DOSTOEVSKIJ VISTO DA PUTIN

DOSTOEVSKIJ VISTO DA PUTIN

Uno scrittore così complesso come Dostoevskij, (1821-1881) e nella cui opera si possono scorgere elementi contradditori, ha reso possibile disparità di giudizi molto notevoli. Una cosa è certa: che Dostoevskij è uno dei più grandi scrittori dell’Ottocento, la cui potenza artistica è stata particolarmente sottolineata da molti scrittori russi, fra cui Maksim Gor’kij. Il valore poetico di Dostoevskij era universalmente riconosciuto nell’Unione Sovietica; nel Museo letterario memoriale Fëdor Michajlovič Dostoevskij, a Leningrado, sono raccolte le memorie e le testimonianze della vita dello scrittore.

Com’è noto al lettore italiano, Dostoevskij è stato ed è considerato il rappresentante della corrente più torbida e spesso reazionaria della letteratura russa: perciò molti affermano che oggi Dostoevskij avrebbe l’ostracismo della Russia, che le sue opere non uscirebbero, e così via. A queste affermazioni è facile rispondere con i fatti perchè  sono uscite, per esempio, nuove edizioni delle opere Delitto e castigo e L’idìota. in centinaia di migliaia di copie. La critica russa, con questo, non dice che Dostoevskij sia uno scrittore democratico, ma ne sottolinea i limiti, sottolinea l’indubbio contenuto reazionario di gran parte della sua opera, ricordando però sempre da profondità delle sue indagini, la forza dei suoi indimenticabili personaggi.

Opinione corrente. marxista, fra i critici russi è che Dostoevskij volesse opporre all’ideologia rivoluzionaria, da lui respinta, la ideologia della “democrazia contadina” primordiale, fondata sul principio della sofferenza quale necessità suprema, sulla filosofia reazionaria e mistica che nega ogni valore all’attività umana (ma in realtà i personaggi dostoevskiani sono spesso disperatamente attivi nella spasmodica ricerca di un senso della vita che non riescono a trovare), la filosofia che richiede la sottomissione della personalità all’ordine autocratico feudale esistente. Forse questa cupa filosofia della rinuncia era dovuta alle sue condizioni fisico-spirituali, alla terribile esperienza della deportazione in Siberia.

La .critica sovietica riconosce però che le tendenze reazionarie non hanno potuto soffocare la protesta che gli stessi personaggi dostoevskiani gridano a volte contro la loro stessa mentalità, la protesta contro l’ordine esistente: così il romanzo dostoevskiano può essere considerato espressione realistica della vita, delle esperienze degli strati più bassi della piccola borghesia cittadina, la degradazione dell’individualismo  borghese; nei romanzi dostoevskiani sono riflessi, con morbosa acutezza, certe contraddizioni della vita sociale dell’epoca della formazione del capitalismo in Russia.

È chiaro però che questa visione della vita sostanzialmente negativa limita la potenza artistica dei personaggi. Potremo dissentire o essere d’accordo con questa affermazione anche perchè come è stato giustamente rilevato al Il Congresso degli scrittori russi, la figura di Dostoevskij non è stata studiata ancora in modo veramente esauriente e multiforme. nè in Russia nè fuori: dobbiamo però riconoscere che è ormai un fatto pacifico, indiscutibile, l’arte straordinaria di Dostoevskij, come disse Anatolij Vasil’evič Lunačarskij, il quale osservò pure come lo scrittore abbia saputo illuminare “la crisi  di coscienza provocata negli strati fluttuanti della società dallo sviluppo capitalistica della grande città”.

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