CROCIFISSIONE – Masaccio

CROCIFISSIONE (1426)
MASACCIO (1401–1428)
Tavola cm 83 x 63
Museo Nazionale di Capodimonte, Napoli

Secondo la descrizione del Vasari, la Crocifissione era originariamente collocata in alto, superiormente alla parte centrale con la Madonna e il Bambino, ora alla National Gallery di Londra, come è dimostrato dalla drammatica figura del Cristo con la testa incassata fra le spalle. La tragicità delle figure che si stagliano sul fondo oro, si concentra nel dolore straziante della Maddalena, inginocchiata al centro ai piedi della croce. Quest’ultima, che presenta il nimbo di diversa fattura rispetto alle altre figure, fu probabilmente aggiunta in un secondo tempo dall’artista, per accentuare la profondità prospettica della composizione. Il polittico nel suo insieme prevedeva inoltre un doppio ordine di pannelli con Santi a mezzo busto ed a figura intera e al centro della predella l’Adorazione dei Magi, ora nei Musei Statali di Berlino. In alto ai lati della
Crocifissione erano forse collocati il San Paolo di Pisa ed il Sant’Andrea di Malibu, anch’essi cuspidati. Prima del restauro, effettuato nel 1953-1958, non era visibile l’Albero della Vita sulla sommità della Croce, perché oscurato da una tabella con la scritta INRI (Gesù il Nazareno, Re dei Giudei).

La Crocifissione, insieme al polittico di cui fa parte, fu commissionata a Masaccio dal Notaio Ser Giuliano di Colino della Confraternita degli Scarsi da San Giusto, per l’altare della cappella che egli aveva fatto costruire nel 1425 nella chiesa del Carmine di Pisa. Fu iniziata nel febbraio del 1426, mentre il saldo fu effettuato al maestro l’11 dicembre dello stesso anno. Verso la fine del Cinquecento, a seguito del restauro della Chiesa, il dipinto fu probabilmente spostato dalla sua originaria collocazione e i vari pannelli andarono dispersi. La Crocifissione, entrò in possesso del De Simone, passando poi nel 1901 al Museo di Capodimonte. Fu riconosciuta dal Venturi come opera di Masaccio e da Suida come frammento del polittico pisano della chiesa del Carmine.
Dello smembrato polittico di Pisa sono stati attualmente rintracciati undici pannelli, che hanno permesso agli studiosi di formulare delle ipotesi di ricostruzione del complesso, che fu lodato come rappresentazione di cose “vive e vere”.

ALCUNE NOTE SU MASACCIO

Figlio del notaio ser Giovanni Cassai, Tommaso detto in maniera dispregiativa Masaccio perché di indole trascurata anche se di animo buono, nasce il 21 dicembre 1401 a San Giovanni Valdarno, un paese della campagna toscana a metà strada tra Firenze e Arezzo. Dopo la morte del padre nel 1406, il giovane si trasferisce a Firenze. In città il clima culturale è particolarmente favorevole grazie al mecenatismo mediceo che permette ad artisti quali Donatello e Brunelleschi di imporre nuovi modelli formali desunti dall’antico. Già nel trittico della chiesa di San Giovenale a Cascia presso Reggello, prima opera nota scoperta recentemente e datata 23 aprile 1422, Masaccio rivela piena maturità stilistica. Dal 7 gennaio 1422 l’artista risulta iscritto all’Arte dei Medici e Speziali, come era consuetudine per i pittori che avevano un’attività indipendente. Questa datazione dovrebbe coincidere con la sua collaborazione con Masolino, artista di formazione tardogotica di straordinaria eleganza e raffinatezza, con cui esegue dapprima la Sant’Anna e la Vergine degli Uffizi, e fra il 1425 e il 1427 le Storie di San Pietro che decorano la cappella Brancacci nella chiesa di Santa Maria del Carmine. Nel 1426 ser Giovanni di Colino degli Scarsi commissiona a Masaccio il polittico per i Carmelitani di Pisa, oggi smembrato e in parte disperso, la cui tavola centrale con la Madonna con il Bambino è alla National Gallery di Londra; sempre a questo periodo risale l’affresco con la Santissima Trinità nella chiesa di Santa Maria Novella a Firenze. Alla fine del 1427 Masaccio lascia Firenze per raggiungere Masolino a Roma, dove muore poco dopo, troncando la sua breve carriera segnata da prove di grande genialità. La triste notizia arriva presto in patria, accolta dal commento di Brunelleschi: “Noi abbiamo fatto una gran perdita”.

L’influenza di Masaccio

“Ha inventato la pittura. È nella scura cappella decorata da Masaccio che Raffaello, Leonardo da Vinci, Signorelli, Michelangelo vennero a cercare l’iniziazione [. . .] A venticinque anni lui conosceva già ciò che i più grandi scoprirono solo all’avvicinarsi della vecchiaia, cioè che la pittura è il paesaggio, il modellato perseguito, l’ombra che circonda le forme, gli involucri del silenzio, l’unione alle forme […]” (Elie Faure, Storia dell’arte). Morto a Roma a soli 27 anni, Masaccio fu uno dei più grandi artisti e innovatori dell’arte rinascimentale.

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