INES DE CASTRO

INES DE CASTRO

Inés de Castro (Galizia, 1320 circa – Coimbra, 7 gennaio 1355). Nobile galiziana, appartenente alla potente Casata dei Castro, imparentata con i primi re di Castiglia, figlia illegittima di Pedro Fernández de Castro.

È la mattina del 7 gennaio 1355. Un vento gelido spazza la campagna intorno a Coimbra, traendo gemiti sinistri dagli alberi che si piegano sotto la sua furia. Chi non ha lavori urgenti da sbrigare, se ne sta tappato in casa, al caldo. Ma tutti corrono alla porta quando odono uno scalpitare di cavalli lanciati al galoppo. È nientemeno che lo stesso re del Portogallo, il vecchio Alfonso IV, che passa via veloce, scortato da un drappello di soldati e circondato dai suoi tre più fidi consiglieri: Alvaro Goncalves, Diego Lopes Pacheco e Pedro Coelho.
Certamente, pensa la gente meravigliata, deve trattarsi di una faccenda assai grave, altrimenti il sovrano non si sarebbe mosso così presto, e con quel tempo, lui che ormai raramente abbandona la reggia. Forse che nei dintorni si annida qualche pericoloso nemico del regno? E dove, se la regione è perfettamente calma, se nessuno ha mai sentito parlare di complotti e di altre diavolerie che possano dar ombra ai potenti?
Nel dubbio, i contadini si tappano in casa, pensando che quando c’è tempesta nell’aria è sempre meglio non farsi sorprendere in giro.
Il re, intanto, prosegue la sua marcia. Non a lungo, però. Ecco che a un tratto si ferma davanti a una villetta solitaria, balza giù da cavallo, entra nel giardino. Subito la porta della casa si spalanca e una giovane donna compare sulla soglia, reggendo un bambino tra le braccia.
È Ines de Castro, la bellissima amante dell’erede al trono, l’Infante Dori Pedro. Attaccati alla sua gonna, altri due bambini volgono gli occhi sul re, incantati e spauriti insieme da quello sconosciuto di cui hanno sentito parlare dalla mamma con parole miste di ammirazione e di timore.
Alfonso IV atteggia il volto a un’espressione cupa e corrucciata. La sua galoppata mattutina non è ispirata dal desiderio di conoscere da vicino i tre nipotini. Consentendo alle sollecitazioni dei consiglieri che lo circondano, egli ha finalmente dato il proprio consenso alla soppressione della .donna, la cui esistenza è oggetto di perpetuo scandalo per la corte.
Prima che la sentenza di morte venga eseguita, egli ha tuttavia voluto affrontare di persona la donna e rimproverarla aspramente per la sua condotta. Ma ora il suo animo vacilla. Mentre entra in casa, pensa che quei bambini sono pur sempre sangue del suo sangue e che, in fondo, la donna è solo colpevole di avere ricambiato di troppo amore la passione irruente di suo figlio Pedro, destinato a succedergli sul trono.
La conclusione della scena è addirittura patetica. Di fronte alle lacrime di Ines, che invoca pietà e comprensione per le sue creature, Alfonso IV non ha il coraggio di pronunziare le parole d’accusa già preparate e si ritira in silenzio.
È la vittoria dell’amore sulla ragione di Stato? Parrebbe di si. Ma ecco che intervengono i tre consiglieri; essi giocano il tutto per tutto ricordando al re i suoi doveri di sovrano che non ha il diritto di commuoversi, che ha promesso solennemente di liberare il regno dalla presenza della donna che ha irretito con le sue male arti il cuore del principe ereditario.
Alfonso IV ha ancora un attimo di perplessità, poi abbassa la testa e fa cenno che si dia pure corso alla giustizia. I tre uomini, che non aspettano altro, sfoderano le spade e si precipitano sulla donna, trafiggendola ripetutamente sotto gli occhi inorriditi dei figli.

