmente l’affresco di Masaccio che. riscoperto nel l86l. fu staccato dalla parete e collocato nella controfacciata della chiesa.
Nel 1951 fu riportata alla luce anche la figura della Morte dipinta al di sotto della Trinità, scoperta che consentì di conoscere la struttura compositiva dell’affresco nella sua completezza. In seguito al ritrovamento della Morte l’affresco fu ricollocato nella sua posizione originaria.

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