FËDOR MICHAJLOVIČ DOSTOEVSKIJ – Vita e opere

Ritratto di Dostoevskij (1872) Vasilij Perov (Galleria Tret’jakov, Mosca)

 

FËDOR MICHAJLOVIČ DOSTOEVSKIJ

 

Fëdor Michajlovič Dostoevskij nasce a Mosca il 30 ottobre 1821 (11 novembre del calendario gregoriano), secondogenito di Michail Andreevič, medico, discendente da un antico ceppo lituano, e di Marija Fëdorovna Nečaeva, figlia di commercianti moscoviti.
I due figli maggiori, Michail e Fëdor, studiano insieme a Mosca e a Pietroburgo, dove preparano gli esami per l’ammissione all’Istituto militare d’ingegneria.
Dopo la morte della moglie (febbraio 1837) il padre si è ritirato in una piccola proprietà a 150 verste da Mosca; là si abbandona al bere e maltratta i propri contadini, finché un gruppo di questi, esasperato, Io uccide. All’annuncio della sua morte Fëdor, secondo alcune testimonianze, avrebbe avuto il primo attacco di epilessia, il male che lo accompagnerà per tutta la vita.
Nell’agosto 1843, terminati i corsi, Dostoevskij entra in servizio effettivo presso il Comando d’ingegneria militare di Pietroburgo. Ma dopo un anno rassegna le dimissioni e abbandona la vita militare. Ha appena terminato – scrive al fratello Michail – “un romanzo dell’ampiezza di Eugénie Grandet” (l’opera di Honoré Balzac da lui tradotta l’anno prima): si tratta di Povera gente, un romanzo epistolare che entusiasma i maggiori critici democratici, fra cui l’autorevolissimo Belinskij, e, pubblicato nel gennaio 1846, rende subito celebre il giovane autore, salutato come un nuovo Gogol’.
La sua attività letteraria assume subito un ritmo travolgente: più di un romanzo all’anno (senza contare i racconti), benché la malattia si stia aggravando (il primo forte attacco risale al luglio 1847). Sin dal secondo romanzo, Il sosia, Dostoevskij rivela la propria originalità, allontanandosi dalla “scuola naturale” e dall’esempio di Gogol’; ciò provoca un raffreddamento, e ben presto la rottura, con l’ambiente di Belinskij e dei critici democratici.
Dal 1847 Dostoevskij frequenta il circolo fourierista di M. V. Petraševskij Butaševič, dove subisce l’influenza del “comunista” Spesnev, che chiamerà “il mio Mefistofele”.
Nel 1849 l’intero gruppo è arrestato e condannato a morte, Dostoevskij e i suoi compagni sono graziati davanti alle armi spianate. Ma era un’atroce commedia: già da qualche giorno Io zar Nicola I aveva commutato la pena nella deportazione.
Il 24 dicembre i condannati partono per la Siberia. Sino al febbraio 1854 Dostoevskij sconta nel penitenziario di Omsk la prima parte della condanna. Poi serve come soldato semplice nel battaglione siberiano di stanza a Semipalatinsk.
Morto Nicola I (febbraio 1855), il nuovo zar Alessandro II concede allo scrittore la nomina a sottufficiale e poi a ufficiale, poi il congedo e l’autorizzazione a tornare in Russia e a pubblicare. Il 6 febbraio 1857 Dostoevskij sposa Marija Dmitrievna, vedova Isaeva. Nel marzo 1859 arriva finalmente il congedo, per motivi di salute (le sofferenze fisiche e morali hanno aggravato il suo male); in dicembre Dostoevskij si stabilisce a Pietroburgo. Nello stesso anno compaiono su due riviste Il sogno dello zio e Il villaggio di Stepancikovo.
A partire dal settembre 1860 escono a puntate le Memorie di una casa morta, che rievocano con animo cristiano l’esperienza della deportazione; nel gennaio seguente il primo numero di “Vremja” “Tempo), una rivista fondata e diretta da Dostoevskij, comincia a pubblicare Umiliati e offesi.
Dopo un viaggio in Francia, Inghilterra (dove incontra Aleksandr Hetzen), Germania, Svizzera e Italia (giugno-settembre 1862), Dostoevskij inizia la tempestosa relazione (adombrata poi ne Il giocatore) con Apollinarija Prokof’evna Suslova. “Vremja” chiude nel maggio 1863, a causa dell’articolo sulla Polonia di uno stretto collaboratore.
Dostoevskij viaggia all’estero con la Suslova (agosto-novembre); rientra poi a Mosca, dove la moglie è gravemente malata.
Il 21 marzo 1864 esce il primo numero di “Epocha”, fondata e diretta da Michail e Fëdor Dostoevskij. La rivista polemizza vivacemente con i giornali di tendenza democratica. Fëdor vi pubblica, oltre a vari articoli, le Memorie del sottosuolo, dalle quali si può datare la sua fase maggiore.
Il 15 aprile muore la moglie, il 10 luglio il fratello Michail, lasciando la famiglia priva di mezzi e assediata dai creditori. Fëdor, senza esservi giuridicamente tenuto, decide di far fronte ai debiti del fratello con i propri averi, e si mette disperatamente alla ricerca di denaro, anche per tenere in vita la rivista. Ma “Epocha” chiude con il numero del 22 marzo 1865, in cui compare un racconto umoristico di Dostoevskij, Il coccodrillo.