Alfonso IV del Portogallo

IL FIGLIO CONTRO IL PADRE

Dopo quindici anni di perfetta felicità al fianco dell’uomo amato, si concludeva così tragicamente l’esistenza di Ines de Castro. Ma se i foschi consiglieri di Alfonso IV credettero di avere chiuso la partita col delitto, i fatti che seguirono la morte di Ines diedero loro una smentita davvero clamorosa.
Don Pedro, che in quel giorno fatale si trovava lontano dalla villa (e anche questo era stato calcolato nell’organizzare l’assassinio), non tardò ad apprendere la triste notizia.

Uomo istintivo e brutale, egli reagì come una furia scatenata, come una belva ferita che pensa solo a distruggere. Raccolse intorno a sé le persone più fidate e con esse si diede a percorrere le regioni del Nord, incitando quelle popolazioni a ribellarsi contro Alfonso IV. Sordo a ogni consiglio di moderazione, si mise poi egli stesso alla testa dei ribelli.

Ebbe inizio allora la più assurda e crudele delle guerre civili, combattuta da un figlio, cui nessuno negava i suoi diritti, contro un padre che chiedeva solo di morire in pace e di lasciare quindi il trono al suo legittimo erede. Ma Don Pedro non si rendeva conto di quanto fosse folle e assurda la guerra da lui scatenata per vendetta contro il delitto compiuto dal padre. Dovunque arrivava, egli portava morte e distruzione, facendo il deserto in quelle province che invece avrebbe dovuto difendere e proteggere affinché più ricco e più splendido risultasse il suo regno.

Il Portogallo stava per precipitare nel caos quando, proprio sull’orlo della rovina estrema, la fragile mano di una donna riuscì a fermare Don Pedro e a calmarne la sete di vendetta. Piegandosi alle preghiere della madre, la regina Beatrice, il figlio ribelle acconsenti infatti a sospendere la lotta e a stipulare col padre un atto di tregua che fu sottoscritto solennemente davanti all’arcivescovo di Braga.

L’avere lasciato cadere le armi, tuttavia, non significò per Don Pedro rinunciare alla vendetta. Semplicemente, egli rimandò la resa dei conti al tempo in cui nessuno avrebbe potuto opporsi alla sua volontà. Nell’attesa, si appartò dalla vita pubblica, ritirandosi nella casa dove aveva vissuto giorni indimenticabili accanto alla donna amata.
Don Pedro aveva poco più di vent’anni quando, uniformandosi alla volontà del padre, aveva condotto all’altare la mite e insignificante Costanza di Castiglia. Ma proprio in quell’occasione aveva conosciuto una dama di compagnia della sposa, Ines de Castro, figlia naturale di un gentiluomo spagnolo, e se n’era innamorato di colpo, perdutamente.
Dopo breve resistenza, la fanciulla gli aveva ceduto e ne era nata una relazione che il giovane si guardava bene dal nascondere. L’ostentazione di quel legame illegittimo, naturalmente, aveva suscitato un grave scandalo alla corte di Alfonso IV, tanto più che ben presto erano calati a Coimbra due poco scrupolosi fratelli di Ines, i quali avevano cominciato a spadroneggiare grazie all’appoggio, sia pure indiretto, della sorella.
Quando, ancora giovane, Costanza di Castiglia mori, Don Pedro avrebbe avuto la possibilità di imporre Ines come propria legittima sposa, ma egli non aveva nemmeno tentato di arrivare al matrimonio, forse perché sapeva che mai il padre avrebbe acconsentito alle sue nozze con una donna sulla quale pesava il pregiudizio di una nascita irregolare.
I due innamorati, ad ogni modo, parevano non darsi pensiero dell’opinione della gente. Don Pedro era convinto che nessuno avrebbe osato contrastarlo seriamente e per questo non si era preoccupato di proteggere Ines durante le sue assenze. E del resto chi poteva supporre che Alfonso IV autorizzasse l’assassinio della donna dopo ben quindici anni di “scandalo”?

