FILOSOFIA – ERACLITO DI EFESO

ERACLITO DI EFESO

LA DIALETTICA DI ESSERE E DIVENIRE

Questo filosofo, vissuto intorno al 560 a. C., ebbe una concezione grandiosa dell’universo e della sua vita, concezione di cui sentiamo l’eco in teorie e in ipotesi moderne. Mentre i filosofi precedenti avevano cercato di scoprire sotto la molteplicità e il divenire delle cose un principio unico, identico e, nella sua essenza, immutabile, considerandolo come l’essere vero, Eraclito invece sembra ritenere vano sforzo questa ricerca; secondo lui, il divenire delle cose non si può risolvere nell’essere. Il divenire è la vita della realtà; l’essere sarebbe la stasi, la morte, il nulla.

In questo animato universo ogni cosa, in ogni momento, non è più quella che era un momento prima; pertanto la realtà non è fissa, ma si fa, si trasforma continuamente (πάντα ῥεῖ); simbolo, il fuoco (πῦρ) o soffio caldo (ψυχη); anzi, più che simbolo, il fuoco è l’essenza della realtà, come il divenire ne è la legge, la vita. Meglio che dire “tutto scorre”, bisognerebbe dire “tutto brucia” o “tutto è fuoco”: fuoco vivo, cosciente di sè, che non si spegne mai nella sua intima essenza, e di cui il nostro fuoco sensibile non è che pallida inadeguata immagine.

Ma in questo autoconsumarsi continuo e consapevole è implicito un continuo rinnovarsi, cioè un immanente rapporto fra due contrari, negazione-affermazione, per cui la legge del divenire si risolve nel concetto dell’identità dei contrari., La contrarietà implica dunque l’identità, ossia la lotta si risolve in accordo; strano accordo! infatti esso contiene in sè ciò che lo nega, cioè un nuovo contrasto. Tutti i fenomeni della realtà e della vita nascono da questa instabilità e da questa lotta. Tutte le cose finiscono per ridiventare fuoco, ma il mondo rinasce continuamente dalle sue ceneri. Tutto si genera dalla lotta dei contrari: salute con malattia, lavoro con riposo, virtù con vizio. Tolto uno dei termini d’ogni coppia, anche l’altro perde il suo valore.
Il male non è senza il bene, nè il bene senza il male; l’essere implica il non-essere, e viceversa; il senso ci rinvia alla ragione e questa elabora i dati dell’esperienza sensibile. Ma purtroppo la ragione umana è imperfettissima. Da questa constatazione derivano il pessimismo e lo scetticismo di Eraclito e dei seguaci, dei quali va ricordato Cratilo, che fu uno dei maestri di Platone.

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