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Incalzato dai creditori, Dostoevskij “fugge” all’estero (luglio-ottobre), dopo aver firmato un contratto capestro con l’editore Stellovskij. Durante il viaggio comincia a lavorare a Delitto e castigo e, con procedimento che resterà costante nelle opere successive, lo pubblica a puntate (dal gennaio 1866) mentre è ancora in corso di stesura. Intanto l’impegno con Stellovskij sta per scadere; se non riceverà il romanzo promesso, l’editore potrà pubblicare tutte le opere future di Dostoevskij senza pagare alcun compenso. Un amico consiglia di ricorrere a una stenografa. Dal 4 al 29 ottobre 1866 Dostoevskij detta a Anna Grigor’evna Snitkina Il giocatore, e il 1°novembre lo consegna puntualmente.
Il 15 febbraio 1867 Dostoevskij sposa a Pietroburgo la sua stenografa, che ha vent’anni meno di lui. Sarà una compagna piena d’amore e una collaboratrice preziosa. In aprile i due sposi partono per un viaggio all’estero che durerà più di quattro anni. A Dresda e a Ginevra, in Francia, a Milano, Firenze (novembre 1868 – luglio 1869), Venezia, Vienna, Praga, di nuovo a Dresda (di là tornerà in patria nell’estate 1871), lo scrittore è travolto a più riprese dalla passione per il gioco, e più di una volta si riduce letteralmente alla fame. Ma sono anni straordinariamente fecondi. Negli ultimi mesi del 1867 Dostoevskij inizia L’idiota, pubblicato a puntate dal gennaio e terminato a Firenze nella primavera 1869; nei due anni successivi scrive L’eterno marito (1870), racconto “umoristico” che gode di un posto a sé nell’ambito della sua opera, e il grande romanzo “contro i nichilisti”, I demoni.
Tornato in Russia, Dostoevskij frequenta ambienti governativi e vicini alla corte. Dal 1° gennaio 1873 assume la direzione del “Grazdanin” “Il cittadino), quindicinale di tendenza conservatrice, dove cura le notizie di politica internazionale e scrive una rubrica fissa, il Diario di uno scrittore. Nell’aprile 1874 la rivista annuncia però, adducendo motivi di salute, che Dostoevskij lascia la direzione: in realtà lo scrittore è di nuovo controllato dalla polizia. Dopo L’adolescente (1876), egli scrive e pubblica una nuova rivista, il “Diario di uno scrittore” (1877); intanto comincia a lavorare all’ultimo grande romanzo, l fratelli Karamazov, che esce a puntate dal gennaio 1879.
Nel giugno 1880 Dostoevskij (dal dicembre 1877 membro dell’Accademia delle Scienze) legge il discorso in onore di Aleksandr Sergeevič Puškin durante le celebrazioni per il centenario della sua nascita. In dicembre escono in volume i Karamazov.
Il 28 gennaio 1881 Dostoevskij muore di enfisema polmonare nel suo appartamento di Pietroburgo. Il 31 gennaio una grande folla accompagna la salma al cimitero dell’Aleksandro-Nevskaja Lavra.

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