 

LA GRANDE VENDETTA

L’ora della vendetta, ad ogni modo, non si fece attendere a lungo. Nel 1357, mentre si trovava nella villa di Ines, Don Pedro ricevette la notizia che il padre ora morto. Da quel momento gli non era più l’Infante costretto a mordere il freno, ma Pedro I del Portogallo, un sovrano assoluto la cui volontà costituiva legge per tutto il regno. Il primo atto del nuovo re fu l’ordine di arrestare i tre maggiori responsabili della morte di Ines. Ma i tre consiglieri del re avevano già varcato i confini del Portogallo e avevano cercato rifugio in Castiglia. Pedro I non si scoraggiò. Fece subito imprigionare alcuni profughi castigliani e cinicamente li offrì in cambio dei tre consiglieri di Alfonso IV. Il re di Castiglia accettò il baratto. Solo Alvaro Goncalves e Pedro Coelho caddero però nella rete e, ricondotti in patria, furono chiusi nel carcere di Santarem in attesa di conoscere la propria sorte. Avvertito in tempo del tradimento, Diego Lopes Pacheco riuscì a mettersi in salvo con una nuova fuga.

Pedro I riservò ai due assassini di Ines una fine atroce.

Quando i cadaveri straziati giacquero ai suoi piedi, finalmente si disse soddisfatto e dichiarò aperte le feste che dovevano concludersi con la cerimonia della propria incoronazione a re del Portogallo. Fra lo stupore generale, egli precisò che quel giorno avrebbe avuto accanto anche la regina. Ma chi poteva essere costei? Si pensò che il re volesse onorare la memoria della propria legittima moglie, Costanza di Castiglia, facendola incoronare “in effigie”. Invece Pedro I annunziò: Ines de Castro. Poi, dinanzi alla corte riunita, giurò sul Vangelo che nove anni dopo la scomparsa di Costanza aveva sposato Ines in segreto. Purtroppo, i pochi testimoni di quelle nozze clandestine, che sarebbero state celebrate dal defunto vescovo di Guardia, erano tutti morti. Nessuno osò mettere in dubbio il giuramento del re e i preparativi per l’incoronazione dei sovrani ebbero inizio. Un brivido d’orrore, tuttavia, percorse il regno quando si seppe che Pedro I intendeva sul serio avere materialmente accanto la sua seconda moglie. Ma chi poteva opporsi alla volontà del folle monarca?
Ines de Castro era stata frettolosamente sepolta nel giardino della casa in cui era stata trucidata. Pedro I ordinò che il corpo, ridotto ormai a uno scheletro, fosse riportato alla luce, rivestito col manto sontuoso delle regine del Portogallo, infine adagiato su una portantina interamente coperta di fiori.
E così, tra gli squilli a festa delle campane, il cadavere di colei che era stata la più bella donna del suo tempo passò in mezzo a due ali di popolo e salì i gradini della cattedrale di Coimbra dove un trono, uguale a quello del re, l’attendeva per l’ultimo atto della fastosa cerimonia.
Quando l’arcivescovo della città sollevò con mani tremanti una corona ricoperta di pietre preziose e l’adagiò sul teschio di Ines, proclamandola regina del Portogallo, la folla trattenne il respiro per il raccapriccio. Gentiluomini e dame di corte erano terribilmente pallidi. Solo il re sorrideva, schiudendo le labbra affogate nella folta barba nera che gli ricopriva il volto. Aveva vinto anche contro la morte.
La calunniata e disprezzata Ines de Castro, l’unico amore della sua vita, adesso primeggiava su tutti; fra poco uomini e donne, come voleva il cerimoniale, avrebbero reso omaggio alla regina sfilandole davanti e inginocchiandosi ai suoi piedi per baciare il bel manto regale.

Tragedia di Inês de Castro (1901-1904)
Colombano Bordalo Pinheiro (1857-1929)
Museo Militare di Lisbona

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