FILOSOFIA – EMPEDOCLE E ANASSAGORA

EMPEDOCLE E ANASSAGORA

La convinzione naturalistica della necessità di un approfondimento della conoscenza della natura

Gli eleati avevano cercato di dimostrare che dall’unità dell’essere non può nascere il divenire dei fenomeni, mancando in essa la ragione del mutare. I pitagorici, coi loro “numeri”, avevano cercato di soddisfare l’esigenza della pluralità degli esseri e, conseguentemente, l’esigenza del divenire, ma avevano concepito i “numeri” come entità ideali; inoltre, la derivazione di essi dalla Monade suprema difettava di adeguata giustificazione. Perciò, dopo gli eleati e i pitagorici, si sostituisce con Empedocle, Anassagora, e gli atomisti, alla concezione d’una sostanza primordiale unica (concezione propria degli ionici e premessa molto radicata), quella d’una molteplicità originaria di elementi e di cause in azione, reciproca.
Cosi riprende vigore la filosofia materialistica, con la convinzione della necessità di un ulteriore approfondimento della conoscenza della natura, perchè la sintesi dell’essere e del divenire possa effettuarsi.
Dopo le tendenze idealistiche degli eleati e quelle spiritualistiche dei pitagorici, le teorie dei nuovi filosofi acquistano, quasi per contrasto, se non per reazione, un significato decisamente materialistico. Eppure la teoria di uno di essi, Anassagora, insistendo sopra il “motivo” della Mente (νοῦς), rompe il rigido determinismo materialistico e riafferma il bisogno del riconoscimento anche di qualche cosa qualitativamente diverso dalla pura materia.

EMPEDOCLE DI AGRIGENTO, vissuto nella prima metà del secolo quinto a. C., fu medico, filosofo e poeta. Fu un entusiasta, un mistico, fornito d’una grande curiosità di sapere. Pare morisse mentre esplorava il cratere dell’Etna. Egli rappresenta soprattutto un ritorno al meccanismo dei primi ionici, ma anche una rielaborazione dell’eleatismo e del pitagorismo, con accentuazione del carattere psicologico e morale, colorito da residui di concezioni mitiche.

Per Empedocle l’essere è eterno e quantitativamente invariabile; nascite e morti sono unioni e separazioni, che avvengono per azione di due forze immanenti (amore e odio) in seno ai quattro elementi o radici di tutte le cose (aria, acqua, terra, fuoco), che compongono lo “sfero” assoluto, in cui prima regnava l’amore. Ma l’odio vi ha introdotto la disgregazione e la lotta dei contrari; da ciò è venuta la realtà transitoria e agitantesi nel tempo e nello spazio; ma niente di nuovo si crea, come niente si distrugge; il principio dell’amore finirà per avere il sopravvento e far ritornare in unità e concordia tutti gli elementi.

All’amore corrisponde in noi la ragione; alla discordia i sensi. Il dovere morale consiste nel conoscere e nell’agire in modo tale da concorrere a renderci degni di tornare, consenzienti, nell’unità di vita col Tutto. La conoscenza avviene perchè anche la nostra anima è formata dai quattro elementi uniti insieme, e risiede nel sangue: è la teoria gnoseologica del simile che conosce il simile.

ANASSAGORA DI CLAZOMENE, vissuto lui pure nella prima metà del secolo quinto a. C., dimorò a lungo in Atene, dove fu precettore. e amico di Pericle; più tardi fu accusato di empietà verso gli dei e costretto a fuggire. Egli fa un passo più innanzi, rispetto ad Empedocle, sia nella concezione della natura degli elementi costitutivi dell’universo, come nell’ammissione di un principio ordinatore di essi. Gli elementi primordiali di tutte le cose sono molti e distinti ab aeterno in specie qualitativamente diverse, e sono le omeomerie
La loro aggregazione per formare i corpi e la loro disgregazione non avvengono nè per legge di natura, come vedremo vorrà Democrito, nè per la forza dell’attrazione (amore) e della repulsione (odio), come voleva il contemporaneo Empedocle, ma per l’azione ordinatrice di una Mente.

È qualcosa di più del principio empedocleo dell’amore, il quale, benchè in definitiva trionfatore, deve subire l’azione antagonistica del principio dell’odio, il principio di Anassagora non agisce per “istinto”, ma per “scienza”; non è cuore, è mente. Peccato che nella concezione di Anassagora tale mente non sia scevra da residui di materialità. Questo fatto e quello di esser priva di vita cosciente, fanno rimanere lontano la Mente divina, concepita da Anassagora, dalla Persona divina, concepita dal cristianesimo. È un pensiero motore, e non una volontà morale. Vedremo che nemmeno Platone ed Aristotele vi arriveranno: il concetto e il senso dello Spirito rimarranno anche a loro estranei.
Contrapposizioni, sviluppi, ritorni fanno sì che la filosofia si “tenga” tutta quanta, e i suoi motivi riecheggino dal sesto secolo a. C. al terzo e quarto d. C.
A chi ben guardi, se le differenze fra dottrina e dottrina appaiono grandi, nel loro fondo però non sono insanabili e spesso c’è sviluppo o integrazione di motivi.

VEDI ANCHE . . .

LA DIALETTICA DI ESSERE E DIVENIRE

ERACLITO DI EFESO

LA SCUOLA ELEATICA

LA SCUOLA PITAGORICA o ITALICA

EMPEDOCLE E ANASSAGORA

DEMOCRITO E L’ATOMISMO

LA SOFISTICA

SOCRATE e SEGUACI

FILOSOFIA DI PLATONE

MORALE ELLENICA – Platone, Aristotele e Alessandro

FILOSOFIA DI ARISTOTELE

EPICURO – L’ASCETISMO DEL PIACERE

FILOSOFIA DI EPICURO

STOICISMO E SCETTICISMO

FILOSOFIA IN ROMA

NEOPLATONISMO E CRISTIANESIMO

FILOSOFIA – LE SCIENZE AL TEMPO DEI GRECI

LA PATRISTICA – MORALE DEI FILOSOFI CRISTIANI

LA PATRISTICA GRECA – FILOSOFIA NEI PADRI GRECI

PATRISTICA LATINA – SANT’AGOSTINO

.